giovedì 15 maggio 2008

‘NCHIASTO, GNASTO e derivati

‘NCHIASTO, GNASTO e derivati
Questa volta, pungolato dalle insistenze dell’amico neretino prof. Armando Polito mi interesso delle due voci napoletane in epigrafe e tenterò di chiarirne etimi e significati.
Comincio súbito col dire che le due parole emarginate ‘nchiasto, gnasto sono (come chiarirò di qui a poco) due lemmi affatto diversi ognuno con un suo preciso significato ed etimi differenti e solo una certa consuetudine al parlato non esattamente napoletano, ma a quello rustico-provinciale ed una fuorviante assonanza di terminazione delle due parole à fatto sí che alcuni scrittori (ad es. Angelo Manna, Attilio Velardi) non esattamente nativi della città di Napoli, ma provenienti dalla provincia,e perciò non adusi a parlare il corretto napoletano, abbiano confuso i due termini, ingenerando confusione dei significati ed inducendo in errore anche un linguista di chiara fama come il prof. M. Cortelazzo che, nel suo Dizionario etimologico dei dialetti italiani si è fatto portare fuori strada.
Conobbi di persona negli anni ’90 Angelo Manna e lo seppi uomo di vasta cultura, battagliero giornalista, paladino del Sud poi deputato, affabulatore convincente benché usasse un linguaggio fortemente rustico, quando non provocatoriamente illitterato. Ebbene quantunque Angelo (parce sepulto!) amasse studiare la lingua napoletana, la sua origine provinciale (Acerra)nei suoi scritti, talora lo spinse ad usare impropriamente talune parole, costringendolo – come si dice – a piglià asso pe fijura (ad errori marchiani).
Di Attilio Velardi so poco men che niente, ma (se è vero – e lo è! – che è dai frutti che si conosce l’albero) devo presumere che anche Velardi abbia avuta rustica progenie e si sia portato nei suoi scritti una provincialità espressiva d’origine o acquisita.
Ciò detto veniamo alle parole in epigrafe.
‘Nchiastro ed il collaterale e piú usato ‘nchiasto nonché i loro diminutivi ‘nchiastillo, ‘nchiastrillo di per se stessi, e con etimo dal latino (e)mplastrum, valgono impiastro,impacco di semi medicamentosi, cataplasma,lenimento posto su piccole ferite da trauma e per estensione (per una sorta di metonimia), indicano una ecchimosi, una contenuta ferita, non sanguinolenta, da trauma, quelle stesse su cui a mo’ di medicamento viene posto uno ‘nchiasto o ‘nchiastro oppure il piú piccolo‘nchiastillo/‘nchiastrillo; altrove tali ecchimosi e/o contenute ferite, non sanguinolenti, da trauma vengon dette miérche e cioè marcature, segnature, lividi (deverbali - quanto all’etimo – del verbo mercà/are(= marcare)a sua volta modellato sul franc.marqueur da un antico merker); quando poi le voci ‘nchiasto/’nchiastro ed i loro diminutivi vengon riferiti non a cose, ma a persone, continuando l’idea di impiastro, impacco, cataplasma etc. prendono il significato appositivo di fastidio, impiccio, seccatura, noia etc. di tal che d’una persona che venga definita ‘nchiasto/’nchiastro non si intende significare che sia piccola,macilenta o malaticcia (in tali evenienze (e qui di sèguito lo vedremo), gli si darebbe dello gnasto), ma che sia persona fastidiosa e/o noiosa.
E passiamo a
gnastro ed al collaterale e piú usato gnasto con i loro diminutivi gnastillo, gnastrillo. Sull’esatto significato di gnastro/gnasto nonché gnastrillo/gnastillo non v’à questione: tutti concordemente identificano con i termini gnastro/gnasto l’uomo piccolo,minuto,magro se non macilento e di scarsissima presenza fisica; ugualmente con i dimunutivi gnastrillo/gnastillo ci si riferisce ad un bambino piccolo,minuto,magro spesso macilento, malaticcio e di scarsissima valenza fisica.
Dove la faccenda si complica è quando si passi dal significato all’etimo di gnastro/gnasto.
Non v’è identità di vedute; qualcuno (vedi D’Ascoli) salta a pie’ pari il lemma e si toglie dalle peste; qualche altro (e tra essi inopinatamente anche l’amico Renato de Falco) incorre nella confusione a cui ò accennato antea tra ‘nchiastro/’nchiasto e gnastro/gnasto facendo risalire il tutto all’emplastrum donde, come visto ‘nchiastro/’nchiasto , ma ognuno vede che né semanticamente né morfologicamente emplastrum=impacco può condurci a gnastro/gnasto= piccolo, minuto; rammenterò al proposito che il gruppo latino pl evolve sempre nel napoletano chi (cfr.: platea→chiazza, plus→cchiú etc.) ma non ò mai trovato che pl abbia dato gn...Posso dire che neppure tra i pochi compilatori di calepini che accolgono le voci in esame ci sia identità di vedute circa l’etimologia di gnastro/gnasto. Allo stato delle cose, messa da parte la confusione tra nchiastro/’nchiasto e gnastro/gnasto mi pare che quanto all’etimologia di gnastro/gnasto si possa seguire la via indicata da Carlo Iandolo che suggerisce un’aferesi dell’avvio gr. nenías per il tramite d’un *(nea)niastro con un ulteriore suffisso dim. illo (gnastrillo/gnastillo); epperò devo annotare con parecchio interesse che l’amico Polito mi suggerisce un’ ipotesi di lavoro che merita attenzione; essa ipotesi coinvolge l'aggettivo greco nastòs=pressato, da nàsso=schiacciare (in linea con le altre caratteristiche fisiche, oltre al corpo minuto dell’uomo o del bambino detto gnasto o gnastillo.Al proposito annoto però che il prof. Carlo Iandolo, circa tale ipotesi si dichiara molto scettico, dichiarando testualmente che il greco “nastós = pressato, schiacciato” (tanto suadente per il duo Bracale-Polito) è del tutto debole dalla duplice visuale “fono-morfologica e semantica”, essendo inspiegabile che “n → gn” e troppo sforzato l’arrivo al significato finale di “piccolo, minuto; essere umano di minuscole dimensioni” sebbene, quanto alla storicità, essa non contrasterebbe con il terreno greco di Neapolis (sia che si colleghi al greco antico, sia a quello piú vicino del bizantino, o addirittura a un’origine “dotta” e poi divenuta popolare della parola). Per chiudere e complicare (se mai occorresse...)la faccenda, dirò che in rete ò trovato anche scritto 'Gnastillo, grafia che farebbe presupporre la caduta di una vocale (i-?), a meno che – come del resto opino – questo ‘gnastillo aferizzato altro non sia che un madornale marrone in cui sia incorso chi (inesperto della morfologia della lingua napoletana...) abbia immesso nel web l’inesistente voce ‘gnastillo.
Chi vivrà, vedrà e – forse – saprà!
Per ora, satis est!
raffaele bracale

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