sabato 5 aprile 2014

E BBRAVO Ô FESSO!

E BBRAVO Ô FESSO! Letteralmente: E bravo allo sciocco! La frase in epigrafe la si usa sempre quando si voglia ironicamente plaudire all'operato di chi pretende, da saccente e supponente, con la propria azione di dimostrare la propria supposta valentía nei confronti di qualcuno a cui non riesca di agire alla medesima stregua. Piú chiaramente, la locuzione è usata a mo' di presa in giro di coloro che fanno le viste di ritenersi superiori agli altri ed in realtà se lo sono non è per maggiori capacità fisiche e/o morali, ma solo per fortunose o ovvie transeunti ragioni. Per meglio chiarire, occorre che mi spieghi con un esempio. Poniamo vi sia un uomo infortunato alle gambe che abbia perciò difficoltà ad ascendere una scala. Si presenta lo sciocco arrogante di turno che, essendo pienamente integro nella sua salute, con irrisoria facilità ascende la scala e commenta (volendo fare intendere che l’infortunato è incapace di fare cose semplici non perché infortunato, ma perché inetto di costituzione), commenta con aria saccente: "Visto come è facile?". La risposta che si merita codesto sciocco è quella in epigrafe, che nel caso dell'esempio starebbe a significare: “Sei cosí stupido da non renderti conto che se anche io fossi nella mia integrità fisica, non avrei difficoltà a fare ciò che ài fatto tu!” A margine di tutto rammento che spesso autori sedicenti napoletani, ma colpevolmente a digiuno di semantica e/o sintassi e grammatica della parlata partenopea rendono l’espressione in epigrafe non cosí come riportato E bbravo ô fesso! (Bravo allo sciocco!) con un inesatto ossimoro E bravo ‘o fesso! (Bravo lo sciocco!) che non riproduce l’esatto pensiero dell’autentico napoletano che mentalmente articola appunto Bravo allo sciocco! e non Bravo lo sciocco!, contraddice le statuizioni della grammatica e sintassi del napoletano dove un complemento oggetto d’una proposizione transitiva o l’oggetto delle esclamative non è mai introdotto dal semplice articolo determinativo ‘o (il)/’a(la)/ ‘e (le o gli) come càpita nella lingua italiana, ma è introdotto dalle prep. articolate ô = a+ ‘o(allo) oppure â(= a + ‘a= alla ) o ê (=a +’e = a gli – alle) in quanto la parlata napoletana, sulla scorta di un antico latino volgare parlato esige per i complementi oggetti di proposizioni transitive o esclamative (persone o esseri animati, ma non cose; es. aggiu visto a ppàteto ( ò visto tuo padre), aggiu chiammato ô cane(ò chiamato il cane, ma aggiu pigliato ‘o bicchiere(ò preso il bicchiere) esige una a segnacaso che unita all’articolo di pertinenza del complemento oggetto determina, come ò già détto, una preposizione articolata ô = a+ ‘o(al, allo),â(= a + ‘a= alla ) ê (a +’e = a gli – alle). bravo agg.vo m.le o f.le talora sostantivo: 1 che è abile ed esperto in ciò che fa, spec. nell'esercizio di un mestiere, di una professione o negli studi; valente 2 onesto, dabbene; generoso, di buon cuore: ‘nu bravo ggiovane(un bravo giovane) brav'ommo, , formule di cortesia con cui un tempo ci si rivolgeva a uno sconosciuto; oggi sono usate per lo più in tono scherzoso o ironico 3 (non com.) coraggioso, pieno di ardimento, di baldanza; 4 (fam.) può essere usato con funzione rafforzativa o espressiva, unito all'agg. possessivo e riferito a cosa: 5 (ant.) non addomesticato, brado come s. m. (st.) soldato mercenario, sgherro al servizio di un signore Etimologicamente non dal lat. barbaru(m) 'barbaro, selvaggio',ma da pravu(m) 'pravo, malvagio', usato talora anche con sign. positivo o ironico. Fesso agg. e s. m. [f. -a] (detto spec. di persona) esattamente lo sciocco balordo, senza una sua consistenza fisica e/o morale, lo stupido, , lo stolto, il deficiente, l’imbecille, lo scimunito e, talora (cfr. far fesso), l’ingannato, il tradito in tutto in linea con il suo etimo dal latino fissus part. pass. del verbo findere =spaccare, dividere; far fesso qualcuno, ingannarlo, imbrogliarlo. Brak

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