lunedì 11 febbraio 2013

IL VERBO ASCÍ E LA SUA FRASEOLOGIA

IL VERBO ASCÍ E LA SUA FRASEOLOGIA Intendo questa volta illustrare (a beneficio dei miei consueti ventiquattro lettori e di chi altro si imbattesse in queste paginette e le trovasse, m’auguro, interessanti) un nutrito numero di espressioni costruite nell’idioma napoletano usando il verbo ascí(uscire) in genere coniugato all’infinito, ed in un caso in forma riflessiva. Prima di illustrare verbo ascí(uscire) elenco le espressioni che ò in animo di illustrare e che poi esaminerò analiticamente. Eccone l’elenco: 1)Ascí a ppariente. 2) Ascí a mmazzate. 3) Ascí a cchi sî ttu e cchi songo i’. 4) Ascí ‘a dint’ô ffuoco. 5) Ascí a ‘mpazzí 6) Ascí ‘a ll’uocchie 7)Ascí cu ‘e piere annante 8) Ascí dâ cammisa 9) Ascí dê mmane 10) Ascí ‘e tuono 11) Ascí dô semmenato 12) Ascí dô spitale 13) Ascí p’ ‘a campata. 14) Ascí p’ ‘e rrecchie (si dice di ciò che è stato detto o ascoltato fino alla noia) 15) Ascí prena. 16) Ascí cu ‘o sciore ‘mmocca. 17) Ascirsene comme a ccicere ‘ncopp’â cucchiara. Terminata l’elencazione e prima di affrontare analiticamente le locuzioni soffermiamoci sul verbo ascí v. intr. [dal lat. ab-exire→*a(be)xire→assire→ascire; aus. essere] = uscire e precisamente 1 andare o venire fuori da un luogo chiuso, circoscritto o idealmente delimitato: ascí dâ casa,dâ lucanna(uscire di casa, dall'albergo); ascí ‘ncopp’â strata, ‘ncopp’â chiazza(uscire sulla strada, in piazza);ascí â via ‘e fora (uscire all'aperto)ascí a passià, cu ‘a machina (uscire a passeggio, in automobile); ascí a ffà ‘a spesa(uscire a fare la spesa);ascí ‘a ‘na lezzione (uscire da una lezione); ‘o fummo jesce dâ fenesta (il fumo esce dalla finestra);lle jesce sanco dâ ferita( gli esce sangue dalla ferita); chi trase e cchi jesce(chi entra e chi esce), si dice per indicare un continuo andirivieni | ascí ‘e moda (uscire di moda), non essere piú di moda ' 2 andare via da casa per divertirsi, fare una passeggiata, incontrare gli amici e sim.: ô sàpato jesce pe ffà spese(il sabato esce per le compere); ‘a quanno s’è ‘nzurato, â sera nun ghiesce cchiú(da quando si è sposato la sera non esce piú) 3 allontanarsi, distaccarsi da un gruppo di persone: ascirsene dâ ròcchia(uscirsene dalla comitiva);’a prutagunista se nn’ascette dâ cumpagnia (l’attrice protagonista lasciò la compagnia teatrale) distaccarsi da un'organizzazione, da un'associazione; non farne più parte: ascirsene ‘a ‘na suggità, ‘a ‘nu partito( uscire da una società, da un partito); 4 (fig.) cessare di trovarsi in un determinato stato, in una data situazione o condizione: ascí dâ vernata, ‘a ll’anno viecchio(uscire dall'inverno, dall'anno vecchio); ascí sano e salvo dô scontro(uscire sano e salvo da un incidente automobilistico); 5 provenire, avere origine: è asciuto ‘a ‘na bbona scòla(à avuto buoni insegnanti); esce ‘a ‘na famiglia ‘e quatto quarte(proviene da una famiglia nobile,à antenati illustri); 6 detto di una sostanza, venir fuori dal recipiente in cui è contenuta; fuoruscire 7 derivare come conseguenza; nascere | 8(fam.)riuscire, risultare: ‘a ‘nu metro ‘e stoffa nun ne po’ ascí ‘nu vestito(da un metro di stoffa non può uscire un vestito) 9 dire all'improvviso, inaspettatamente; anche, sbottare: | ascirsene cu ‘nu/’na, (fam.) dire o fare qualcosa in modo brusco, imprevisto: se nn’ascette cu na chiejata ‘e spalle(se ne uscì con un'alzata di spalle) 10 essere estratto in un sorteggio; comparire in una classifica, in una graduatoria; nel giuoco del lotto è asciuto ‘o 31 ‘ncopp’â rota è Napule sulla ruota di Napoli è uscito il numero 31; ascette pe primmo ‘o nomme suĵo(il suo nome uscí primo) 11 essere prodotto; essere messo in commercio 12 detto di uno scritto, un'opera da dare alla stampa, essere pubblicato: 13 di fiumi o strade, sfociare, sboccare: ‘o Rettifilo jesce ‘mmiez’â Ferrovia (il c.so Umberto esce in piazza Garibaldi(FF.SS.) | 14(fig.) tendere a un fine, a una conclusione: addó vuó ascí cu ‘stu trascurzo?!(dove vuoi uscire con questo discorso?,A cosa miri, cosa intendi dire?) 15 di parola, avere una specifica terminazione: ‘o nnapulitano tène pochi pparole ca jesceno ‘nconsonante(in napoletano sono poche le parole che escono in consonante) 16 (sport) effettuare una uscita ( nel gioco del calcio, riferito al portiere, ascí’e piede, ‘e punie (uscir di piede, di pugni), effettuare un’uscita dalla porta per parare e respingere il pallone col piede o con il/i pugno/i). Ed ora passiamo ad analizzare le singole espressioni: 1)Ascí a ppariente. Ad litteram:Uscire a parenti, a congiunti id est: Riscontrare con un proprio interlocutore inattesi od imprevisti vincoli parentali appalesatisi durante un colloquio, una discussione donde emergano comuni frequentazioni tali da far sospettare l’esistenza di legami, nodi, rapporti, relazioni non passeggeri o estemporanei, ma risalenti addirittura ad antenati, avi, ascendenti, progenitori comuni ; 2) Ascí a mmazzate. Ad litteram:Dar corso a legnate id est: Passare alle vie di fatto, far sfociare una discussione in alterco o in acceso litigio pervenendo addirittura alle reciproche percosse; 3) Ascí a cchi sî ttu e cchi songo i’. Ad litteram:Uscire a chi sei tu e chi sono io. id est: Litigare,altercare a parole, con sostenuta virulenza pur senza giungere alle mani con pugni, schiaffi, ceffoni, sberle, calci, pedate,ma mantenendo la discussione nel àmbito civile di chi intenda imporre con le sole parole la propria personalità e tenti di convincere il contendente del proprio buon diritto che dovrebbe scaturire dal solo fatto d’ essere persona piú autorevole, qualificata, accreditata, stimata, importante o influente,dell’ antagonista. 4) Ascí ‘a dint’ô ffuoco. Ad litteram: Uscire di dentro il fuoco. Id est: Cavarsela in ogni circostanza. Lo si dice di persona accreditata d’essere in possesso di tante ottime qualità fisiche e/o morali da poter ricavare, ottenere buoni frutti in qualsiasi occasione restando per iperbole indenne anche nel passar tra le fiamme. 5) Ascí a ‘mpazzí Ad litteram:, Uscire di senno, risolvere (la propria vita) nella pazzia. Id est: ammattire, impazzire, scervellarsi, arrovellarsi, rompersi il capo (per qualcosa), perdere la testa(per qualcuno) ed anche per estensione semantica infatuarsi, appassionarsi, innamorarsi. 6) Ascí ‘a ll’uocchie Ad litteram: Uscire dagli occhi. Id est:Empirsi di cibo, mangiare a sazietà, rimpinzarsi, satollarsi da esserne – per iperbole – cosí tanto pieni al punto che il cibo trovi quale via d’uscita le orbite oculari 7)Ascí cu ‘e piere annante Ad litteram: Uscire con i piedi in avanti. Id est:Decedere, morire, defungere, trapassare ed essere messo nella bara per modo che la testa sia in alto ed i piedi all’estremità ed il feretro, la cassa da morto venga portata fuori dell’abitazione tenendone l’estremità inferiore in avanti e quella superiore indietro per modo che il defunto esca con i piedi davanti. 8) Ascí dâ cammisa Ad litteram: Uscire dalla camicia. Id est:Provare stupore, meravigliarsi, stupirsi,allibire, sbigottire, rimanere di stucco, trasecolare cosí tanto da,per iperbole, saltar fuori dai proprî panni, onnicomprensivamente indicati con il termine camicia. 9) Ascí dê mmane Ad litteram:Sgusciar via di mano. Id est:Perdere di autorità. Détto con riferimento a chi sia stato, per età o meriti in grado di affrancarsi e non si senta piú sottomesso all’autorità del genitore o dei maestri che incapaci di far valere ancóra la propria autorevolezza si vedono sfuggir di mano il figlio o l’allievo stanchi costoro di sottostare ad ordini o pressanti consigli. 10) Ascí ‘e tuono Ad litteram:Andar fuor di tono. Id est:Eccedere, esagerare, strafare, passare il segno, calcare la mano. Détto di chi in una discussione, controversia, battibecco, o disputa che sia non sappia limitarsi, contenersi, moderarsi e superi, passando il segno, un corretto ed accetabile modo di esprimersi 11) Ascí dô semmenato Ad litteram:Uscire dai limiti del seminato,superare i confini del solco. Id est:Superare i confini del lecito, del consentito. Espressione analoga alla precedente, ma usata con riferimento a chi nel suo eloquio si lasci andare scivolando, soprattutto in presenza di donne o minori, in incongrue espressioni becere, quando non addirittura indecenti, impudiche,oscene, scurrili, volgari, e triviali. 12) Ascí dô spitale Ad litteram:Uscire dall’ospedale. Id est:Mostrarsi in ottima forma, d’aspetto florido e curato quasi come chi fósse venuto fuori da una degenza ospedaliera, rimesso in una forma rigogliosa, prosperosa, sana. Espressione usata però spesso furbescamente in senso antifrastico per pigliarsi giuoco di chi sia d’aspetto emaciato. 13) Ascí p’ ‘a campata. Ad litteram: Uscire al fine di provvedere al sostentamento giornaliero. Id est: Darsi da fare,adoperarsi in qualsiasi modo o con qualsivoglia attività produttiva lecita o non lecita pur di assicurare a sé ed ai proprî congiunti il pane quotidiano. 14) Ascí p’ ‘e rrecchie Ad litteram: Uscire attraverso le orecchie. Id est: Averne avuto ad iosa e lo si dice di ciò che sia stato detto o ascoltato fino alla noia al punto che per iperbole non lo si possa piú trattenere in mente e s’avverta la necessità di liberarsene attraverso le orecchie 15) Ascí prena. Ad litteram: Risultare gravida. Id est:Restare incinta; l’agg.vo f.le prena è dal lat. volg. *praegna(m)→*praena(m), deriv. di praegnans –antis con semplificazione locale del digramma gn→n. 16) Ascí cu ‘o sciore ‘mmocca. Ad litteram: Uscire (per andare a sposare) con un fiore in bocca cioè tra i denti. La locuzione è usata per significare che la sposa è illibata, che va all’altare da inviolata. Per spiegarci l’espressione e comprenderne la semantica occorre tener presente che una illibata giovane che andasse in isposa dovesse mostrare anche esteriormente e nel proprio abbigliamento la castigatezza dei proprî costumi e poiché temporibus illis (fine ‘800, princípi ‘900) una donna che non fósse particolarmente morigerata soleva indossare abiti non esattamente sobri,modesti e verecondi con spacchi e scollature ampi e spesso usavano portare a mo’ di ornamento una rosa dal lungo gambo infilata tra i seni, di talché una giovane illibata e morigerata donna che andasse in isposa certamente non avrebbe indossato un abito meno che castigato senza spacchi o vertiginose scollature per modo che non avendo dove sistemare la rosa o fiore ornamentale, lo portava in mano e, per averle libere spesso lo teneva di tra i denti dimostrando cosí di andare sposa da illibata, da inviolata.Va da sé che la cosa non costituiva una prova provata e talora la sposa uscita con il fiore in bocca, aveva invece di che nascondere.Rammento ancóra che l’espressione fu usata talora in maniera ironica con significato antifrastico in riferimento ad alcune ragazze che dovevano far ricorso a nozze riparatrici. 17) Ascirsene comme a ccicere ‘ncopp’â cucchiara. Ad litteram: Venir fuori come cece su di un cucchiaio. Id est: Chiamarsi fuori,straniarsi, allontanarsi, rendersi estraneo da ciò cui prima si era legati; sfuggire alle proprie responsabilità, quasi come, iperbolicamente, un cece che facente parte in origine, in compagnia con della pasta di una minestra non intendesse piú restarvi e fattosi prelevare da solo ne venisse fuori abbandonando la compagna di minestra. Espressione usata sarcasticamente proprio nei confronti di coloro che sono adusi a tentare di sottrarsi ai proprî oneri e/o impegni allontanandosene e distogliendosene, per non esser chiamati a rispondere dell’operato. E cosí reputo di aver ottemperato a quanto m’ero ripromesso e di avere interessato i miei consueti ventiquattro lettori e di chi altro si imbattesse in queste paginette, per cui mi congedo con il mio consueto satis est. R.Bracale

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