domenica 17 febbraio 2013

CHIAGNARUSO – CHIAGNAZZARO & DINTORNI

CHIAGNARUSO – CHIAGNAZZARO & DINTORNI L’amico G.A. (i consueti problemi di riservatezza mi impongono l’indicazione delle sole iniziali di nome e cognome) mi chiede di chiarire la portata della voce chiagnazzaro riferita da una parte dei media (con una buona dose di ironia e/o sarcasmo) all’allenatore della squadra di calcio del Napoli, Walter Mazzarri che all’indomani di una sconfitta subíta dalla squadra napoletana – a suo dire – anche per colpa di un infelice arbitraggio d’un francese che non à protetto i napoletani concedendo ai giocatori inglesi del Liverpool di fare il loro comodo non sanzionandolo. Non entro nel merito della vicenda sportiva, rammentando solo l’esistenza d’una proverbiale espressione partenopea:Chi allucca, gran delore sente (chi urla avverte un gran dolore; id est: le proteste non sono mai del tutto campate in aria, ma ànno sempre una piccola o grande motivazione!) e mi limito ad illustrare le voci in epigrafe; chiagnaruso/osa agg.vo m.le o f.le = piagnucoloso/a, lagnoso/a, lamentoso/a, lamentevole, querulo/a; voce deverbale di chiagnere (dal lat. plangere con consueto metaplasmo del pl latino che evolve nel chi napoletano (cfr. i normali sviluppi di pl→chj→chi ad es.: chino ←plenum, cchiú←plus, chiaja←plaga chiovere←pl-uere,platea→chiazza, chiummo←plumbeum- plattu-m→chiatto etc.) e metatesi ng→gn) con l’aggiunta del doppio suffisso ar+ uso/ar+osa; il suffisso uso/osa è di aggettivi derivati dal latino o tratti da nomi del lat. -osu(m); indica presenza, caratteristica, qualità ecc., mentre il suffisso ar è un legante ampliativo. La voce a margine non è molto usata; si preferisce,soprattutto nel parlato della città bassa, ricorrere al piú icastico successivo chiagnazzaro/a agg.vo m.le o f.le = detto di chi sia reiteratamente e frequentemente, anche ingiustificatamente e senza motivi apparenti molto piagnucoloso/a, lagnoso/a, lamentoso/a, lamentevole, querulo/a; voce intensiva della precedente; anch’essa è un deverbale di chiagnere ma con l’aggiunta del doppio suffisso di tono beffardo azzo+aro/a→azzaro/a: azzo/a è un suffisso alterativo collaterale di accio/a che continua il lat. –ace-u(m)/a(m), usato per formare sostantivi ed aggettivi alterati con valore intensivo e peggiorativo, usati spesso per ridicolarizzare; aro/a suffisso tipico del napoletano; nell’italiano si trova il collaterale aio/a; è suffisso che continua il lat. –ari(um); compare in sostantivi, derivati dal latino o formati in italiano, che indicano mestiere (rilurgiaro/orologiaio) oppure luogo, ambiente pieno di qualcosa(vermenara/verminaia) o destinato a contenere o accogliere qualcosa (lutammaro/letamaio); nella fattispecie il suffisso aro/a addizionato al precedente intensivo e peggiorativo azzo/a forma una parola (chiagnazzaro) che vuol lasciare chiaramente e beffardamente intendere che la persona cui per dileggio, burla, canzonatura, motteggio, irrisione è rivolta abbia quasi per mestiere il pianto, il lamento continuo e reiterato e spesso ingiustificato. E cosí penso d’aver esaurito l’argomento, contentato l’amico G.A. ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro lettori. Satis est. Raffaele Bracale

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