mercoledì 12 settembre 2012

VARIE 2041

1.A CCUOPPO CUPO POCO PEPE CAPE. In un cartoccio stretto e già pieno entra poco pepe. Espressione usata per significare, sarcasticamente, quanto sia inutile tentare di fornire spiegazioni a gli stupidi (già pieni della propria idozia e poco ricettivi). 2.MAZZE E PPANELLE FANNO 'E FIGLIE BELLE; PANELLE SENZA MAZZE FANNO 'E FIGLIE PAZZE. Bastoni e pagnotte rendono i figli belli; pagnotte senza bastoni rendono i figli pazzi. Il concetto è abbastanza chiaro, anche perchè credo che esistano versioni di questo proverbio anche in altre regioni italiane. 3.QUANNO 'O PARENTE CORRE, 'O VICINO È GGIÀ CURRUTO. Ad litterram: quando il parente accorre, il vicino lo à già fatto. Id est: bisogna aspettarsi maggior aiuto da un vicino che da un parente, che viene a prestarti aiuto meno sollecitamente di un vicino: questo - almeno - accade in Campania dove esisteva e forse esiste ancóra la cultura del buon vicinato; per la restante parte d'Italia non è dato sapere... 4.'O FIGLIO MUTO 'A MAMMA 'O 'NTENNE. Il figlio muto è compreso dalla madre. Il senso è che nessuno sa veramente capire i figli se non la loro madre. 5.'O PUORCO FÈTE 'A VIVO, MA ADDORA QUANNO È MMUORTO, LL'OMMO ADDORA 'A VIVO E FFÈTE 'A MUORTO, 'A FEMMENA FÈTE VIVA O MORTA. Ad litteram: il maiale puzza da vivo, ma odora da morto(quando è ben cucinato), l'uomo odora da vivo e puzza da morto, la donna - invece puzza sia da viva che da morta; id est: la donna, quantunque non se ne possa fare a meno, è l'unico essere inaffidabile e, figurativamente, maleolente sia da vivo che da morto. 6.IVI PIRO E NUN MENAVE PERE E MMO SÎ SSANTO E VUÓ FÀ MIRACULE? Eri pero e non producevi pere e adesso sei diventato santo e vuoi (far credere di) compiere miracoli? 7.SI 'E CCORNE FOSSERO PURTUALLE, 'A CAPA TOJA FOSSE PALERMO. Ad litteram: Se le corna fossero arance, la tua testa(che ne è molto fornita) sarebbe la città di Palermo.Icastica e colorita offesa con la quale a Napoli si suole rammentare a taluno i continui tradimenti operati dalla di lui consorte, al segno che qualora le corna fossero arance, la testa del malcapitato cui è diretta l'offesa, sarebbe la città di Palermo, zona in cui si producono estesamente saporitissime e grosse arance. 8.'O PUORCO PULITO NUN SE 'NGRASSA MAJE Ad litteram: un porco pulito non si ingrassa mai. Id est:Chi si comporta in maniera pulita e scevra di colpe, non otterrà mai grandi risultati nella propria vita, dove -invece- per poter primeggiare - occorre spesso commetter nefandezze, come accade per il maiale che solo se vive rotolandosi nella melma del porcile, prospera e s'ingrassa. 9.'O CUONCIO ACCONCIA. Ad litteram: il condimento aggiusta. Id est: basta un buon condimento per migliorare le pietanze meno appetitose. Per traslato: ogni cosa diviene bene accetta se è presentata bene o agghindata con grazia. 10.CHI TENE 'E MMANE 'MPASTA, NUN METTE 'E DDETE 'NCULO Â GALLINA. Ad litteram: chi sta impastando, non mette le dita nel culo della gallina. Il proverbio non adombra una norma igienico - sanitaria, ma vuol significare che chi sta nel mondo degli affari deve tener sempre nascoste le proprie mosse per non appalesare ai concorrenti quali sono le sue intenzioni prossime; non deve comportarsi cioè come la contadina che - tastando il culo alle galline per accertarsi della presenza dell'uovo - dà ingenuamente a vedere a tutti ciò che le sta per accadere. 11.'O CAVALLO ZUOPPO E 'O CIUCCIO VIECCHIO, MORONO Â CASA D''O FESSO. Ad litteram: il cavallo zoppo e l'asino vecchio muoiono in casa dello sciocco. Id est: dello sciocco ognuno si approfitta; nella fattispecie allo sciocco vengono venduti il cavallo azzoppato e l'asino vecchio ormai inadatti al lavoro. 12.L L'AMICO È COMM’ Ô 'MBRELLO: QUANNE CHIOVE NUN 'O TRUOVE MAJE. Ad litteram: l'amico è come l'ombrello; quando piove non lo trovi mai; id est:l'amico - che nei momenti di bisogno dovrebbe essere il primo a soccorrerti-, accade che, proprio allora sparisce e non si fa trovare... 13.'A TONACA NUN FA 'O MONACO, 'A CHIERECA NUN FA 'O PREVETO, NÈ 'A VARVA FA 'O FILOSEFO. Ad litteram: la tonaca non fa un monaco, la tonsura non fa un prete né la barba fa il filosofo; id est: l'apparenza può ingannare: infatti non sono sufficienti piccoli segni esteriori per decretare la vera essenza o personalità di un uomo. 14.ME PARONO 'E CCAPE D''A VECARIA. Ad litteram: mi sembrano le teste della Vicaria. Lo si suole dire di chi è smagrito per lunga fame, al segno di averne il volto affilato e scavato quasi come le teste dei giustiziati, teste che nel 1600 venivano esposte per ammonimento infilzate su lunghe picche e tenute per giorni e giorni all'esterno dei portoni del tribunale della Vicaria, massima corte del Reame di Napoli. 15.ARIA NETTA NUN AVE PAURA 'E TRÒNNELE. Ad litteram: aria pulita non teme i tuoni; infatti quando l'aria è tersa e priva di nuvole, i tuoni che si dovessero udire non sono annunzio di temporale. Per traslato: l'uomo che ha la coscienza pulita non teme che possa ricevere danno dalle sue azioni, che - improntate al bene - non potranno portare conseguenze negative . 16.ASCÍ 'A VOCCA D’ 'E CANE E FFERNÍ 'MMOCCA Ê LUPE Ad litteram: scampare alla bocca dei cani e finire in quella dei lupi. Maniera un po' più drammatica di rendere l'italiano: cader dalla padella nella brace: essere azzannati da un cane è cosa bruttissima, ma finire nella bocca ben piú vorace di un lupo, è cosa ben peggiore. 17.RROBBA 'E MANGIATORIO, NUN SE PORTA A CUNFESSORIO. Ad litteram: faccende inerenti il cibarsi, non vanno riferite in confessione. Id est: il peccato di gola... non è da ritenersi un peccato: a malgrado che la gola sia uno dei vizi capitali, il popolo napoletano, atavicamente perseguitato dalla fame, non riesce a comprendere come sia possibile ritenere peccato lo sfamarsi anche lautamente... ed in maniera eccessiva. 18.CU LL'EVERA MOLLA, OGNUNO S'ANNETTA 'O CULO. Ad litteram: con l'erba tenera, ognuno si pulisce il sedere; per traslato: chi è privo di forza morale o di carattere non è tenuto in nessuna considerazione , anzi di lui ci si approfitta, delegandogli persino i compiti piú ingrati, o tenendolo comunque in posizione di asseggettamento fisico o morale. 19.T'AMMERETAVE 'A CROCE GGIÀ 'A PARICCHIO! Ad litteram: avresti meritato lo croce già da parecchio tempo. A Napoli, la locuzione in epigrafe è usata per prendersi gioco di coloro che, ottenuta la croce di cavaliere o di commendatore, montano in superbia e si gloriano eccessivamente per il traguardo raggiunto; ebbene a costoro, con la locuzione in epigrafe, si vuol rammentare che ben altra croce e già da gran tempo, avrebbero meritato intendendendo che li si ritiene malfattori, delinquenti, masnadieri tali da meritare il supplizio della crocefissione quella cui, temporibus illis, erano condannati tutti i ladroni... 20.LL'AVVOCATO À DDA ESSERE 'MBRUGLIONE. Ad litteram: l'avvocato deve essere imbroglione. A Napoli - terra per altro di eccellentissimi principi del foro, si è convinti che un buono avvocato debba esser necessariamente un imbroglione, capace cioè di trovare argomentazioni e cavilli giuridici tali da fare assolvere anche un reo confesso o - in sede civilistica - far vincere una causa anche a chi avesse palesemente torto. Brak

Nessun commento: