mercoledì 23 maggio 2012

VARIE 1857

1 -STÀ BBUONO MALATO Questa icastica locuzione, che (se tradotta pedissequamente ad litteram) si risolverebbe in un patente ossimoro, in realtà configura e rappresenta la deprecabile situazione di chi versa in una grave malattia risultando molto malato; come si vede l'aggettivo buono è qui usato in una particolare accezione forse impropria, ma certamente efficace, per indicare una quantità (molto), non una qualità. 2 -STÀ A STECCHETTO Ad litteram:stare a stecco Id est: essere costretto a rigide norme comportamentali ,risultandone come stretto fra stecchi, ma anche potersi nutrire - per necessità o -meno spesso - per volontà, del poco solo strettamente necessario assumendolo, data la parva quantità,quasi come si fa con gli uccellini, sulla punta di un piccolo stecco. 3 -STÀ CAURO/CAUDO Ad litteram:stare caldo; ma non riferito alla temperatura corporea, quanto a quella della tasca che è intesa calda in quanto ben provvista di danaro. 4 -STÀ CCHIÚ 'A LLA CA 'A CCA Ad litteram:stare piú di là che di qua. Detto di chi versa in pessime condizioni di salute tali da lasciar preconizzare un'imminente fine e da farlo ritenere piú prossimo all'altro che a questo mondo; locuzione usata correttamente nel caso menzionato, ma usata - a volte - enfaticamente in situazioni non veramente gravi , ma solo paventatate tali. 5 -STÀ COMME A CCRISTO 'NCROCE Ad litteram:stare come Cristo in croce Id est:aver perso ogni libertà ed autonomia, essere astretto e costretto trovandosi perciò nella impossibilità di agire e provvedere ai propri bisogni, iperbolicamente come un Cristo inchiodato alla croce e dover perciò dipendere in tutto e per tutto dagli altri. 6 -STÀ CU 'E PPACCHE DINT' A LL' ACQUA. Ad litteram:stare con le natiche nell'acqua. Id est: versare in grave miseria e trovarsi a combatterla abbassandosi al mestiere (un tempo ritenuto povero) del pescatore che per meglio tirare la rete, entra in acqua fino a sentirsi bagnato il fondoschiena. 7 -STÀ CU DDUJE PIEDE DINT’ A UNA SCARPA Ad litteram:stare con ambedue i piedi in una sola scarpa. Id est: stare costretti e quieti tenendo un atteggiamento succubo e remissivo evitando addirittura di muoversi per non dare fastidio o intralcio ai terzi; tutto ciò sarebbe favorito dal fatto iperbolico di avere ambedue i piedi calzati in un’unica scarpa (cosa materialmente impossibile!). 8. STÀ CAZZA E CUCCHIARA. Ad litteram:stare secchio della calcina e cucchiaia. - Cioè:andare di pari passo, stare sempre insieme. Erroneamente qualcuno riferisce il modo di dire con l’espressione: Stà tazza e cucchiaro (stare tazza e cucchiaio), espressione inesatta innanzi tutto perché la posata che accompagna la tazza, a Napoli è esclusivamente riportata come diminutivo: ‘o cucchiarino (il cucchiaino) o come ‘o cucchiaro (il cucchiaio) nel caso che con la voce tazza ci si riferisca non alla chicchera per il caffé, ma all’ampia scodella per il latte, ed invece la locuzione, sulle labbra dei vecchi napoletani comporta la presenza della grossa cucchiara arnese tipico dei muratori,arnese che non viene ovviamente usato né per accompagnare la tazzina da caffè, né il tazzone/scodella da latte! brak

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