martedì 8 luglio 2014

DISGRAZIA, SVENTURA & DINTORNI

DISGRAZIA, SVENTURA & DINTORNI Anche questa volta mi trovo a raccogliere una garbata provocazione del mio caro amico P.D.F.(i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali di nome e cognome) che,memore ch’io abbia piú volte affermato che il napoletano sia piú preciso e circostanziato dell’italiano, mi à sfidato ad elencare ed a parlare delle eventuali voci del napoletano che rendano piú acconciamente quelle italiane dell’epigrafe e di loro eventuali sinonimi . Come ò già détto alibi e qui ripeto il caro amico – come diciamo dalle mie parti - m’ à rattato addó me prore (letteralmente: mi à grattato dove mi prude, id est: mi à sollecitato sul mio terreno preferito) per cui raccolgo pure questo guanto di sfida cominciando, come è mio solito, con l’esaminare dapprima le voci dell’italiano: disgrazia s.vo f.le 1 perdita del favore altrui: cadere, venire in disgrazia di qualcuno; essere in disgrazia di Dio, in peccato mortale 2 cattiva sorte; sfortuna, sventura: essere perseguitato dalla disgrazia; portare disgrazia ' disgrazia volle che... , malauguratamente avvenne che... | per mia, per tua disgrazia, sfortunatamente per me, per te | per disgrazia, per un caso sfortunato, senza volere 3 evento dannoso, doloroso, funesto: è accaduta una disgrazia; le disgrazie non vengono mai sole 4 caso spiacevole che avvenga senza colpa propria; contrattempo increscioso: non l'ò fatto apposta, è stata una disgrazia; che disgrazia non averlo saputo in tempo! 5 (ant.) bruttezza, disavvenenza. Voce etimologicamente composta dal s.vo grazia( dal lat. gratia(m), deriv. di gratus 'gradito, grato') agglutinato in posizione protetica con il prefisso dis o di- (davanti a consonante sonora), prefisso che continua il lat. dis-, presente in parole composte derivate dal latino o di formazione moderna; indica per lo piú contrasto, negazione(come nel caso in esame), opposizione (discontinuità, disonesto), dispersione (distribuire, disperdere), separazione (distogliere, divaricare); può anche avere valore intensivo (dissimulare); nella terminologia scientifico-tecnica può indicare processo inverso (disassorbimento, disgelare). sventura s.vo f.le 1 sorte avversa: essere perseguitato dalla sventura 2 avvenimento che provoca danno o dolore; sciagura: fu colpito da gravi sventure | compagni di sventura, persone che sopportano insieme qualche caso doloroso | per colmo di sventura, per somma disgrazia. Voce etimologicamente composta dal s.vo ventura = sorte, destino(dallat. ventura, propr. 'le cose che verranno', neutro pl. di venturus, part. fut. di venire 'venire') preceduto da una s distrattiva. A questo punto mi sarei dovuto interessare di qualche sinonimo delle voci or ora considerate, maper quanto mi sia dato da fare non ò potuto trovare interessanti o significativi sinonimi nei pur ampi lessici dell’italiano, per cui tanto détto passo direttamente ai numorosi ed interessanti vocaboli del napoletano che elencherò senza sistematicità, ma cosí come mi verranno in mente; premetto che esistono numerose voci femminili e poche maschili per cui ci sbarazzeremo prima di queste ultime cominciando con catalajo s.vo m.le voce antica ed ormai desueta; tuttavia talora la si ritrova, sulla bocca di vecchi partenopei della città bassa corrotta in cantaguaje riferita a persona che sia solita lamentarsi di sue vere o piú spesso presunte sventure, avversità, traversie; di per sé invece la corretta voce a margine vale in primis lamento, gemito dolente,lagnanza mesta e dolorosa espressa ad alta voce ed è etimologicamente costruita sul s.vo lajo (che è dal fr. lais=suono, canto) con protesi di un catà rafforzativo; rammento che il sostantivo lajo/laio è presente anche nella lingua italiana ed indicò in origine, con riferimento alla poesia francese medievale, un componimento lirico di argomento amoroso o fantastico, recitato o cantato con accompagnamento musicale; successivamente il medesimo s.vo anche nel linguaggio poetico della lingua italiana (usato però esclusivam. al plur. lai),indicò voci meste e dolorose, lamenti. La stessa voce, per sineddoche (causa-effetto), è usata per significare sventura, disgrazia. guajo s.vo m.le 1 disgrazia; situazione difficile: stà dint’ê guaje,dinto a ‘nu mare ‘e guaje; jí ascianno guaje cu ‘a lanternella. (essere nei guai, in un mare di guai; andare in cerca di guai con la lanterna) 2 impiccio, inconveniente; danno: ‘o guajo è ca nun trovo ‘e cchiave (il guaio è che non trovo le chiavi);fíglieta cumbina sempe guaje! (tua figlia combina sempe dei guai! ) 3 spec.al pl. (ant.) acuti ed alti lamenti1 etimologicamente la ritengo voce derivata dal portoghese guaio di analogo significato con sostituzione della i con la semiconsonante j atteso che il napoletano non sopporta tre vocali di fila donde aio è reso con l’omofono ajo. Per quanto riguarda il significato sub 3 esso è dovuto ad una confusione del parlato tra guajo e l’assonante lajo rammentato antea sub cantalajo. schiuoppéto s.vo m.le 1 lo scoppiare, il rompersi violentemente e con gran rumore; si dice anche di un proiettile, bomba e sim. la cui esplosione avvenga dopo un certo tempo dalla percussione della spoletta; (fig.) con ritardo rispetto al tempo normale, opportuno o conveniente; (estens.) il rumore prodotto dallo scoppio di qualcosa: sèntere ‘nu schiuoppeto(sentire uno scoppio) 2 infortunio, malanno improvviso soprattutto muscolare sèntere ‘nu schiuoppeto dint’”ê rine (avvertire un improvviso scoppio nella zona lombare) 3 (fig.) l'insorgere, il manifestarsi all'improvviso e violentemente di eventi negativi o pericolosi, di disgrazie ecc.; il manifestarsi violento di un sentimento, di un moto dell'animo e sim. Etimologicamente si tratta di un deverbale di schiuppà= scoppiare,deflagrare, nascere all’improvviso (schiuppà a sua volta è da un acc.vo lat. scloppu(m)). E passiamo ora alle numerose voci femminili tra le quali troviamo: disgrazzia s.vo f.le 1Stato di privazione della benevolenza, della simpatia, del favore da parte di altra persona (l’opposto quindi di grazia), nelle locuz. cadere, venire, essere in d. di qualcuno, soprattutto di persona superiore per grado o funzione, o di persona potente: è in d. del (o presso il) direttore; prima era molto benvisto dal presidente, ma ora è caduto in disgrazia; era in d. del principe; venne in d. della imperatrice Sofia (G. Villani); in partic., essere in d. di Dio, essere in grave colpa, trovarsi in peccato mortale. 2. Piú comunemente: a. Sfortuna, sventura, cattiva sorte: ‘a disgrazzia ce sta ‘ncuollo (la disgrazia ci perseguita); avere la d. addosso; portare d., esser causa di sciagure, di malanni, essere di malaugurio (cfr. jettatura, jella): tutti lo sfuggono, perché dicono che porta d.; molti credono che il canto della civetta porti d.; d. volle che ..., avvenne malauguratamente che ...: d. volle che la lettera fosse aperta dalla censura; per mia, per tua d., ecc., sfortunatamente per me, per te, ecc. b. Piú determinatamente, di sventura che colpisca, spec. nello stato domestico o economico: à avuto tanti disgrazzie dint’â famiglia soja(à avuto tante d. nella sua famiglia); le d. non vengono mai sole; o per indicare la mancanza abituale o congenita di qualche bene: à avuto ‘a disgrazzia ‘e nascere cecato (à avuto la d. di nascere cieco); anche in senso attenuato: tene ‘a disgrazzia d’essere gnogno (à la d. di essere timido). c. Avvenimento funesto e improvviso, incidente, infortunio: accadere, capitare, succedere una d.; è successa una grave d., una d. mortale; è morto in seguito a d.; provocar disgrazie. Piú genericam., ogni caso spiacevole che avvenga involontariamente: mi è successa una d., ò sfasciato l’auto; non l’ò fatto apposta, è stata una disgrazia; o contrattempo increscioso: è stata una vera d. ch’io non l’abbia saputo in tempo; che disgrazia! Locuz. avv., pe disgrazzia, in seguito a disgrazia, cioè a infortunio, a incidente, a un fatto spiacevole, o anche per caso, involontariamente: l’ò colpito per d. in un occhio; talora con valore antifrastico: nun tène maje ‘nu sordo dint’â sacca, manco pe disgrazzia!(non à mai un soldo in tasca, neanche per disgrazia). Voce etimologicamente composta dal s.vo grazia( dal lat. gratia(m), deriv. di gratus 'gradito, grato'), con raddoppiamento espressivo dell'affricata alveolare sorda (z), agglutinato in posizione protetica con il prefisso dis o di- (davanti a consonante sonora), prefisso che continua il lat. dis-, presente in parole composte derivate dal latino o di formazione moderna; indica per lo piú contrasto, negazione(come nel caso in esame), opposizione (discontinuità, disonesto), dispersione (distribuire, disperdere), separazione (distogliere, divaricare); può anche avere valore intensivo (dissimulare); nella terminologia scientifico-tecnica può indicare processo inverso (disassorbimento, disgelare). disdetta s.vo f.le 1 (ant.) il disdire, rifiuto 2 (dir.) atto col quale si manifesta la volontà di recedere da un contratto, impedendone la rinnovazione: mannà ‘a disdetta a n’inquilino (mandare lo scioglimento del contratto ad un inquilino 3 sfortuna: sventura, iattura, iettatura, scalogna, che disdetta! Etimologicamente trattasi di voce verbale (part. pass. sostantivizzato al femminile)dell’infinito disdicere→ disdire rifacimento del lat. dedecíre (comp. di dí- 'de-' e decíre 'addirsi, convenire'). gliànnula s.vo f.le Antica e desueta voce soprattutto nel significato che ci occupa (sub 2) ed in quello esclamativo (sub 3): 1 ghiandola,gozzo, tonsille, ghianda 2 (per traslato con riferimentoin primis al rigonfiamento nella parte anteriore del collo,di solito dovuta all'ingrossamento della tiroide o ad infiammazione delle tonsille) malanno, tumefazione delle tonsilli,ed estensivamente qualsiasi altro acciacco, malattia, accidente improvviso e fastidioso ancorché non gravissimo 3 (inter.) espressione di meraviglia, ira, dispetto, rabbia:gliànnula!(accidenti!) Etimologicamente voce dal lat. glandula(m)→glannula(m)→glànnula, dim. di glans glandis 'ghianda' con assimilazione progressiva nd→nn jettatura s.vo f.le 1 influsso malefico che, secondo la superstizione popolare, è o sarebbe esercitato da alcune persone o cose 2 (estens.come nel caso che ci occupa) procurata sfortuna, disdetta apportata da persona che si ritiene eserciti influssi malefici. Etimologicamente voce deverbale di jettare (dal lat. *iectare intensivo di iàcere). jella s.vo f.le 1sfortuna, iattura, sventura, disgrazia continue ; 2 (estens.come nel caso che ci occupa) avversità, rovina, sciagura ricorrenti o ripetute. È voce ritenuta dai piú d’etimo sconosciuto ma che penso si possa ricondurre, con il Rohlfs, al greco *gellos←kellos = storto attraverso un adattamento regionale iello→jella cogliendo il collegamento semantico nel fatto che sfortune, iatture, sventure, disgrazie avversità, rovine e sciagure son tutti accadimenti capaci di di render erronea, balorda, balzana,sghemba una esistenza. malasciorta s.vo f.le disgrazia, cattiva ventura: essere perzeguitato dâ malasciorta (essere perseguitato dalla mala sorte) | pe malasciorta, per disgrazia. Etimologicamente voce ottenuta agglutinando l’agg.vo f.le mala= cattiva, brutta, trista (dal lat. *mala(m)) con il s.vo f.le sciorta = sorte, ventura, destino (dal lat. sorte(m) con il consueto passaggio di s + vocale alla sc palatale(cfr. semum→scemo, simia→scigna, *exaquu(m=→sciacquo ). pioneca s.vo f.le miseria, sfortuna, iella, disdetta persistenti. Quanto all’etimologia, non v’è uniformità di vedute: il D.E.I. ed altri ipotizzano un accostamento a peonia( pianta erbacea ornamentale con radici tuberiformi, fiori grandi color rosa, bianco o violaceo, simili a rose ma non profumati, che è dal lat. paeonia(m), che è dal gr. paionía, f. di paiónios 'salutare, soccorritore', perché le radici della pianta ànno proprietà medicinali;per la verità non mi riesce di cogliere il collegamento semantico tra una pianta medicamentosa e la miseria, sfortuna, iella, disdetta persistenti per cui mi pare piú corretto accettare l’ipotesi di Giammarco che vede la derivazione di pionica da una forma latina *pl(i)onica passata a pjonica da *pilonica con metatesi pil/plj e doppio suffisso in/ic da pilo= pestello connesso a pinsere = pestare da collegarsi semanticamente alla miseria, sfortuna, iella, disdetta che quasi pesta e/o pigia chi è colpito dalla insistente pioneca. sbentura s.vo f.le 1. gravissima mala ventura, sorte avversa,rovinosa, apportatrice di infelicità, disagi o disgrazie; disgrazia, disavventura, sciagura, avversità dannose, catastrofiche, fatali; 2. caso, avvenimento, circostanza che arreca danno e dolore; grave avversità, disgrazia; 3. in frasi esclamative: gnànnula e che sbentura!; accidenti , che sventura! 4. è usata spesso come iperbole anche scherzosa: tené a cchella scassacazzo d’ ‘a cammarera tutt’ ‘e juorne ‘mmiez’ê piere è ‘na vera sbentura!(avere quella cameriera seccatrice tutto il giorno tra i piedi è una vera sventura) scajenza s.vo f.le 1. carenza, mancanza, povertà; 2. (estens.come nel caso che ci occupa) avversità disgrazia, contrarietà, rovina reiterate quasi sempre congenite, innate, insite, ereditarie, naturali: è ‘na scajenza ca lle vène dê nonne (è una rovina ereditata dai nonni!) Interessantissima l’etimologia della voce che è da un neutro pl. lat. poi inteso f.le sg. *ex-cadentia = cose che accadono; morfologicamente è tipica la caduta della dentale (d) come in calià←cali(d)are, vaco←va(di)co, ajutare←a(d)iutare. sciaúra s.vo f.le 1.gravissima disgrazia, tragica calamità problema, contrattempo, imprevisto,drammatico, funesto, infausto; 2.(estens.come nel caso che ci occupa) cattiva sorte, destino avverso, sfortuna nefasta, sventura fatale. Voce etimologicamente denominale di sciaurato che è dal lat. exauguratu(m)→exau(gu)ratu(m), propr. part. pass. di exaugurare 'sconsacrare', deriv. di augurare 'consacrare con buoni auspici'. trunata s.vo f.le 1. esplosione, scoppio; 2.(per estensione) notizia di una sventura grave e (2 sineddoche) la sventura stessa. Voce etimologicamente deverbale di trunà (part. pass. sostantivato al femminile); trunà = tuonare è un denominale di truono che è l’incrocio del lat. volg. *tonu(m), deriv. di tonare 'tonare' con tonitrus. E qui mi fermo ,convito d’aver risposto adeguatamente alla richiesta dell’amico P.D.F., d’avere interessato qualcun altro dei miei consueti ventiquattro lettori e pensando di non aver dimenticato nessuna delle voci napoletane che traducono quelle, italiane, dell’epigrafe reputo di poter far punto con il consueto Satis est. R.Bracale

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