domenica 26 ottobre 2008

- SAPÉ 'A LECCA E 'A MECCA

- SAPÉ 'A LECCA E 'A MECCA
Ad litteram:sapere la lecca e la mecca Id est: essere a conoscenza di un po' tutto quel che c'è da sapere e anche di quel che è inopportuno conoscere; Locuzione usata a stupito commento delle meraviglie narrate da coloro che avendo girato il mondo usano riferirle ad attoniti ascoltatori ; con altra valenza è usata per indicare che ci si fa meraviglie di quante cose siano a conoscenza di taluni giovani che, data la loro tenera età, non si presupporrebbe potessero conoscere tante cose.
Intorno alla locuzione in epigrafe ed alla sua genesi svariate sono le ipotesi. Io stesso nei lontani anni '70 del 1900 proposi sulle colonne del quotidiano napoletano ROMA, nella rubrica Mosconi tenuta dalla prof.ssa Settimia Cicinnati (parce sepulta!) un'opinione che poi - pare - abbia trovato parecchi proseliti tra i cultori di cose napoletane. Orbene posto che la locuzione nasce storicamente in Sicilia e lí recita: firriari lecca e Mecca ovvero: girare tra Lecca e Mecca, reputo che la Mecca della locuzione non possa esser altro che la città sacra dei mussulmani e atteso che i siciliani dell'anno 1000, di quei loro invasori che vedevano firriari a dritta e mancina sulla terra siciliana a stento conoscevano il nome de La Mecca a loro si vollero riferire coniando la locuzione dove è chiaro che il termine Lecca non corrisponde a niente di concreto e reale, ma sia stato coniato per bisticcio ed allitterazione con il seguente Mecca
Successivamente la locuzione trasmigrò dalla Sicilia alla Campania, mantenendo la duplice valenza cui accennavo , anzi aggiungo che i napoletani piú anziani e dunque i piú facili a scandalizzarsi davanti ad irriverenti conoscenze dei giovani solevano completare la locuzione in epigrafe aggiungendovi un: e 'a via smaldetta (e la via maledetta)dicendo di un giovane che si mostrasse troppo addentrato nelle segrete cose che egli sapeva 'a lecca, 'a Mecca e 'a via smaldetta id est: conosce la lecca la Mecca e la via maledetta ossia della perdizione.
Linguisticamente faccio notare la tipica protasi della esse intensiva anteposta all’aggettivo maledetta che come smaldetta assume una valenza maggiore e diventa grandemente maledetta.
In chiusura rammenterò, per amor di completezza l’idea sostenuta dall’amico avv. Renato de Falco, illustre cultore di cose napoletane che reputa lecca e Mecca non riferibili ad àmbito arabo in quanto – a suo avviso la parola lecca è una corruzione della voce aleph (prima lettera dell’alfabeto ebraico) mentre la voce mecca sarebbe una corruzione della voce omega ( ultima lettera dell’alfabeto greco): cioè secondo l’amico avv. Renato de Falco la frase Sapé 'a lecca e 'a mecca varrebbe saper (tutto) dalla a alla zeta. Ipotesi graziosamente fantasiosa che però non mi convince per due motivi: 1) perché mai operare un non mai attestato connubio di ebraico e di greco? Perché non dire ad es.: Sapé l’affa (alfa prima lettera dell’alfabeto greco) e ‘a meca omega ultima lettera dell’alfabeto greco)? 2) morfologicamente occorre fare delle autentiche capriole per giungere a lecca ed a mecca partendo rispettivamente da aleph ed omega
No, no! questa volta l’amico avv. Renato de Falco non mi convince; e poi non fa riferimento alcuno alla Sicilia ed agli arabi che firriavano lecca e Mecca.
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