venerdì 13 febbraio 2009

VARIE 94

1 -Rompere 'o chitarrino
Ad litteram: rompere la piccola chitarra id est: infastidire, tediare, annoiare e molestare al punto di procurare sia pure figuratamente la rottura del sedere che, nella locuzione è detto con riferimento alla sua sonorità, chitarrino usando uno degli oltri venti sinonimi con cui nel napoletano, si indica il culo.
2 -Rompere 'o 'nciarmo
Ad litteram: rompere l'incantesimo Locuzione dalla doppia valenza. in primis, tenuto presente che la parola 'nciarmo viene dal latino carmen nel significato di malía, incanto, la si usa per significare: scongiurare un malocchio, scoprire un inganno.
In una differente valenza la locuzione la si usa per indicare che ci si è decisi finalmente a principiare con decisione alcunché, abbandonando una incantata posizione di stallo e quiete accidiosa.
3 -Rompere ll'ova dint’ô panaro
Ad litteram: rompere le uova nel paniere id est: infastidire qualcuno oltremodo mettendogli i bastoni tra le ruote fino al punto di pregiudicargli e far fallire quanto da lui intrapreso, come chi si divertisse a frantumare le uova che la contadina avesse pazientemente raccolte in un cestino.
4-Romperse 'e gamme
Ad litteram: rompersi le gambe Locuzione usata soprattutta in forma di imperativo: rúmpete 'e gamme o rumpíteve 'e gamme (rómpiti le gambe o rompétevi le gambe) Id est: sii o siate solleciti nel fare quanto vi è stato detto di fare; precipitatevi all'azione con tanta rapida foga al punto che, iperbolicamente, ve ne derivi la rottura delle gambe.
5-Rutto pe rutto
Ad litteram: rotto per rotto id est:Locuzione usata per significare: giacché si è giunti alla rottura di un rapporto, di un'amicizia o di quant'altro si voglia, è inutile stare a recriminare o a baloccarsi con i relativi cocci, tanto vale dare un definitivo taglio netto e pervenire alla totale eliminazione di ogni tipo di frequentazioni.ovvero: giacché siamo a questo punto, perveniamo pure alle estreme conseguenze!
6 - Sapé 'a lecca e 'a mecca
Ad litteram:sapere la lecca e la mecca Id est: essere a conoscenza di un po' tutto quel che c'è da sapere e anche addirittura di quel che è inopportuno conoscere.
Locuzione usata a stupíto commento delle meraviglie narrate da coloro che avendo girato il mondo usano riferirle ad attoniti ascoltatori ; con altra valenza è usata per indicare che ci si fa meraviglie di quante cose siano a conoscenza di taluni giovani che, data la loro tenera età, non si presupporrebbe potessero conoscere tante cose.
Intorno alla locuzione in epigrafe ed alla sua genesi svariate sono le ipotesi. Io stesso nei lontani anni '70 del 1900 proposi sulle colonne del quotidiano napoletano ROMA, nella rubrica Mosconi tenuta dalla prof.ssa Settimia Cicinnati un'opinione che poi - pare - abbia trovato parecchi proseliti tra i cultori di cose napoletane. Orbene posto che la locuzione nasce storicamente in Sicilia e lí recita: firriari lecca e Mecca ovvero: girare tra Lecca e Mecca, reputo che la Mecca della locuzione non possa esser altro che la città sacra dei mussulmani e atteso che i siciliani dell'anno 1000, di quei loro invasori che vedevano firriari a dritta e mancina sulla terra siciliana a stento conoscevano il nome de La Mecca a loro si vollero riferire coniando la locuzione dove è chiaro che il termine Lecca non corrisponde a niente di concreto e reale, ma sia stato coniato per bisticcio ed allitterazione con il seguente Mecca
Successivamente la locuzione trasmigrò dalla Sicilia alla Campania, mantenendo la duplice valenza cui accennavo , anzi aggiungo che i napoletani piú anziani e dunque i piú facili a scandalizzarsi davanti ad irriverenti conoscenze dei giovani solevano completare la locuzione in epigrafe aggiungendovi un: e 'a via smaldetta (e la via maledetta)dicendo di un giovane che si mostrasse troppo addentrato nelle segrete cose che egli sapeva 'a lecca, 'a Mecca e 'a via smaldetta id est: conosce la lecca la Mecca e la via maledetta ossiaquella della perdizione.
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