lunedì 22 agosto 2011

NUN FA/FA’ ASCÍ ‘O GGRASSO FORA DÂ PIGNATA

NUN FA/FA’ ASCÍ ‘O GGRASSO FORA DÂ PIGNATA
Questa volta prendo spunto da una richiesta fattami da un caro amico,P.G.(motivi di riservatezza mi impongono le sole iniziali delle generalità), amico che fa parte di quei ventiquattro lettori abituali fruitori delle cose che scrivo e pubblico qui e là; prendo spunto da una sua richiesta per illustrare l’espressione in epigrafe chiarendone uso ed applicazione e corredandola dell’esame delle parole.Entro súbito in medias res chiarendo che letteralmente l’espressione si traduce con : Non fare uscire il grasso fuori della pignatta. Passando al campo applicativo preciso che la locuzione à un doppio significato:
1) in primis essa vale una sorta di constatazione osservando l’atteggiamento di qualcuno/a che sia molto misurato/a nei consumi, tanto accorto/a e/o parsimonioso/a da evitare qualsiasi spreco al segno di non permettere che il condimento in cottura trabocchi per eccessivo bollore dalla pentola e ciò allorché il fa dell’espressione è la 3ª pers. sg. indicativo presente dell’infinito fà.
2)Tutt’altro significato prende l’espressione allorché il fa’ dell’espressione è la 2ª pers. sg. imperativo dell’infinito fà. In tal caso la locuzione diventa non una costatazione, ma quasi un ordine perentorio a non far traboccare il condimento dalla pentola di pertinenza. Tuttavia mentre nel caso sub 1 la locuzione può essere tranquillamente intesa nel senso letterale con riferimento alla avvedutezza e/o parsimonia di chi si adopera per evitare che si cada nell’eccesso facendo traboccare il condimento o conferito in maniera sovrabbondante,o non tenuto sotto controllo durante la sua cottura, nel caso sub 2 con l’uso dell’imperativo l’espressione non si deve intendere come un consiglio/ordine a non far traboccare il condimento o conferito in maniera sovrabbondante,o non tenuto sotto controllo durante la sua cottura,ma deve intendersi in senso traslato come consiglio/ordine dato ad un familiare di non lasciar trapelare all’esterno dando in pasto ai terzi i fatti e/o i problemi di famiglia che vanno rigorosamente tenuti segreti e sotto il controllo di chi compone la famiglia.Ed ancóra l’espressione sub 2) in un suo sotteso significato metaforico vale: adoperarsi per non permettere che le risorse familiari travalichino i sacrosanti confini della famiglia per essere destinate ad estranei e/o a parenti non molto prossimi.
Giunti qui , prendiamone in esame alcune parole:
‘o ggrasso letteralmente il grasso= condimento ricavato dalla sottocute del maiale; ovviamente qui è usato nel senso traslato ed estensivo di risorsa economica; la voce a margine è un sost. neutro (la gran parte degli alimenti in napoletano è di genere neutro) derivato dal lat. volg. grassu(m), da crassus 'grasso', forse per incrocio con grossus 'grosso';
ascí = uscire, venir fuori, debordare voce verb. infinito dal lat. volg. parlato *axire marcato su exire, comp. di ex- 'fuori' e ire 'andare';
fora avv. di luogo= fuori, all'esterno di qualcosa, non in esso; anche, lontano da esso; voce derivato dal lat. fora(s) collaterale di fŏri(s) donde l’italiano fuori.
la voce pignata/pignato s.vo f.le/m.le nell’unico significato di pentola di coccio bassa, ma capace riprende forse per adattamento la voce toscana pignatta→pignata
s. f. , che anticamente fu anche: pignatto→pignato s. m. nei significati di
1) pentola molto capace, per lo piú di terracotta | (fam.) qualunque tipo di pentola. dim. pignattella, pignattina, pignattino (m.)
2) sorta di mattone forato impiegato nella costruzione dei solai. Tutto ciò sempre che non sia vero il contrario e cioè che un/una originario/a pignato/a partenopei non siano diventati pignatto e pignatto nell’italiano;
L’etimo è incerto; forse da un deriv. del lat. pinguis 'grasso', col sign. di 'recipiente per conservare il grasso, la sugna;con una lettura metatetica di pinguis→pignuis addizionato di apta→atta donde *pignatta (adatta a contenere il grasso).
Tuttavia un'altra scuola di pensiero ( alla quale mi piace aderire!) pensa ch'essa voce pignata possa derivare dal latino pineata(olla)in quanto il coperchio della pignata termina e terminava quasi sempre a mo' di pigna (in latino pinea donde pineata→pignata).
E cosí penso d’aver convenientemente risposto alla richiesta dell’amico P.G. e d’aver contentato anche qualche altro dei miei ventiquattro lettori, per cui reputo di poter mettere il punto fermo con il consueto satis est rinviando alibi per altre espressioni con la voce pignata.
Satis est.
Raffaele Bracale

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