venerdì 9 maggio 2008

METTERE A UNO ‘NCOPP’ A ‘NU PUORCO

METTERE A UNO ‘NCOPP’ A ‘NU PUORCO.
Letteralmente:mettere uno sulla groppa di un porco. Id est: sparlar di uno, spettegolarne, additarlo al ludibrio degli altri, come avveniva anticamente quando al popolino era consentito condurre alla gogna il condannato trasportandolo a dorso di maiale ( a Roma pare lo si facesse a dorso d’asino…) affinché venisse notato da tutti e fatto segno di ingiurie e contumelie.È da rammentare che a Napoli, in luogo di asini si adibivano maiali atteso che non fosse cosí difficile trovare ed usare un maiale come cavalcatura, in luogo di asini o muli , già che, come ò ricordato alibi, per lungo periodo a far tempo dal XIV sec. i maiali (etimologicamente dal lat. maiale(m), forse perché alla dea Maia dagli antichi romani si sacrificava un porco castrato) erano allevati in abbondanza in tutta la città di Napoli ed erano lasciati liberi di scorrazzare ovunque prima d’essere offerti ai monaci del TAU che conducevano un minuscolo ospedale annesso al piccolo convento della chiesa di S. Antonio Abate, in piazza Carlo III ; i monaci con il grasso dei maiali e forse altri medicamenti erano usi preparare delle pomate per combattere affezioni dermatologiche.Rammenterò poi che quando un malato guarito o in via di guarigione veniva dimesso, i monaci solevano dargli un piccolissimo pezzo di lardo benedetto involto in un’immaginetta di sant’Antonio abate; tale lardo sarebbe dovuto servire per il proseguimento della cura, ma un poco per l’esiguità del pezzetto, un poco perché da solo (senza l’aggiunta d’altri linimenti) il lardo serviva a ben poco, il dono dei frati si rivelava insignificante ed inutile; da ciò il popolino coniò l’espressione M’ hê dato ‘o llardo dint’ â fijura (Mi ài dato il lardo nella figura) usata a sapido commento di situazioni negative quando eventuali rimedî approntati ed apprestati da terzi si rivelassero o inconferenti o inadeguati…
Raffaele Bracale

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