lunedì 23 aprile 2012

‘E RIPPE O ‘E RAPPE e DI RIFFE O DI RAFFE

‘E RIPPE O ‘E RAPPE e DI RIFFE O DI RAFFE L’amica F. C. (i consueti problemi di privatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali di nome e cognome) mi à chiesto di illustrarle la prima espressione in epigrafe e soprattutto di formularne, se possibile, etimologia e semantica. Provvedo alla richiesta cominciando col dire súbito che non è possibile tradurre letteralmente (se non in parte) in italiano l’espressione in quanto formata con due termini di cui solo il secondo e cioè rappe trova corrispondenza nei vocabolarî italiani nelle voci: grinze, rughe, crespe, sgualciture, piegature casuali ed imprecise di stoffe; il primo termine rippe non trova alcuna corrispondenza nei vocabolarî italiani in nessuna voce,né potrebbe trovarla, trattandosi di voce ricavata nel napoletano per bisticcio ed allitterazione con la successiva rappe (etimologicamente dal longobardo *krapfo→(k)rap(f)o→rappo/rappa= uncino). Ciò precisato do la spiegazione dell’espressione; essa è nata partendo proprio dal termine rappe legandovi, per stabilire una relazione , un fantasioso rippe ; l’espressione à però un suo compiuto significato che si può rendere con: in ogni modo, con qualsiasi espediente in una maniera precisa o anche scorretta e cioè: sia che con la nostra azione scorretta (‘e rappe) si producano grinze, rughe, crespe, sgualciture, piegature casuali ed imprecise, sia che invece si agisca in maniera corretta( ‘e rippe), occorrerà raggiungere lo scopo, puntando dritto al fine da raggiungere in ogni caso, magari alla carlona o – per dirlo in pretto napoletano – alla sanfrasòn/zanfrasòn o sanfasòn che sono , pari pari, corruzione del francese sans façon (senza misura) e sono tra le pochissime, se non quasi uniche voci del napoletano che essendo accentate sull’ultima sillaba si possono permettere il lusso di terminare per consonante in luogo di una consueta vocale evanescente paragogica finale (e/a/o) e raddoppiamento della consonante etimologica: normalmente in napoletano ci si sarebbe atteso sanfrasònne/zanfrasònne o sanfasònne come altrove barre per e da bar o tramme per e da tram etc. Di riffe o di raffe In coda ed a margine di tutto quanto ò scritto circa l’espressione napoletana: ‘e rippe o ‘e rappe (in ogni modo, con qualsiasi espediente) ricordo che in molti altri linguaggi regionali (Lazio, Marche, Toscana, Emilia etc.) ed piú in generale in tutto il territorio nazionale esiste l’espressione di riffe o di raffe che à all’incirca la medesima valenza dell’espressione partenopea e sta per in ogni modo, con qualsiasi espediente,ed anche con le buone o le cattive. Ciò che vien da chiedersi è se le espressioni siano le stesse con morfologia alquanto diversa ed in caso positivo chi àbbia la primogenitura dell’espressione. Orbene giacché non esistono scritti di riferimento che possano attestare con sicurezza priorità natali, connubi e/o derivazioni fono-morfologiche e semantiche tra le due espressioni, non mi resta che ipotizzare qualcosa affidandosi alla logica ed al D.E.I. il solo che registri la voce riffa (deducendola la prima volta nel 1729 da Fagiuoli: Giovan Battista Fagiuoli (Firenze, 24 giugno 1660 – † ivi 1742) scrittore, poeta e drammaturgo italiano.))come agg.vo f.le di riffo ( litigioso, rissoso, prepotente). A voler dunque stare a credere al D.E.I. la voce negativa nell’espressione di riffe o di raffe dovrebbe essere riffe da intendersi non piú come agg.vo pl. f.le, ma come s.vo pl. f.le = litigi, risse, prepotenze e come voce negativa dovrebbe essa indicare le cattive della spiegazione con le buone o le cattive e conseguentemente la voce raffe dovrebbe essere voce positiva e valere le buone costringendoci, per esser precise a spiegare di riffe o di raffe = con le cattive ocon le buone e non con le buone o le cattive. Almeno la logica questo farebbe sospettare; epperò, epperò nel medesimo D.E.I. si trova registrata la voce raffa (anonimamente nel XIV sec.)= furto s.vo f.le deverbale di raffare verbo piú diffuso come arraffare= rubare (dal tedesco hraffo= strappo via) che costringerebbe a ritenere anche raffe pl. di raffa voce negativa e non positiva di talché di riffe o di raffe meriterebbe d’esser spiegata non con le buone o le cattive o con le cattive o le buone ma con le cattive o le cattive cosa che però non darebbe senso alla congiunzione disgiuntiva o . D’altro canto atteso che sia la voce riffe che la voce raffe nell’italiano non sono attestate altrove se non nell’espressione in esame mi permetto di dissentire dal D.E.I. e segnatamente dal prof. Carlo Battisti che curò le voci sotto la lettera R e ritenere che l’espressione in esame di riffe o di raffe non sia nata costruendola con voci esaminate (riffe = prepotenza e raffe = furto), ma che sia pervenuta dapprima nelle regioni limitrofe (Lazio) o vicine (Marche) e poi in tutto l’idioma nazionale quale calco adattato(p→f) della napoletana ‘e rippe o ‘e rappediventando nell’italiano di riffe o di raffe con la sostituzione dell’esplosiva labiale p con la consonante fricativa labiodentale sorda f forse ritenuta piú elegante ed adatta alla lingua nazionale, della popolaresca rumorosa p. Penso d’aver contentata l’amica F.C.e qualche altro dei miei ventiquattro lettori. Satis est. Raffaele Bracale

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