sabato 27 aprile 2013

IL PANE

IL PANE Tale comunissimo buonissimo (se ben lavorato!) alimento è venduto a Napoli nelle piú varie forme o pezzature, e si avrà perciò ‘o paniello o ‘a panella (etimologicamente dal latino panis + i suffissi di genere iello o ella ); per ambedue si tratta di un’ampia pagnotta rotondeggiante di ca 1 kg.; avremo altresí ‘o palatone (grosso filone di ca 2 kg., bastevole al fabbisogno giornaliero di una famiglia numerosa, il suo nome gli deriva dal fatto che un tempo, al momento di infornarlo, detto filone occupava quasi per intero la lunga pala usata alla bisogna; la palata è invece il filone il cui peso non eccede 1 kg.(ma in origine fu di 28 once cioè ca 680 grammi e poi al tempo della rivoluzione di Masaniello(7 - 16 luglio 1647), fu portata a 36 once di poco superiore cioè al peso di 1 kg.) ed occupava la metà della pala per infornare; un quarto o meno della pala occupano le c.d. palatelle (piccoli filoncini da 500 o 250 gr.); cocchia che(con derivazione dal lat. cop(u)la(m)→cocchia), sta per coppia in quanto in origine fu un tipo di pane formato da due palatelle accostate ed unite al momento della lievitazione e poi cosí infornate; in seguito pur mantenendo la pezzatura di 1 kg. corrispondente al peso di due palatelle accoppiate, la cocchia prese una sua forma diversa: un po’ piú larga, piú schiacciata e meno lunga della palata. Un’ altra pezzatura ormai scomparsa, ma che fu prodotta sino alla fine del 1600 fu la cosiddetta ciampetella ( voce diminutiva di cianfa/ciampa varianti di zampa tutte dal long. zanka)ed il nome derivò a questa pezzatura di pane croccante di circa 4 etti per il fatto d’avere la forma d’ un ferro di cavallo (in nap. cianfa). Abbiamo oggidí infine panini, marsigliesi e ciabatte che sono tutte pezzature di pane molto contenute (raramente eccedono i due etti e mezzo), quasi delle monoporzioni adatte ad essere consumate farcite di salumi o formaggi o gustose frittate per un rapido, contenuto asciolvere o quale pasto da asporto comunemente détto marenna (che etimologicamente è un gerundivo lat. neutro pl. merenda→marenna inteso femm. sg. con tipica assimilazione progressivo nd→nn) ed a cui rimando per una piú attenta trattazione. Per ciò che attiene all’àmbito linguistico rammenterò che in napoletano ‘o ppane (etimologicamente dal latino pane(m) ) è un alimento e come tale è inteso di genere neutro, ciò comporta che, quando la parola è preceduta dall’articolo ‘o←(i)llu-d esige una grafia con la geminazione della consonante d’avvio: ‘o ppane cioè e non ‘o pane.In coda a ciò rammento che in napoletano sono intesi di genere neutro: 1) gli alimenti [ ad es.:‘o llatte, ‘o ppane, ‘o ppepe,’o ssale, ‘o pprusutto,’o ssivo] 2) i sostantivi connotanti oggetti inanimati, in quanto privi di palpiti naturali [ad es.:’o ccuttone,’o llignammo, ‘o tturreno, ‘o bbrito, ‘o bbeleno; fa eccezione: ‘o purtone,] 3) tutti gli infiniti sostantivati [ad es.: ‘o pparlà, ‘o ssentí, ‘o ccapí] 4) alcuni sostantivi connotanti concetti astratti [ad es.: ‘o bbene, ‘o mmale, ‘o gghiusto, ‘o sbagliato, ‘o pprimma, ‘o ddoppo]. Satis est. Raffaele Bracale

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