lunedì 22 dicembre 2008

SCANDIBBASCIO/SCANTIBBASCIO

SCANDIBBASCIO/SCANTIBBASCIO
Ci troviamo di fronte a due forme morfologicamente un po’ diverse d’ unica ennesima voce partenopea di vecchio conio, voce ormai desueta e non piú reperibile neppure nei calepini piú usati e piú corposi della lingua napoletana: Altamura, D’Ascoli, de Falco, Iandolo; eppure si tratta di un vocabolo estremamente icastico nel suo ampio ventaglio di significati, vocabolo che – a mio avviso – ancòra meriterebbe d’essere usato da tutti i napoletani e non solo da quelli un po’ avanti negli anni.
Personalmente mi piace di usarlo ancòra e perciò ne parlo, augurandomi d’essere esauriente e di far cosa gradita a chi mi leggesse.
Vediamo, dunque: scandibbascio/scantibbascio sost. masch. che vale in primis: qualsiasi vecchio mobile, ingombrante e malmesso, credenzino, credenzone sgangherato, sciupato, sbreccato e tarlato e per divertito traslato persona vecchia,corpulenta, fastidiosa ed acciaccata; sia del mobile, che della persona - come spiego qui di sèguito – se ne parla con la non troppo nascosta idea di doversene/volersene disfare al piú presto, in quanto intesi (e la suppellettile e la persona) ormai inutili, anzi fastidiosamente invadenti.
Rammento che intorno agli anni ’50 del 1900 di un mobile ingombrante e malmesso, sgangherato, sciupato, sbreccato e tarlato s’usava dire: Chist’è oramaje ‘nu scantibbascio bbuono p’’a lampa ‘e sant’Antuono (Questo è ormai un mobilaccio adatto (ad essere arso sul) falò (durante la festa) di sant’Antonio abate.
Prima di affrontare il termine scantibbascio/ scandibbascio, diciamo che lampa è un sost. femm. derivato dal franc.
lampe, che è dal lat. lampada e vale in primis: falò che è presso a spegnersi (quando è ancòra ben acceso è detto fucarazzo) e per traslato piccolo bicchiere di vino tracannato d’un colpo ed in tale accezione, semanticamente si spiega in quanto tale piccolo bicchiere di vino tracannato d’un colpo viene a consunzione in un niente come a consunzione rapida viene il falò presso a spegnersi.
Atteso che per scandibbascio/scantibbascio non ò trovato occorrenze di sorta circa l’etimo posso solo congetturare e proporre qualcosa; ò comunque sottoposto la mia idea etimologica all’amico prof. C. Iandolo, a cui è piaciuta; eccola:
premesso che scandibbascio/scantibbascio sono voci chiaramente e segnatamente partenopee ci si sarebbe aspettato che i gruppi nd ed nt avessero dato (come solitamente avviene) nn con tipica assimilazione progressiva; la cosa non è avvenuta mantenendo gli inconsueti scandibbascio/scantibbascio in luogo dell’ atteso scannibbascio che avrebbe risolto pilatescamente l’alternanza nd ed nt; si è dunque di fronte ad una sorta d’anomalia, che però può leggersi come eccezione che conferma la regola. Ciò detto per ciò che riguarda l’etimologia di scandibbascio/scantibbascio reputo che morfologicamente si possa pensare al verbo latino scand(ere) da una radice: akshad = infrangere, dividere addizionato con l’avv. bascio forma colleterale di vascio (dal lat. bassus) = in basso, giú, al di sotto; semanticamente la faccenda si spiegherebbe in quanto che lo scandibbascio/scantibbascio, altro non è che un mobile vecchio e logoro da eliminare infrangendolo dal basso per modo che crolli frontumandosi in piú pezzi da ardere evitando in tal modo un aggravio di lavoro per chi volesse rompere il detto mobile cominciando inutilmente dall’alto .
S. E.& O.
Raffaele Bracale

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