sabato 25 agosto 2012

PAPOSCIA ETC.

PAPOSCIA E DINTORNI Si dura fatica a credervi, eppure è cosí: quella noiosa affezione che è la fuoruscita di un viscere o di un organo dalla cavità in cui è normalmente contenuto: ernia addominale, inguinale, ombelicale, del disco; ernia strozzata etc. che in italiano si rende con la sola voce ernia (voce che, etimologicamente, piú che al lat. hira= budella, penso si possa acconciamente collegare al greco ernòs= ramo, pollone in quanto simulante a prima vista, una proliferazione o germinazione) addizionata, come visto, con degli specificativi inguinale, scrotale etc., nella parlata napoletana è resa con numerosissimi sostantivi ad hoc; li illustro qui di seguito cominciando con 1 - guallera/guallara s.vo f.le indica segnatamente ernia scrotale con etimo dall’arabo wadara di identico significato; 2- ‘ntoscia s.vo f.le che è propriamente l’ernia addominale con derivazione dal greco enthostídia= intestini; 3- burzone s.vo m.le accr. (vedi suff. one) altra voce usata per indicare l’ernia scrotale o quella ombelicale è un accrescitivo metafonetico maschilizzato (vedi suff. one) del s.vo f.le borza derivato del lat. tardo bursa(m), dal gr. byrsa 'pelle, otre di pelle'ed in effetti di per sé la voce a margine indicò dapprima lo scroto ossia la borsa che contiene i testicoli, e solo successivamente un’ernia scrotale; 4- paposcia s.vo f.le voce usata per indicare l’ernia inguinale quel noioso rigonfiamento che talvolta afflige gli anziani inducendoli ad un’andatura circospetta e lenta; la voce a margine è un derivato del lat. parlato *papus (rigonfiamento) addizionato del suff. modale osa femm. di uso; 5- mellunciello s.vo m.le letteralmente piccolo melone con il quale torniamo all’ ernia scrotale; la voce a margine è un diminutivo (vedi suffisso ciello) di mellone che è dall’ acc. tardo lat. melone(m), da mìlo/onis, forma abbr. di melopepo -onis, che è dal gr. mìlopépon -onos, comp. di mêlon 'melo, frutto' e pépon 'popone; la voce napoletana mellone comporta il raddoppiamento popolare della liquida rispetto all’acc. lat. melone(m); 6 - contrappiso s.vo m.le letteralmente contrappeso che è voce (derivata come l’taliano dall’addizione di contra (contro) + piso (peso)) usata per indicare un’ernia inguinale o addominale che insista su di un solo lato del corpo facendo quasi da contrappeso all’opposto lato; 7 - quaglia s.vo f.le letteralmente quaglia voce usata indifferentemente per indicare un’ernia addominale, inguinale, o ombelicale, che abbia la tipica forma ad uovo dell’uccello colto nella posizione di riposo con le alucce chiuse e raccolte su se stesso; la voce nap. quaglia è dall'ant. fr. quaille, che è forse dal lat. volg. *coàcula(m), di probabile orig. onomat. se non, piú acconciamente, da un latino parlato *quà(r)uala che richiamava il verso dell’uccello; 8 - potra s.vo f.le voce antica e desueta usata per indicare essenzialmente un’ernia addominale situata, senza alcun riferimemento alla forma, piuttosto in alto verso la regione dell’epigastrio; l’etimo della voce è dallo spagnolo potra di identico significato; rammento in coda che la voce a margine purtroppo da molti compilatori di dizionari è ignorata (manca persino nel fornitissimo D’Ambra) o, in taluni è impropriamente riportata nel significato di petto forse perché maldestramente fuorviati dalla posizione dell’ernia detta pòtra che è adiacente la gabbia toracica. 9 - zeppula s.vo f.le letteralmente zeppola voce che con derivazione dal latino serpula indica innanzi tutto un caratteristico dolce partenopeo, in uso per la festività di san Giuseppe(19 marzo) , di pasta bigné disposta, con un sac a poche, a mo’ di ciambella, poi fritta o (meno spesso) cotta al forno, spolverata di zucchero e variamente guarnita con crema ed amarene; il dolce à origini antichissime quando intorno al 500 a.C. si celebravano a Roma le Liberalia, le feste delle divinità dispensatrici del 'vino e del grano nel giorno del 17 marzo. In onore di Sileno, compagno di bagordi e precettore di Bacco, si bevevano fiumi di vino addizionato di miele e spezie e si friggevano profumate frittelle di frumento; le origini del dolce dicevo furono antichissime , anche se pare che la ricetta attuale delle napoletane zeppole di san Giuseppe sia opera di quel tal P. Pintauro che fu anche, come vedemmo alibi, l’ideatore della sfogliatella, e rivisitando le antichissime frittelle romane di semplice fior di frumento, diede vita alle attuali zeppole arricchendo l’impasto di uova, burro ed aromi varî e procedendo poi ad una doppia frittura prima in olio profondo e poi nello strutto; la tipica forma a ciambella della zeppola rammenta la forma di un serpentello (serpula) quando si attorciglia su se stesso da ciò è probabile sia derivato il nome di zeppola (è normale il passaggio di s a z e l’assimilazione regressiva rp→pp) ; d’altro canto l’esser détto dolce gonfio e paffutello ben può richiamare il rigonfiamento tipico di un’ ernia inguinale, addominale o ombelicale; e siamo infine a 10 - pallèra s.vo f.le voce con la quale si torna ad indicare estensivamente l’ernia scrotale; di per sé infatti la voce pallèra (con etimo da palla che è dal longob. *palla, che à la stessa radice di balla (dal fr. ant. balle, che è dal francone balla sfera) + il suff. di pertinenza èra) indica in primis segnatamente lo scroto quale contenitore delle palle( cosí volgarmente vengon detti in napoletano i testicoli intesi sbrigativamente sferici, anzi che ovoidali ); normale estendere il significato di pallèra da scroto ad ernia scrotale: lo scroto è pur sempre un rigonfiamento tal quale un’ ernia. Giunti qui consentitemi una curiosità; nella parlata napoletana esiste un vocabolo papuscio di cui la precedente paposcia a tutta prima potrebbe erroneamente sembrare il suo femminile metafonetico; in realtà non vi è alcun nesso, se non una fuorviante assonanza…, tra paposcia e papuscio; la paposcia abbiamo vista cosa è e ne abbiamo indicato l’etimologia; il papuscio invece non indica alcuna affezione; è solo (con derivazione dall’arabo ba- bús- 'copripiedi'ricavato con tutta evidenza dall’indiano pa-push, di identico significato ) è solo il modo napoletano di render l’italiano babbuccia (che è mutuata dal franc. babouche). Et de hoc satis. Raffaele Bracale

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