martedì 17 gennaio 2012

DIVORARE & dintorni

DIVORARE & dintorni
Anche questa volta raccolgo una sfida del mio caro amico N.C.(i consueti problemi di privatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali di nome e cognome) che,memore ch’io abbia piú volte affermato che il napoletano sia piú preciso e circostanziato dell’italiamo, mi à sollecitato a parlare delle eventuali voci del napoletano che rendano quella italiana dell’epigrafe. Come ò già détto alibi il caro amico – come diciamo dalle mie parti - m’ à rattato addó me prore (letteralmente: mi à grattato dove mi prude, id est: mi à sollecitato sul mio terreno preferito) per cui raccolgo pure questo guanto di sfida cominciando, come è mio solito, con l’esaminare dapprima le voci dell’italiano:
divorare v. tr.
1 mangiare con avidità, con voracità (detto di animali, spec. feroci, e per estens. di persone): il leone divorò la preda; si è divorato il pranzo in un baleno
2 (fig.) consumare, distruggere: l'incendio à divorato tutto il bosco; essere divorato dalla gelosia | divorare un patrimonio, dilapidarlo, sperperarlo | divorare un libro, leggerlo velocemente, d'un fiato | divorare la strada, il cammino, i chilometri, percorrerli a gran velocità | divorare qualcosa o qualcuno con gli occhi, guardarlo con intenso desiderio ||| divorarsi v. intr. pron. (fig.) struggersi, consumarsi: divorarsi dall'invidia; il verbo è dal lat. devorare, comp. di dí= di (prefisso presente in verbi composti di origine latina o di formazione moderna che, allo stesso modo del prefisso de-, continua la prep. lat. dí; può indicare movimento verso il basso (discendere), privazione (diboscare, disperare) o può avere, come in questo caso, valore rafforzativo (distillare)) e vorare 'inghiottire'
ingoiare, v. tr.
1 inghiottire, per lo piú avidamente o in fretta: ingoiare il pranzo in due bocconi
2 (fig.) sopportare, tollerare; inghiottire: essere costretto a ingoiare molte umiliazioni
3 (fig.) assorbire, far sprofondare e scomparire: la nave fu ingoiata dalle onde; etimologicamente è verbo dal lat. volg. *ingluviare, deriv. di ingluvie(m) 'gozzo' e 'ingordigia',
ingurgitare, v. tr.
inghiottire in fretta o avidamente; trangugiare: ingurgitare un boccale di birra, una medicina; etimologicamente è verbo dal lat. ingurgitare, comp. di in- 'in'(prefisso illativo che continua il lat. in-, derivato dalla prep. in 'in, contro, dentro, sopra', che compare in molte parole di origine latina o formate modernamente, e spec. nella derivazione di verbi da sostantivi, aggettivi o altri verbi (buca: imbucare; pallido: impallidire; mettere: immettere); à per lo piú il valore di 'dentro, sopra' (inabissare, inalberare), talora con riferimento ad una trasformazione (ingiallire) o con valore intensivo (incominciare)) ed un deriv. di gurges -gitis 'gorgo, vortice' quasi che ciò che venga ingurgitato sia travolto da una sorta di gorgo che lo trascini al fondo dello stomaco.
trangugiare v. tr.
mangiare, inghiottire rapidamente; mandar giù (anche fig.): trangugiare la minestra, una medicina; [Scilla] i naviganti / entro al suo speco a sé tragge e trangugia (CARO); etimologicamente è verbo dal lucchese gogio 'gola, gozzo', col pref. tra(ns)-( prefisso di parole composte derivate dal latino o di formazione moderna, dal lat. tra¯ns- 'al di là, oltre; attraverso'; indica il passare oltre (travalicare) o attraverso qualcosa (trapassare), il passare da un punto all'altro (trapiantare) e, fig., da una condizione a un'altra (tramutare); può assumere valore attenuativo (travedere) o denotare una situazione intermedia (tramortire). Con significato vicino a quello della preposizione tra, anche per influsso del lat. i°ntra 'tra', vale 'in mezzo, tra diverse cose' (tramezzare, trascegliere) e in questo significato si alterna con fra- e intra- (framezzare, intramezzare)).
Tutti i verbi presi in considerazione,come si evince dalle definizioni, metton tutti l’accento sulla fretta e l’avidità e risultano essere dei semplici sinonimi pressoché generici, imprecisati ed indeterminati; non cosí per il napoletano dove accanto ad un generico agliottere v. tr. far passare rapidamente e voracemente gli alimenti dalla bocca nell'esofago dopo una veloce e forse non sufficiente masticazione; etimologicamente è verbo dal lat. ad+ glutire 'inghiottire'; accanto al generico agliottere – dicevo - abbiamo i circostanziatissimi:
allupare v. intr. essere affamato usato soprattutto nella forma riflessiva alluparse divorare con la famelicità d’un lupo, rimpinzarsi a crepapelle; etimologicamente è un verbo denominale di lupu(m)
affocare v. tr. usato soprattutto nella forma riflessiva affucarse; nella forma normale à svariati significati:
1 uccidere qualcuno immergendolo in acqua o altro liquido; annegare, soffocare;
2 (fig.) spegnere: affogare una delusione nell'alcol, bere per dimenticarla ||| v. intr. [aus. essere]
1 morire per soffocamento in acqua o altro liquido; annegare: cadde nel fiume e affogò | affogare in un bicchier d'acqua, (fig.) perdersi di fronte alle più piccole difficoltà | o bere o affogare, (fig.) dover scegliere fra due cose ugualmente sgradite
2 (fig. non com.) essere oppresso, oberato: affogare nei debiti
affucarse v. rifl. che ci occupa come sinonimo dei precedenti vale:
1 togliersi la vita per annegamento; annegarsi
2 (fig. fam.) immergersi totalmente: affogarsi nel lavoro
(fig. fam. ed è il caso che ci occupa) mangiare con grandissima avidità, con tale voracità da restarne soffocati; etimologicamente è da un lat. volg. *affocare per offocare 'strozzare', da ob e fauces, pl. di faux -cis 'gola'.
cianculià attestata pure come cianculïà (con conseguente diversità di coniugazione come per ammagliecà che è pure ammagliechïà ), voce verbale ormai desueta che valse: divorare, strippare, mangiare avidamente, ingurgitare, trangugiare voracemente,avidamente quasi con la medesima furia devastatrice delle bestie feroci che assalgono le loro prede con ripetuti violenti colpi delle loro artigliate zanche (cianche), colpi tesi prima ad abbattere e poi a smembrare le vittime per farle infine finire tra le fauci.Ed è proprio questa la strada semantica da seguire per pervenire (a mio avviso) ad un attendibile etimo del verbo a margine che, letto cosí come ò fatto, risulta un denominale di cianca alternativo di zanca (= gamba, zampa) che è da un longobardo zanka=tenaglia.



Cancareïare/ cancarïà v. tr.
1rimproverare aspramente,
2 sgridare veementemente
ma anche 3 divorare, mangiare avidamente)etimologicamente è verbo che qualcuno (D’Ascoli) ipotizza da un lat. reg. cumgridiāre frequentativo di gridāre ,mentre la maggior parte degli altri addetti ai lavori si trincera dietro un pilatesco etimo ignoto che – al solito – mi procura attacchi d’orticaria. Ora a mio avviso, la proposta del D’Ascoli – quantunque semanticamente non faccia una grinza(per quanto concerne i primi due significati del verbo), la vedo morfologicamente farraginosa e difficilmente perseguibile, si devono perciò tentare altre strade etimologiche e penso che il verbo cancarïà (donde è derivato il s.vo cancarïàta = grave rimprovero, solennissima sgridata ed anche lauta mangiata) il verbo cancarïà possa essere a sua volta un denominale del s.vo gangaro→cancaro (derivato dal lat. mediev. gangamon, gr. γάγγαμον): attrezzo da pesca formato da due semicerchi di ferro, del diametro da uno a due metri, che si uniscono ad angolo retto e ai quali si applica una robusta rete a forma di sacco della lunghezza di 2-3 metri; è rimorchiato da un battello mediante due lunghi cavi sui fondi sabbiosi per la pesca indiscriminata di piccoli pesci, di molluschi, crostacei, vermi ed echinodermi; semanticamente la faccenda si spiegherebbe con il fatto che come il gangaro→cancaro à la funzione di ridurre all’obbedienza ed in cattività piccoli pesci, molluschi, crostacei, vermi etc., cosí la cancarïata à la funzione di biasimare il comportamento di qualcuno affinché receda da inettitudine e/o manchevolezze e si ravveda, mentre il significato di lauta mangiata è rappresentato dalla raccolta onnivera ed indiscriminata fatta con il gangaro→cancaro ; morfologicamente poi non ci sarebbero grossi problemi atteso che spesso nel napoletano come si à la lenizione di c→g , versa vice si à spesso l’assordimento g→c.
delluvïare v. intr.
1 (impers.) piovere a dirotto, abbondantemente: à delluviato tutt’ ‘a notte (è diluviato tutta la notte)
v. tr.
1 (ant.) inondare, sommergere
2 (fig.) arrivare in gran quantità, susseguirsi a ritmo ininterrotto:delluviavano prete e maleparole (diluviavano le sassate e gli improperi)

3(per traslato come nel caso che ci occupa) mangiare voracemente: Peppino nun magnaje, ma delluviaje tutt’ ‘o pussibbile.(Peppino non mangiò,ma ingurgitò voracemente tutto il possibile.).
Dal lat. diluviare 'inondare', deriv. di diluvium 'diluvio'con raddoppiamento espressivo della consonante laterale alveolare (l).

scrofonejare v. intr.
satollarsi di cibo ingurgitando voracemente e senza por mente a ciò che si mangi, comportandosi quasi a mo’ di scrofa adusa a ruspare e ad assumere qualsiasi cosa le capiti a tiro nel troiaio.
Verbo denominale del s.vo scrofa (lat. scrofa(m), termine proprio della lingua rustica.

sgranare v. tr. con numerose accezioni:
1 togliere i semi delle piante leguminose dal baccello; anche, togliere i grani da un frutto, separare i semi dalle fibre: sgranà ‘e pesielle, ‘e ffave, ‘nu granato, ‘o granurínio, ‘o cuttone(sgranare i piselli, le fave, una melagrana, il granturco,il cotone), sgranà ‘o rusario(sgranare il rosario), (fig.) recitarlo, facendo scorrere i grani della corona tra le dita |sgranà ll’uocchie (sgranare gli occhi), (fig.) spalancarli in segno di meraviglia
2 (per traslato ed è il caso che ci occupa) mangiare avidamente ed in gran quantità ( usato quasi sempre con la particella pron.): dinto a ‘nu mumento s’è sgranato dduje piatte ‘e pasta e ffasule(in un attimo si è divorato due piatti di pasta e fagioli).
Denominale del s.vo grano(lat. granu(m)) col pref. distrattivo s-.
Rammento che dal verbo napoletano a margine accolto nell’italiano, nella lingua nazionale se ne è ricavato attraverso un’alterazione onomatopeica anche il verbo sgranocchiare=mangiare qualcosa che crocchia sotto i denti: (sgranocchiare caramelle), ma anche piú in generale, semplicemente piluccare, mangiucchiare; concetti tutti che nel napoletano vengono espressi con i verbi spullecà e spuzzulià (derivato attraverso una protesi intensiva (s) da puzzulià = beccare ( denominale di pizzo che in napoletano è il becco; da pizzo per normale adattamento fonetico si perviene a puzzu di puzzulià donde lo spuzzulià richiamato.
Per quanto riguarda il verbo spullecà esso vale in primis: sbaccellare (fave e/o piselli, o fagioli), cercar minutamente e poi anche spolpare, rosicchiare, piluccare etc. Quanto all’etimo è verbo derivato dal lat. pulicare (denominale di pulex) incrociato con spunctare (privar della punta, rodere).
L’ultimo verbo napoletano che rende il divorare dell’epigrafe è
strafucà v. tr. usato soprattutto nella forma riflessivastrafucarse; à le medesime accezioni del precedente affocà/affucarse di cui ripete tutti i significati, ma con maggiore intensità espressiva; etimologicamente è da un lat. volg. *extra-focare 'strozzare', da extra=stra e fauces, pl. di faux -cis 'gola'. In una sorta di scala intensiva d’espressività, quest’ultimo verbo esaminato rappresenta il piú acceso sinonimo dei verbi precedenti.
E con ciò penso d’avere, anche questa volta risposto adeguatamente alla sfida dell’amico N.C. e d’avere interessato qualcun altro dei miei ventiquattro lettori. Satis est.
Raffaele Bracale

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