domenica 30 dicembre 2012

REGALO,DONO & DINTORNI

REGALO,DONO & DINTORNI Ancóra una volta mi trovo a raccogliere una garbata provocazione del mio caro amico P.D.F.(i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali di nome e cognome) che,memore ch’io abbia piú volte affermato che il napoletano sia piú preciso e circostanziato dell’italiano, mi à sfidato ad elencare ed a parlare delle eventuali voci del napoletano che rendano meno genericamente e piú acconciamente quelle italiane dell’epigrafe e di loro eventuali sinonimi . Come ò già détto alibi e qui ripeto il caro amico – come diciamo dalle mie parti - m’ à rattato addó me prore (letteralmente: mi à grattato dove mi prude, id est: mi à sollecitato sul mio terreno preferito) per cui raccolgo pure questo guanto di sfida cominciando, come è mio solito, con l’esaminare dapprima (prima di trattare le voci partenopee) le voci dell’italiano: regalo s.vo m.le 1genericamente ciò che si regala; dono, omaggio: fare, ricevere un regalo; dare in regalo un libro. 2 (fig.) cosa gradita, favore: se vieni, mi fai un regalo 3 (iperb.) ciò che costa cosí poco da sembrare regalato: a un tale prezzo questa moto è un regalo voce dallo sp. regalo, a sua volta dal lat. regalis 'regale'; propr. 'dono al re'; dono s.vo m.le 1 il donare: il dono à spesso un valore simbolico | offrire, dare qualcosa in dono; fare dono di qualcosa 2 la cosa donata; regalo: un dono gradito; ricevere un dono | i doni della terra, i prodotti agricoli | i sette doni dello Spirito Santo, (teol.) disposizioni infuse da Dio, che rendono l'anima docile all'influsso dello Spirito Santo 3 (fig.) qualità, virtù, dote: avere il dono di una buona memoria | dono di natura, dote naturale | dono della parola, facoltà di parlare propria dell'uomo; per estens., eloquenza 4 (ant.) abbuono d'imposta accordato a chi pagava anticipatamente; voce dal lat. donu(m), dalla stessa radice di dare; omaggio s.vo m.le 1 l'atto con cui il vassallo si univa nel vincolo feudale al suo signore 2 atto di ossequio, di devozione: rendere omaggio a qualcuno, a qualcosa | in omaggio alla verità, a onore del vero 3 pl. saluto rispettoso, spec. in formule di cortesia: le porgo i miei omaggi 4 (lett.come nel caso che ci occupa) offerta, dono: fare, ricevere un omaggio; dare, avere qualcosa in omaggio | (estens.) prodotto distribuito in regalo a scopo pubblicitario: un omaggio della ditta || Usato anche come agg. invar. : buono, confezione omaggio. Voce dal fr. hommage, deriv. di homme 'uomo' che nel medioevo significò 'vassallo'; E veniamo alle voci napoletane dove troviamo: abbusco s.vo m.le in primis voce generica per indicare un lucro, un ricavo, un introito,un provento,un profitto,un frutto, un’entrata,una rendita; poi in senso piú circoscritto a.piccolo o grosso regalo in denaro che si usa dare a chi abbia reso un servizio o una cortesia, in aggiunta al compenso dovuto: ll’abbusco ‘e Natale, Pasca e Ferragosto dato ô guardaporta(la mancia di Natale, di Pasqua, di Ferragosto dato al portinaio.). b. Regalo in denaro fatto dal datore di lavoro ai proprî dipendenti in occasioni solenni o in riconoscimento di particolari meriti; in questo sign., la parola è oggi sostituita da premio( gratifica). c. non com. Grosso dono che si fa a una persona al fine di corromperla:si fa accussí, è ssigno ca à avuto ‘nu bbuono abbusco ( se agisce così, significa che à avuto la sua buona mancia.) d. Dono in genere e, per estens., tutto ciò che si dà o si fa a qualcuno. Etimologicamente è voce deverbale di abbuscà/are = trovare, procacciarsi, guadagnare,ottenere, prendersi; (dallo spagnolo ad→ab + buscar. bonamana s.vo f.le buona mano; più com. bòna mano (pl. bbonimmane o bbone mane). – Mancia che si dà in aggiunta del prezzo pattuito per un servizio. Etimologicamente è voce ricavato accostando o agglutinando l’agg.vo bbona (buona) al/ con il s.vo mana (mano);bbona è dal lat.tardo *bonam=buona e sta per buona o alibi piacente, appetibile, che risveglia i sensi;mana è dal lat.volgare *mana(m) per il cl. manus cresemisso s.vo m.le 1.(in primis)dono, omaggio natalizio; 2. (genericamente ) dono, regalo di grande valore sulla falsariga dei doni preziosi che i Re Magi offrirono al Bambino Gesú; trattasi di voce moderna nata in tempi post-bellici quando a Napoli si venne a contatto con le truppe anglo-americane e con il loro linguaggio; infatti etimologicamente la voce a margine è un adattamento corruttivo della voce anglo-americana christmans chétta s.vo f.le omaggio, mancia data ai posteggiatori e/o suonatori ambulanti, saltimbanchi ed affini; trattandosi di voce gergale nata nell’àmbito di posteggiatori, suonatori ambulanti, saltimbanchi etc. è pressoché impossibile trovarne l’etimo, ma poi che con la voce a margine si indica per sineddoche oltre che la mancia anche il piattello o secchiello usati per raccoglierla, non si è lontani dal vero se si sospetta che la voce piú che dal francese quête=ricerca/elemosina(come frettolosamente ipotizzò il D’Ascoli) sia un adattamento al femminile del lat. cadu(m) (greco kàdos) (= brocchetta per il vino) attraverso il seguente percorso morfologico cadu(m)→cada(m)→cheda→cheta→chetta con sostituzione dell’ occlusiva dentale sonora(d) con la corrispondente l'occlusiva dentale sorda (t) e suo raddoppiamento espressivo; crianzella s.vo f.le il misurato presente fatto per disobbligarsi, azioni fatte per dimostrare graditudine o per onorare una persona; voce derivata quale diminutivo dal s.vo crianza [dallo sp. crianza, deriv. di criar 'allevare, educare', che è dal lat. creare 'creare']; rammento che dal verbo criar 'allevare, educare' che è alla base di crianza lo spagnolo e poi il napoletano ricavarono altresí il s.vo criado donde il napoletano criato = domestico allevato in casa, educato alle costumanze familiari, ai comportamenti amicali, confidenziali, intimi quelli che sono alla base delle norme di buona maniera(crianza) ed altresí delle azioni fatte per dimostrare graditudine o per onorare una persona cumprimento s.vo m.le 1 atto, parola, atteggiamento che può esprimere ammirazione, apprezzamento, ossequio, congratulazione: un complimento sincero, affettato; fare, ricevere un complimento | cortesia: visita di complimento 2. pl. gesti o espressioni di cortesia, spec. se formali o cerimoniosi: fare complimenti, esitare, per cortesia formale o per timidezza, nell'accettare ciò che viene offerto; non fare complimenti, anche, usare modi decisi, bruschi, talora villani, o non avere scrupoli | senza (tanti) complimenti, senza formalità o, anche, in modo sbrigativo o addirittura villano: una cena alla buona, senza complimenti; lo misero alla porta senza tanti complimenti 3. (merid.) rinfresco 4. (come nel caso che ci occupa) offerta conviviale in occasioni speciali 5. (usato in senso ironico, come ultra presiento) dono sgradito o sorpresa spiacevole: m’ànnu fatto ‘stu cumprimento! voce dallo sp. cumplimiento, deriv. di cumplir 'compiere (i propri doveri verso gli altri)', dal lat. complíre; cfr. compiere fiélece s.vo f.le 1. (in origine) dono, offerta di prodotti ortofrutticoli fatta dal mezzadro al padrone del fondo lavorato; 2.(per estensione in provincia ) dono di cibarie; di per sé la voce è dal lat. filice(m) =felce che per sineddoche, semanticamente indicò il dono, l’offerta di prodotti ortofrutticoli in quanto i doni offerti erano solitamente presentati in un cesto guarnito di felci che facevano da strame ai prodotti della terra. mancianza/mangianza s.vo f.le voce desueta (in primis) 1. Esca per la pesca con le nasse: m. semprice, costituita di piccoli pesci e crostacei; m. mista, mescolanza di pane, formaggio, alghe, piccoli pesci e altri ingredienti pestati grossolanamente. Anche, punto del mare dove si trovano banchi di pesci piccoli, oggetto di caccia da parte dei pesci più grandi (per es., le sardine per i tonni). 2. (come nel caso che ci occupa) Compenso offerto o corrisposto in vista di fini non onesti. Si tratta di un’unica voce dalla doppia morfologia ( una volta con l'affricata palatale sonora (g) ed una volta con la piú espressiva affricata palatale sorda (c) Etimologicamente è voce denominale di mangià per magnà mazzetta s.vo f.le voce ripresa pari pari nell’italiano: 1 quale dim. di mazza : denominazione di attrezzi in forma di piccola mazza o di grosso martello, usati in diversi mestieri e attività:’a mazzetta d’’o fravecatore, d’ ‘o scrastatore ( la mazzetta del muratore,del minatore); 2 (edil.) spalletta che sporge ai due lati delle aperture dei muri e su cui poggia il telaio dei serramenti; 3 (raro) bastone da passeggio leggero ed elegante. 4 piccolo fascio di banconote (100 pezzi) del medesimo taglio, tenute insieme da una fascetta cartacea; 5 (come nel caso che ci occupa) piccola mancia data ad inservienti (camerieri,baristi etc.); 6 (spreg.) In usi gergali e allusivi: compenso dato o ottenuto in cambio di particolari favori (sinonimo di bustarella), soprattutto da parte di esponenti politici, di pubblici funzionarî o amministratori, e sim.; tangente imposta da organizzazioni mafiose in cambio della protezione accordata; somma che una prostituta dà come compenso al suo protettore. In epoca fascista, il sussidio quotidiano pagato dallo stato ai confinati; 7. Gruppo di campioni di stoffe uniti fra loro per un lato in modo che si possano sfogliare come le pagine di un libro; per i significati sub 2,4,5, 6 e 7 è impossibile risalire all’aggancio semantico con la mazza (dal lat. matea) per cui in tali accezione l’etimo resta sconosciuto a meno che non si voglia leggervi un addattamento al femminile di mazzetto=insieme di piú cose, (spec. fiori o altri vegetali), legate o comunque unite insieme; ‘nferta s.vo f.le 1regalo, dono, offerta varia (in particolare quelle fatte in occasioni di feste solenni: Natale, Pasqua, Capodanno); 2 pubblicazione saltuaria di contenuto vario che viene redatta e venduta in occasione del Capodanno, strenna; voce etimologicamente deverbale come adattamento al femminile del lat. infertum→(i)nfertu(m)→’nferto (supino di infercio) = infarcito, riempito come infarciti, riempiti sono regali, doni ed offerte varie o le pubblicazioni di inizio d’anno. paraguanto s.vo m.le 1 mancia, omaggio, piccolo regalo in danaro; 2 presente, pensiero, elargizione, donativo fatto ai propri subalterni (camerieri, servitori, domestici); interessantissimo l’etimo della voce in esame che deriva dall’espressione iberica: para guantes che era in tempo medievale la richiesta che i maggiordomi facevano ai propri padroni con la scusa di abbisognare di guanti bianchi nuovi che sostituissero quelli in uso probabilmente logori o sporchi o sciupati al segno che il lavarli non avrebbe servito a ridar loro la decenza necessaria. presiento s.vo m.le 1. (in primis)dono, regalo fatto in occasioni di onomastici o compleanni: fà ‘nu presiento ô criaturo. 2. (usato in senso ironico) dono sgradito o sorpresa spiacevole: m’ànnu fatto ‘stu presiento! voce dal fr. présent, deriv. di présenter 'offrire'; rialía/realía s.vo f.le voce ripresa poi nell’italiano come regalía: 1 mancia,omaggio , dono, regalo in denaro; :realía ‘e Pasca (regalía pasquale); 2 nel medioevo, ciascuno dei diritti considerati di pertinenza del sovrano, spec. quelli di riscuotere imposte su terre, strade, caccia, pesca ecc.; 3 pl. doni in natura che in certi contratti agrari il colono doveva al proprietario del fondo. Etimologicamente voce dal lat. regàlia 'le cose del re', neutro pl. sost. dell'agg. regalis 'regale'; da regàlia→re(g)alía/rialía con cambio d’accento e caduta espressiva della l'occlusiva velare sonora (g); l’italiano à poi ripreso la voce napoletana recuperando la voce etimologica originaria con l'occlusiva velare sonora (g), ma adottando il cambio d’accento; sbruffo s.vo m.le s.vo dai molti significati che in primis sono:1 sbuffo, ventata; 2Spruzzo violento d’acqua o d’altro liquido emesso, per lo piú rumorosamente, dalla bocca o dalle narici da persone o da animali; spesso con usi estens. o anche con sign. affine a sbuffo: la locomotiva avanzava con allegri s. di vapore; non riuscì a trattenere uno s. di riso. 3. In pirotecnica, tipo particolare di fuochi d’artificio, usato per lanciare stelle con accompagnamento di scoppî. 4. (In senso fig) refurtiva; in tale accezione anche bbruffo; 5. (In senso fig.ed è il caso che ci occupa), mancia, regalía, bustarella data di nascosto a impiegati, funzionari e sim. in cambio di agevolazioni e favori; compenso dato sottobanco per ottenere illecitamente un favore; voce etimologicamente deverbale di sbruffare (dal lat.exproflare→(e)xproffare→sbroffare→sbruffare; sottamana avv. e s.vo m.le [comp. di sotto→sotta (dal lat. subtus, avv. deriv. di sub 'sotto' e mana= mano (dal lat. volg. *mana(m) per il cl. manus]. – 1. a. avv. A portata di mano:tene sempe sottamana’e fierre d’ ‘a fatica (tiene sempre a portata di mano gli arnesi del lavoro). Rammento però che in tale accezione in napoletano è d’uso la locuzione avverbiale a manese b. Come s. m. (pl. sottomani), cartella ricoperta di pelle, tela o plastica, che si usa tenere sulla scrivania per appoggiarvi il foglio su cui si deve scrivere e come custodia per fogli, buste e sim. 2. avv., ant. Con la mano tenuta in basso rispetto alla spalla. In partic., nella scherma: bbotta, stuccata sottamana (colpo, stoccata sottomano), e cògliere, tirà sottamana (tirare, ferire sottomano.), con la mano che impugna l’arma tenuta piú in basso della spalla; nell’ippica, sferzare s., tenendo bassa la mano che impugna il frustino. Ancora in uso le espressioni condurre, tenere un cavallo s., tenerlo per la briglia alla propria destra, con la mano bassa, stando in sella a un altro cavallo (spec. guidando pariglie, carriaggi militari, ecc.); e, in alcuni sport con la palla menà ‘a palla sottamana (lanciare la palla sottomano ), dal basso verso l’alto. 3. fig. a. avv. Di nascosto, senza farsi vedere da altri: passà ‘nu viglietto sottamana( passare un bigliettino sottomano); sigarrette ‘e contrabbandio accattate sottamana (sigarette di contrabbando comprate sottamana;dà, piglià ‘nu rialuccio sottamana (dare, prendere un regaluccio sottomano.) b. (come s.vo m.le nel caso che ci occupa), raro,ma non desueto: mancia, regalía data o presa senza che altri sappia o veda: dà, piglià ‘nu sottamana (dare, prendere un sottomano.) Anticam., l’emolumento dato a un pubblico ufficiale, oltre allo stipendio, con carattere di gratifica. 4. ancóra come avv. Nel gioco degli scacchi: jucà sottamana (giocare sottomano s., cioè giocare con il Nero, che per consuetudine muove dopo il Bianco. A margine di questa voce, avendone accennato, fa d’uopo ch’io parli delle locuzioni avverbiali a manese/a mmannese che rendono le italiane a portata di mano, sottomano, a disposizione immediata. Per la verità si tratta di due forme, ampiamente attestate dapprima nella forma a mmannése e poi quasi esclusivamente nella forma a mmanése forma nella quale perdura nel parlato popolare partenopeo. Si tratta, dicevo, di due forme leggermente diverse d’un’ unica locuzione che in origine – come chiarirò – fu a mmannése e solo in prosieguo di tempo sotto la patente influenza della voce mana divenne manése con la nasale scempia mantenendo invariato il significato di a portata di mano, sottomano, a disposizione immediata. Cominciamo súbito col chiarire che nell’ idioma napoletano la voce mannése non à nulla a che dividere con l’omografa ed omofona della lingua italiana; in italiano mannése è un aggettivo che viene riferito agli abitanti dell’isola di Man e connota in particolare una lingua che è appunto la lingua mannese o manx (chiamata anche Gaelg) che è una lingua goidelica parlata sull'Isola di Man,che è un’isola conosciuta anche come Mann o Manx (Isle of Man in inglese, Ellan Vannin o Mannin in mannese) ed è situata nel Mar d'Irlanda; sul piano politico, essa non fa parte del Regno Unito né dell'Unione Europea, ma è una dipendenza della Corona britannicaLa lingua che vi si parla è risalente al V secolo ed è derivante dall'antico irlandese; infatti non di rado viene chiamata gaelico mannese. Tutt’altra cosa è il mannése della parlata napoletana dove è un sostantivo, non aggettivo masch. e vale carpentiere,falegname ma piú ancóra carradore,fabbricante di carri e carretti, artigiano che fabbrica o ripara carri e barocci; carraio con derivazione da un acc.vo lat. manuense(m) che diede il lat. volg. *manuese donde *mann(u)ese; per il raddoppiamento della nasale cfr. alibi crebui→ crebbi, venui→venni, stetui→stetti etc. Affrontiamo il problema semantico e diciamo che tra la fine del 1700 ed i primi del 1800 in Napoli furono moltissimi gli artigiani che si dedicarono al mestiere di carradore, di fabbricante di carri e carretti,di riparatore di carri e barocci ed aprirono bottega in talune strade della città lasciandovi poi addirittura il nome: cfr. Carmeniello ai Mannesi, Crocelle ai Mannesi etc. Il fatto importante (per quel che ci occupa) fu che per quanto ampie o spaziose fossero le botteghe (e non lo erano!...) esse erano comunque insufficienti a contenere carri e/o carretti in lavorazione o riparazione con tutti i necessari corollari di ruote, pianali, sponde e stanghe ed un po’ tutti i carradori finirono per lavorare in istrada invadendo i marciapiedi antistanti le loro botteghucce ed ovviamente, per risparmiarsi la fatica di recarsi continuamente in bottega a procurarsi gli strumenti di lavoro (‘e fierre d’’a fatica), presero l’abitudine di tenerli tutti a portata di mano; da questo fatto nacque l’espressione tené a mmannése (id est: avere a portata di mano, alla maniera del mannése). In prosieguo di tempo e quasi certamente ad opera d’un qualche letterato fattosi influenzare dalla voce mana (mano)l’espressione popolare a mmannése divenne a mmanése con la nasale scempia mantenendo invariato il significato di a portata di mano, sottomano, a disposizione immediata. Ed ancóra oggi nel parlato partenopeo s’usa dire a mmanése ed inopinatamente l’espressione a mmannése cosí ricca di storia ed onesto lavoro artigianale è stata confinata in taluni vocabolarî d’antan. Dispiace il dirlo, ma talvolta taluni letterati fanno danni alla lingua! E qui faccio punto fermo augurandomi d’essere stato chiaro ed esauriente ed aver soddisfatto la curiosità dell’amico P.D.F. quella dei miei ventiquattro lettori e di chi forte si imbattesse in queste paginette.Satis est. R.Bracale Brak

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