mercoledì 11 marzo 2015

VARIE 15/182

1 - PURE ‘E CUFFIATE VANNO ‘MPARAVISO Anche i gabbati vanno in Paradiso Locuzione proverbiale usata a mo’ di conforto dei corbellati per indurli ad esser pazienti e sopportare chi gratuitamente li affanni , atteso che anche per essi derisi ci sarà un gran premio: il Paradiso. Cuffiate plurale di cuffiato =deriso, corbellato; etimol.: part.pass. di cuffià( =deridere/corbellare) che è un denominale dell’arabo còffa=corbello. 2-PURE ‘E MMURE TENONO ‘E RRECCHIE Anche i muri ànno orecchi Fa d’uopo, quindi, se non si vuole far conoscere in giro le proprie idee o considerazioni usare, anche in casa, un eloquio misurato e di basso volume evitando altresí di spettegolare o di dire cose pericolosamente compromettenti per sé o altri. 3 - PURE LL’ONORE SO’ CCASTIGHE ‘E DDIO. Anche gli onori sono castighi di Dio Atteso che comportano comunque aggravio di lavoro ed aumento delle responsabilità. 4 - PURE ‘NU CAUCIO ‘NCULO FA FÀ ‘NU PASSO ANNANTE Anche un calcio in culo fa compiere un passo in avanti Id est: per progredire nella vita, come nel lavoro, occorrono forti spinte, magari violente che vanno comunque accettate considerato i vantaggi che ne possono derivare. 5 -PUR’IO TENGO ‘A MANO CU CINCHE DÉTE. Anche io ò la mano con cinque dita. Proverbio dalla duplice valenza; nella prima si adombra quasi un avvertimento minaccioso che significa: anche io sono dotato delle vostre medesime capacità operative,[comprese quelle di rubare] per cui fate attenzione a non misurarvi con me pensando di prevalere: potreste avere una brutta sorpresa! La seconda valenza sottindende una garbata protesta volendo significare: ò soltanto le vostre stesse capacità e/o possibilità; miracoli non ne posso fare: non chiedetemeli! 6 - QUANNO ‘A CAPA PERDE ‘E SENZE SE NE STRAFOTTE PURE ‘E SUA ECCELLENZA! Quando la testa perde il raziocinio se ne impipa anche di Sua Eccellenza Id est: Quando, nella vita, si è in preda all’ira o alla follia non si à rispetto per nessuno, nemmeno per l’autorità. 7 - QUANNO ‘A CARNA È CCOTTA È CCHIÚ FFACILE A SCEPPÀ LL’OSSA. Quando la carne è cotta è piú facile spolparla Id est: per ottenere il miglior risultato è necessario attendere il momento piú adatto che è il piú propizio o favorevole, occorre per ciò armarsi di pazienza ed attenderlo. 8 - QUANNO ‘A CAURARA VOLLE MENA SÚBBETO ‘E MACCARUNE Quando la pentola bolle, cala súbito i maccheroni Id est:nella vita bisogna esser sempre solleciti e profittare del momento adatto per fare ciò che è da farsi, evitando,per non correre l’alea di un insuccesso, di rimandare o procrastinare la propria azione.Il proverbio à anche un significato furbesco ed in tale connotazione significa: quando una donna avverte i primi bollori, occorre darle súbito marito che la soddisfi e la calmi. 9 -QUANNO ‘A CUMETA ‘O VVO’, DALLE CUTTONE Quando l’aquilone lo chiede, dagli spago Al di là del suo concreto chiaro ed esatto significato, il proverbio vale:nella vita spesso è opportuno, se non necessario, assecondare le vanterie di chi si vanta ed è vanitoso, per tenerselo amico, al fine di riceverne possibili futuri vantaggi. 10 - QUANNO Â FEMMENA ‘O CULO LL’ABBALLA, SI NUN È PPUTTANA, DIAVULO FALLA! Quando una donna ancheggia, se non è una meretrice ritienila tentatrice. Le donne che sculettano o lo fanno di mestiere o provocatoriamente per trovar partito. 11 - QUANNO ‘A FEMMENA VO’ FILÀ LL’ABBASTA PURE ‘NU SPRUOCCOLO. Quando una donna vuol filare le è sufficiente un piccolo bastoncino. Id est: Quando la donna intende raggiungere un determinato scopo usa, per farlo, ogni mezzo anche quelli apparentemente meno adeguati. 12. 'O PATAPATO (o anche 'O PARAPATO oppure 'o PATABBATE) 'E LL'ACQUA oppure ‘O PATAPATO (o anche 'O PARAPATO oppure 'o PATABBATE)D''E MAZZATE etc. Iperbolica locuzione, intraducibile ad litteram, con la quale si vuol significare che l'acqua o le percosse o quanto altro non richiamato espressamente dall'epigrafe è sparso in gran quantità e viene usata ad es. a commento di un improvviso copioso temporale o come pesante minaccia rivolta da un adulto nei confronti di un ragazzo al quale si promette una estesa gragnuola di percosse. Premesso che, contrariamente da quanto affermato da taluno, il termine patabbate non richiama nessuna gerarchia ecclesiastica, essendo solo la corruzione del termine cardine parapato,ricorderò che quest'ultimo deriva dal greco parapatto donde in primis il parapato poi patapato richiamato che significa spargere, distribuire copiosamente in giro, proprio nel senso che si attaglia alla locuzione in epigrafe. 13. 'O PIZZO CCHIÚ SCURO È 'O FUCULARE Ad litteram: il posto più buio è il focolare. Icastica espressione che si suole pronunciare per avvertire chi ci stia sollecitando d'un alcunché che non si è pronti, nè disposti all'azione, mancandone i relativi presupposti; in senso letterale l'espressione è usata per significare che il pasto richiestoci non è pronto, nè sarà pronto in quanto addirittura il fuoco non è stato acceso ancóra (o per mancanza di vettovaglie o perché non si è disposti a lavorare preparando il desinare) di talché il focolare risulta essere il luogo piú buio della casa; per traslato l'espressione è usata per render noto che non si potrà addivenire al richiestoci, in quanto, volontariamente o involontariamente, ma chiaramente, si è impreparati all'occorrenza. 14. 'O SAZZIO NUN CRERE Ô DIUNO Ad litteram: il sazio non crede al digiuno Amara constatazione di chi si trovi in istato di necessità e venuto a contatto con colui a cui, invece, non manchi nulla, non sia considerato da quest'ultimo, come chi, sazio o in buona salute, difficilmente può veramente comprendere i disagi di uno che soffra la fame o sia ammalato. In napoletano il s.vo ed agg.vo sazzio/a = sazio/a (deverbale del lat. satiare[contrazione del part. pass. sazziato→sazzi(at)o→sazzio]), nel napoletano esige la geminazione dell’affricata alveolare sorda ‹z› in quanto nel napoletano l’esito del digramma latino ti è sempre zzi laddove nel fiorentino toscano l’esito prevede la zeta scempia[ti→zi] cfr. azzione/a ← actione-m mentre nel fiorentino toscano troviamo azione← actione-m, oppure spazzio←spatiu-m mentre nel fiorentino toscano troviamo spazio ←spatiu-m etc. 15. 'O SENZO D''A BONANEMA. Ad litteram: il gusto della buonanima. Simpatica espressione con la quale si tenta di canzonare chi, pervenuto per disattenzione od insipienza ad un risultato errato e negativo voglia farlo ritenere giusto e migliore di quel che sia, dichiarandolo legato ad ottimi insegnamenti; si narra che un giovane sposo si lagnava dei manicaretti che la sua mogliettina gli preparava ed adduceva che non avevano mai il gusto di quelli che sua mamma soleva preparargli quando ancora era scapolo; le cose si misero a posto allorché la giovane mogliettina si adeguò al sistema della suocera e facendo bruciacchiare le pietanze, come era solita fare la di lei suocera,conferí alle pietanze il famoso gusto della buonanima, cosí gradito all’abituato palato dello sposo. 16. 'O SIGNORE CU LL'OGNA SPACCATA Ad litteram: il signore dall'unghia bipartita. Cosí, a mo' di dileggio, viene indicato chi si atteggia ad individuo raffinato ed elegante e magari vanti falsamente nobili prosapie ed invece sotto le mendaci spoglie di un gran signore, sia solo un signore con l'unghia bipartita e cioè un maiale. 17. 'O SCARFALIETTO 'E GIESÚ CRISTO Ad litteram: Lo scaldino di Gesú Cristo. Non si direbbe, ma la locuzione in epigrafe è una dura, sia pure sorridente offesa che si rivolge agli uomini ritenuti ignoranti o anche becchi. Non v'à chi non sappia che Gesú Cristo fu riscaldato nella greppia di Betlemme da un bue e da un asinello; di talché affibbiare ad uno il titolo di scaldino di Gesú Cristo significa dargli dell' asino e del bue id est: ignorante e cornuto e perciò significa accusare sua moglie di infedeltà continuata. 18. - 'O SPASSO D''O CARDILLO È 'O/’A PAPPAMOSCA Ad litteram:il divertimento del cardellino è il ragno/la cinciallegra. Cosí si suole commentare il fastidioso, reiterato comportamento di chi si diverte a tormentare, insolentendolo e molestandolo chi sia meno dotato soprattutto fisicamente, tenendo il medesimo comportamento che tiene il cardellino con il ragno o - secondo altri - con la cinciallegra, che - pare - sia continuatamente e provocatoriamente angariata immotivatamente dal cardellino.Ricorderò che usata come voce maschile: ‘o pappamosca significa il ragno, mentre usata al femminile ‘a pappamosca è la cinciallegra il tutto sulla falsariga del concetto napoletano che un oggetto (o cosa quale che sia) è inteso se maschile piú piccolo o contenuto del corrispondente femminile et versa vice ; abbiamo ad . es. ‘a tavula (piú grande rispetto a ‘o tavulo piú piccolo ),‘a tammorra (piú grande rispetto a ‘o tammurro piú piccolo ), ‘a cucchiara(piú grande rispetto a ‘o cucchiaro piú piccolo), ‘a carretta (piú grande rispetto a ‘o carretto piú piccolo ); ),‘a canesta (piú grande rispetto a ‘o canisto piú piccolo ), fanno eccezione ‘o tiano che è piú grande de ‘a tiana e ‘o caccavo piú grande de ‘a caccavella; nella fattispecie la cinciallegra (‘a pappamosca) è certamente piú grande del ragno (‘o pappamosca). Brak

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