mercoledì 27 ottobre 2010

BRICCONE – BIRBANTE - CANAGLIA – ETC.

BRICCONE – BIRBANTE - CANAGLIA – FURFANTE & DINTORNI

Anche questa volta su quesito dell’amico P.G. (al solito, motivi di riservatezza mi impongono di non riportar solo le iniziali di nome e cognome di chi mi scrive per sollecitar ricerche) mi occuperò delle voci italiane in epigrafe, di altri eventuali sinonimi, voci collegate e delle corrispondenti voci del napoletano.
Cominciamo con
briccone s.vo m.le [f. -a] 1 persona scaltra, malvagia, senza scrupoli
2 (scherz.) persona simpaticamente astuta, riferito soprattutto a ragazzi; birbante;
quanto all’etimo, molti si trincerano dietro il solito pilatesco etimo incerto mentre una sostanziosa scuola di pensiero ipotizza – epperò non so con quanta esattezza (attesa un’evidente differenza semantica di cui dirò) – ipotizza, dicevo, una derivazione da un antico francese bric = stolto; tale idea non mi convince punto poi che trovo che semanticamente siano addirittura agli antipodi la persona scaltra, astuta, malvalgia indicata con la voce briccone e lo stolto dell’ antico francese bric e mi fa meraviglia che una considerazione tanto ovvia non sia stata fatta da nessuno dei numerosi linguisti che accolgono l’idea che briccone provenga dall’antico francese bric; molto piú perseguibile m’appare l’idea che briccone abbia una relazione di filiazione o fraternità con l’ant. alto tedesco brëcho= offensore, perturbatore,predone, malfattore; un’altra scuola di pensiero pensa per briccone ad un accrescitivo (cfr. il suff. one) di bricco antica voce etimologicamente pare ricostruito su di un termine settentrionale bricca=luogo scosceso, dirupo; bricco valse nel linguaggio regionale furfante, ma a mio avviso è molto forzato il collegamento semantico tra il furfante di bricco ed il dirupo di bricca; a questo punto penso proprio che delle tre proposte la migliore via etimologica di briccone sia quella dell’ant. alto tedesco brëcho= offensore, perturbatore,predone, malfattore; procediamo oltre ed abbiamo
birbante s.vo m.le e f.le - 1. persona scaltra e malvagia che conduce vita poco onesta 2. (scherz.) Ragazzo furbo e impertinente. persona scaltra e malvagia. 3 (ant.) truffatore; quanto all’etimo la voce a margine risulta il part. presente di un non attestato *birbare che a sua volta pare marcato su di una lettura metatetica del sost. fr. bribe 'tozzo di pane dato per elemosina', quindi birbare varrebbe in primis accattonare, elemosinare e di conseguenza il birbante verrebbe, in primis, l’essere un accattone, un vagabondo, e solo per ampiamento semantico: un briccone,uno scaltro, un malvagio. Andiamo oltre:
canaglia s.vo f.le 1 individuo malvagio, ribaldo | (scherz.) persona astuta, birbante 2 (lett.) gente spregevole, marmaglia;quanto all’etimo la voce a margine risulta essere, senza tentennamenti, un derivato del francese canaille= furfante.
furfante s.vo m.le e f.le persona disonesta; farabutto, malfattore.
Quanto all’etimo la voce a margine risulta essere il part.pres. di un *furfare/forfare= agire fuori dalla legge, verbi tratti dal lat. med. foras-facere/foris-facere = agire al di fuori del lecito e/o consentito: for(as)fa(cie)nte(m)→furfante
Giunti a questo punto, prima di proseguire soffermiamoci su alcuni termini fin qui incontrati:
individuo s.vo m.le
1 organismo vivente considerato distintamente da ogni altro della specie o del genere a cui appartiene;
2 la persona considerata nella sua singolarità: l'interesse dell'individuo non deve esser posto al di sopra di quello della comunità
3 persona che non si conosce o di cui non si vuol dire il nome (spec. spreg.): c'è un individuo che ti cerca; un individuo sospetto, pericoloso; un losco individuo
come agg.vo (lett.)
1 indiviso o indivisibile
2 individuale, particolare.
Quanto all’etimo è voce derivata dal lat. individuu(m), comp. di in- + dividuus 'separato, separabile'=non separato,non separabile;
scaltro/a agg.vo m.le o f.le
1 che agisce, parla e si comporta con accortezza, con avvedutezza; per estens., astuto/a, furbo/a
2 che è espressione di scaltrezza: comportamento scaltro. Quanto all’etimo è voce deverbale derivata dal verbo scaltrire= diventare avveduto, attento o piú guardingo; acquistare abilità, perizia, sicurezza, spec. nella propria attività o professione; il verbo scaltrire/rsi è derivato dal b. lat. s +calterire per cauterire= 'bruciare', deriv. di cauterium 'cauterio', perché il restare scottato induce ad una condotta piú guardinga;
malvagio/a agg.vo m.le o f.le [pl. f. -ge] 1 cattivo/a, perfido/a, malefico/a: una donna malvagia, un carattere malvagio; azioni, parole malvage;
2 (fam.) pessimo: un tempo malvagio; quel film non è malvagio: è abbastanza bello
3 (lett.) pesante, difficile 4 (ant.) falso; come s. m.le [f.le -a] persona perfida, crudele | il Malvagio, per antonomasia, il diavolo. Quanto all’etimo è voce derivata dal provenz. malvatz, che è dal lat. volg. *malifatiu(m) 'che à cattiva sorte', comp. di malum 'cattivo' e fatum 'destino';
truffatore/trice s.vo m.le o f.le chi imbroglia con una truffa; chi sottrarre qualcosa con truffa; chi per abitudine agisce truffaldinamente cioè commettendo il reato di ricavare illecito profitto a danno di altri avendoli indotti in errore con artifici e raggiri. Quanto all’etimo è voce derivata dal verbo truffare a sua volta denominale di truffa che è dal provenz. ant. trufa,tratto per metatesi dal lat. tardo tufera, propr. 'tartufo', poi 'inganno';
astuto/a agg.vo m.le o f.le
1 dotato/a di astuzia: essere piú astuto di una volpe; che astuta!
2 che denota astuzia; detto, fatto con astuzia: risposta astuta.
Quanto all’etimo è voce derivata dal lat. astutu(m);

ribaldo s.vo ed agg.vo m.le e solo m.le; il f.le in a quantunque corretto è desueto ed un tempo fu in uso solo come aggettivo
1 nel medioevo, soldato di bassa condizione o servo che seguiva gli eserciti, dedicandosi soprattutto a saccheggi
2 (estens.) chi vive di attività disoneste, di truffe, rapine ecc.; briccone, furfante, mascalzone.
Quanto all’etimo è voce derivata dal fr. ant. ribaud, provenz. ribaut, deriv. del medio alto ted. hriba 'prostituta';
perfido/a agg.vo m.le o f.le
1 che non tiene fede alla parola data, sleale
2 che agisce con intenzioni malvagie; che è incline a provocare, traendone soddisfazione, il male e il danno di altre persone: quell'uomo è di animo perfido; un perfido traditore | che denota subdola malvagità: un'azione perfida
3 (iperb. , scherz.) cattivo, pessimo (detto di cibo, bevanda, tempo atmosferico e sim.); numerosi i sinonimi dell’agg. a margine; tra i piú usati rammento: falso, traditore, infido sleale, insincero, malfido, malvagio, crudele, efferato, (iperb.) pessimo, terribile. Rammento che talvolta viene usato impropriamente come sinonimo di perfido,gli aggettivi infido, malfido etc. e perfino l’agg.vo malfidato che invece è colui che è solito diffidare, colui che è sempre sospettoso.
Quanto all’etimo è voce derivata dal lat. perfidu(m), comp. di per 'al di là, oltre' e fidus 'fedele, leale'; propr. 'che viene meno alla fede data';
malefico/a agg.vo m.le o f.le [pl. m. -ci]
1 che reca danno: clima malefico; una persona malefica
2 di maleficio; che è frutto di maleficio: arti malefiche; influsso malefico
come sostantivo m.le (ant.) stregone.
Quanto all’etimo è voce derivata dal lat. maleficu(m), comp. di male 'male' ed un derivato di facere;
farabutto/a s.vo m.le o f.le
persona senza scrupoli, capace di qualsiasi slealtà; mascalzone.
Quanto all’etimo è parola pervenuta nella lingua nazionale marcata sul napoletano frabbutto derivato dal ted. freibeuter 'predone' a sua volta ricavato dall'ol. vrijbuiter, comp. di vrij 'libero' e buit 'bottino' = saccheggiatore, filibustiere
mascalzone s.vo m.le e solo m.le; il f.le in -a, benché possibile non è usato;
persona capace di azioni spregevoli o disoneste (anche scherz.): comportarsi da mascalzone; non fare il mascalzone! Persona d'animo volgare, priva di scrupoli o di scarso senso morale.
Riferito ai bambini è molto usato un vezzeggiativo mascalzoncello/a.
Quanto all’etimo per alcuni la voce è un’alterazione di maniscalco "garzone di stalla", per incrocio con scalzo,ma a mio avviso è migliore l’idea di chi vi legge un’addizione dello spagn. mas (dal lat. magis= piú) e di scalzone accrescitivo di scalzo cioè piú che scalzo= persona male in arnese,vile per modo di vestire ed incedere, cialtrone;
Marmaglia o maramaglia, s.vo f.le
1 insieme di gente spregevole;
2 (scherz.) gruppo chiassoso di bambini o ragazzi. Quanto all’etimo la voce risulta derivata dal fr. marmaille, deriv. di marmot 'bambino, marmocchio'.
Esaurite cosí le voci dell’italiano, passiamo a quelle del napoletano dove troviamo:
- bazzariota s.m. voce antica e desueta che in origine indicò un rivenditore girovago, un treccone cioè un venditore al minuto di generi alimentari (spec. verdure,legumi, uova, pollame ecc.); rivendugliolo cioè chi rivende al minuto, per lo piú cibo o merci di poco conto, in baracche o con carrettini, | (spreg.) venditore disonesto; poi per ampliamento semantico indicò il perdigiorno, il briccone, il giovinastro sfaccendato (detto alibi icasticamente stracquachiazze e cioè propriamente il bighellone aduso ad un cosí lungo, continuo, ma inconferente girovagare tale da addirittura consumare, stancar le piazze; di per sé il verbo stracquà (che forma la voce stracquachiazze unendosi con il sostantivo chiazze plurale di chiazza (=piazza dal latino platea)) indicherebbe lo spiovere, il venir meno della pioggia, ma nel caso di stracquachiazze estensivamente sta per il venir meno… delle forze o della consistenza strutturale delle ipotetiche piazze calpestate, senza tregua dal perdigiorno o dal bazzariota di turno;
quanto all’etimo bazzariota deriva dall’arabo bazàr=mercato attraverso un greco mod. bazariotes o pazariotes= mercante, negoziante;

frabbutto ed al f.le frabbotta ; di questo sostantivo con cui si indica la persona capace di azioni spregevoli o disoneste, il cattivo soggetto malvagio, senza scrupoli proclive ad ogni nefandezza, ò già detto antea sotto la voce dell’italiano farabutto, voce che fu marcata su questa napoletana a margine; quanto all’etimo frabbutto come ò già détto deriva ted. freibeuter 'predone' a sua volta ricavato dall'ol. vrijbuiter, comp. di vrij 'libero' e buit 'bottino' = saccheggiatore, filibustiere;
guittone/a s.vo ed agg.vo m.le o f.le in primis vale mendicante, vagabondo e poi furfante,birbone,malvagio, maligno, semanticamente spiegati con il fatto che chi vagabondi perdendo tempo e non applicandosi ad un onesto lavoro da cui trarre sostentamento, debba ricavarlo per forza comportandosi da briccone e/o canaglia; etimologicamente la voce a margine attestata anche come guidone deriva dallo spagnolo guitón= guitto che ebbe significato spregiativo;
guittaglione/a s.vo ed agg.vo m.le o f.le si tratta di un ampiamento morfologico della voce precedente, di cui, con medesimo etimo, conserva le stesse accezioni sia pure con accento maggiormente dispregiativo;
chiappo ‘e ‘mpiso locuzione nominale m.le e solo tale; la corrispondente locuzione al femminile, usata peraltro solo nel parlato, soprattutto familiare comporta il dover volgere al femminile ambedue i termini che la compongono sino ad ottenere chiappa ‘e ‘mpesa locuzione ch’io reputo scorretta e sconsigliabile atteso che è ridicolo volgere al femminile il termine m.le chiappo= cappio; ad ogni buon conto chiappo ‘e ‘mpiso vale briccone, canaglia; Letteralmente: cappio da impiccato Si tratta di una sorta di metonimia con la quale nel napoletano si indica quel che in lingua toscana è il pendaglio da forca, il delinquente che meriterebbe di essere impiccato, l’avanzo di galera., ma anche piú tranquillamente, solamente una persona furba; è voce usata quasi esclusivamente nei confronti degli adulti; nei confronti di ragazzi o adolescenti, con valenza piú bonaria se ne usa il diminutivo chiappillo. Etimologicamente chiappo = cappio è dal basso latino cap’lum forma sincopata di capulum= fune; ‘mpiso = impiccato, sospeso, persona furba ed è, quanto all’etimo, il part. pass. del verbo ‘mpennere che è da in + pendere = sospendere; normale il passaggio di nd a nn come ad es. in unda che dà onna.
matèleco/a agg.vo m.le o f.le voce desueta che valse cattivo/a, malvagio/a, ma anche crudele, feroce, spietato/a, scellerato/a, empio/a, perverso/a, sadico/a, maligno/a; non semplicissima l’etimologia:
si ritenne un tempo che la voce derivasse dal riferimento ai matti, folli abitanti di Matélica,cittadina in provincia di Macerata, ma francamente è una spiegazione che poco convince stante l’evidente generalizzazione, non comprovabile, di un comportamento, e perché probabilmente ci si lasciò fuorviare da un’assonanza tra matto e Matélica; tralascio anche l’ ipotesi ugualmente non soddisfacente di Salvioni (linguista, Bellinzona 1858 †Milano 1920), che pensò ad un māt = morto e penso sia piú perseguibile l’idea di Ernesto Giammarco ( valente linguista abruzzese scomparso intorno al 1960) che lèsse in matèleco un lat. reg. *matelicu(m) derivato da mat(t)us = ubriaco, incrociato con matula = imbecille;

piezzo ‘e catapiezzo letteralmente pezzo di granpezzo; locuzione usata nel parlato popolare e per altro assente negli scritti,con le eccezioni di Basile e Sarnelli, e quelle di antichi dizionarii: D’Ambra,Andreoli etc. ) come un sostantivo maschile nel significato di ribaldo, briccone, birbonaccio; la voce piezzo= pezzo (adattamento al maschile del lat. volg. *pettia(m), di origine celtica di per sé non à valenze negative anzi riferito a persona lo si usa per sottolinearne la robustezza fisica, l'avvenenza: ‘nu piezzo d'ommo; che bellu piezzo ‘e guagliona |’nu piezzo grosso, (fig.) persona importante, influente; il significato negativo viene assunto se piezzo è usato in espressioni di insulto quali vi’ che piezzo ‘e ciuccio!, piezzo ‘e bbaccalà! o ancóra nell’espressione qui a margine piezzo ‘e catapiezzo espressione dove catapiezzo è usato quale iterativo, peggiorativo della voce piezzo attraverso il prefisso rafforzativo katà; rammento a questo punto una particolarità e cioè che vòlta al femminile l’espressione a margine non suona (come invece ci si attenderebbe) pezza ‘e catapezza (cfr. antea chiappa ‘e ‘mpesa f.le di chiappo ‘e ‘mpiso,dove catapezza verrebbe ad essere l’iterativo, peggiorativo della voce pezza), ma suona piezzo ‘e catapuzza espressione nella quale il masch. piezzo è usato con una licenza grammaticale, in funzione femminile e l’attesa voce catapezza viene trasformata in catapuzza con un evidente bisticcio tra due diversi termini: catapezza e catapuzza dei quali catapuzza con palese derivazione da lat. tardo cataputia che è da un gr. *katapytía, da pytía 'coagulo') indica un’ erba delle Euforbiacee con proprietà emetiche e purganti; a conclusione di tutto ciò, ricordo che comunque piezzo ‘e catapiezzo e piezzo ‘e catapuzza non vengono usati in senso palesemente dispregiativo o offensivo, ma sempre in funzione scherzosa ed eufemistica.
Scauzone/a a.vo e s.vo m.le o f.le persona priva di calze e scarpe, male in arnese,vile per modo di vestire ed incedere, cialtrone e per estensione persona capace di azioni spregevoli o disoneste, cattivo soggetto malvagio, senza scrupoli proclive ad ogni nefandezza; la voce risulta essere un accrescitivo (cfr. il suff. one) in funzione dispregiativa di scauzo =scalzo che è contrazione di scalz(at)o; scauzo è dal lat. excalcèatu(m) p. p. del lat. excalceare, comp. di ex- 'via da' e calceare 'mettere le calzature', deriv. di calceus 'scarpa'; normale nel napoletano il passaggio del lat al ad au (cfr. altus→auto→àvuto→àveto= alto alter→àuto→ato= altro).

sfaccimmo s.vo m.le e solo m.le dalla doppia valenza; in senso negativo: farabutto, mascalzone; in senso positivo: furbo, intraprendente, determinato (specie di una persona giovane.). È parola formata dal sost.: faccia con l’avvio di una s detrattiva ed il suffisso dispregiativo immo nell’ovvia idea di significar: persona priva di faccia (senza vergogna). Attenzione!In napoletano esiste anche la voce sfaccimma che però non è il femminile della parola precedente ed à ben altro significato ed etimologia,indicando il prodotto dell’eiaculazione maschile; anche etimologicamente la voce sfaccimma à derivazione del tutto diversa dal pregresso sfaccimmo; sfaccimma infatti prende l’avvio da una voce di tipo onomatopeico sfacc che indica la violenza dell’emissione, addizionato del solito suffisso imma qui però con funzione intensiva, non dispregiativa.
Rammenterò per amor di completezza che quando si volesse usare il termine precedente: sfaccimmo riferito ad una donna, non si userà sfaccimma che come visto indica un’altra cosa, ma una sorta di diminutivo, vezzeggiativo: sfaccemmusella che indica alternativamente o la mascalzoncella o la furbetta intraprendente.


spogliampise ag.vo e s.vo m.le e f.le letteralmente colui/colei che spoglia, depreda gli impiccati e estensivamente persona capace di azioni ripropevoli se non disoneste, persona malvagia, priva di scrupoli, crudele, feroce,furba, scaltra, spietata, scellerata, empia, perversa, sadica, maligna proclive ad essere efferata, disumana, brutale; quanto all’etimo è voce formata dall’agglutinazione della voce verbale spoglia (3° p.sg. ind. pres. dell’infinito spuglià = spogliare (dal lat. spōliare, deriv. di spolium con normale chiusura della lunga tonica ō in u) addizionata del sostantivo ‘mpise plurale di ‘mpiso= impiccato; ‘mpiso è il p.p. di ‘mpennere= impiccare, sospendere (dal lat. in + pendere).
Zappulajuolo/zappulajola ag.vo e s.vo m.le o f.le letteralmente colui/colei che zappa, ma per ampliamento semantico sta dispregiativamente per furbastro inveterato, cattivo soggetto malvagio, senza scrupoli proclive ad un comportamento violento atto ad arrecar danno come potrebbe intendersi lo zappatore aduso con i colpi della vanga o zappa a violentare la terra; la voce a margine etimoloficamente deriva dal verbo zappulià forma ampliata di zappà che è un denominale di zappa dal lat. tardo sappa(m),
Janne s.vo m.le = zanni, buffone malevolo, sciocco cattivo e prevaricante; etimologicamente è contrazione di joanne= giovanni; trattandosi di degradazione semantica del nome proprio Iohannus come altrove il bergamasco gioana s.vo f.le = meretrice da trivio è etimologicamente una degradazione semantica del nome proprio Iohanna.
Zanni/o s.vo m.le = , buffone malevolo, sciocco cattivo e prevaricante personaggio del servo nella commedia dell’arte, che rappresentò originariamente un contadino stupido e credulone ed in seguito assunse carattere un po’ negativi;
quanto all’etimo è forma toscanizzata del veneto Zani, corrispondente al tosc. Gianni, ipocoristico del nome proprio Giovanni.


E qui penso di poter far punto, convinto, se non di avere esaurito l’argomento, di averne détto a sufficienza contentando l’amico P.G., qualche altro dei miei abituali 24 lettori e chiunque altro dovesse leggermi.
raffaele bracale

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