sabato 20 febbraio 2016

VARIE 16/121




1 QUANNO SIENTE 'O LLATINO DÊ FESSE, È SSIGNO 'E MAL' ANNATA.
Letteralmente: quando senti che gli sciocchi parlano latino, è segno di un cattivo periodo.Id est: l'ostentazione di cultura sia autentica che presunta  da parte degli stupidi e degli  ignoranti, prelude a tempi brutti, per cui son da temere gli sciocchi che si paludano da sapienti...
2 PARÉ 'O SORICE 'NFUSO 'A LL'UOGLIO.
Letteralmente: sembrare un topolino bagnato da l'olio. La locuzione viene usata sarcasticamente e per dileggio  a Napoli nei confronti di taluni bellimbusti che vanno in giro tirati a lucido ed impomatati cosa  che in napoletantano suona: alliffati (dal greco aleiphar=olio); tali soggetti vengon paragonati ad un topolino che per ventura sia cascato nell'orcio dell'olio e ne sia riemerso completamente unto e luccicante.
3 'A CARNE SE JETTA E 'E CANE S'ARRAGGIANO.
Letteralmente: la carne si butta ed i cani s'arrabbiano. Id est: c'è eccessiva abbondanza di carne (tale da determinarsene la dismissione di tutta o di una parte….) , ma v’è altresí mancanza di danaro per acquistarla e ciò determina profonda rabbia in chi, non avendo pecunia, non può approfittare dell'abbondanza (e del basso costo) delle merci. Per traslato, il proverbio è usato in tutte quelle situazioni in cui una qualsiasi forma di indigenza è ostativa al raggiungimento di un fine che parrebbe invece a portata di mano; ciò vale anche nei rapporti tra i due sessi: per es. allorchè una donna si offra apertamente e l'uomo non abbia il coraggio di cogliere l'occasione; un terzo - spettatore, magari concupiscente-  potrebbe commentare, dolendosene,  la situazione con le parole in epigrafe.
4 'A VECCHIA Ê TRENTA 'AUSTO, METTETTE 'O TRAPANATURO Ô FFUOCO.
Letteralmente: la vecchia ai trenta d'agosto (per riscaldarsi) mise nel fuoco l'aspo. Il proverbio viene usato a mo' di avvertenza, soprattutto nei confronti dei giovani o di coloro che  si atteggino  a giovani ,tutti quelli cioè  si lasciano cogliere impreparati alle prime avvisaglie dei freddi autunnali che già si avvertano sul finire del mese di agosto, freddi che - come dice l'esperienza - possono essere perniciosi al punto, per combatterli,  da indurre i piú esperti (la vecchia) ad usare come combustibile persino un utile oggetto come un aspo, l'arnese usato per ammatassare la lana filata. Per estensione, il proverbio si usa con lo stesso fine di ammonimento, nei confronti di chiunque si lasci cogliere impreparato non temendo un possibile inatteso rivolgimento di fortuna - quale è il freddo in un mese ritenuto caldo.
trapanaturo= aspo, strumento girevole che serve per avvolgere in matassa un filato;   la voce napoletana trapanaturo deriva dal greco trypanon, deriv. di trypân 'forare' con l’aggiunta del suffisso turo indicante attività.
5 JÍ ZUMPANNO ASTECHE E LAVATURE.
Letteralmente: andar saltando per terrazzi e lavatoi. Id est: darsi al buon tempo, trascorrendo la giornata senza far nulla di costruttivo, ma solo bighellonando in ogni direzione: a dritta e a manca, in alto (asteche=lastrici solai,terrazzi) ed in basso ( lavatore/lavature = lavatoio/i (voci che son  dal t. lat.lavatoriu(m) )un tempo erano  ubicati in basso - per favorire lo scorrere delle acque - presso sorgenti di acque o approntate fontane, mentre l'asteche (voce che è dal greco ast(r)akon= coccio)erano  ubicati alla sommità delle case,erano i luoghi deputati ad accogliere i panni lavati per poterli acconciamente sciorinare al sole ed al vento, per farli asciugare.
 6 PARE CA MO TE VECO VESTUTO 'A URZO.
Letteralmente: Sembra che ora ti vedrò vestito da orso. Locuzione da intendersi in senso ironico e perciò antifrastico. Id est: Mai ti potrò vedere vestito della pelle dell'orso, giacché tu non ài nè la forza, nè la capacità fisica e/o morale di ammazzare un orso e vestirti della sua pelle. La frase viene usata a sarcastico  commento delle azioni iniziate da chi sia ritenuto inetto,
incapace, incompetente, inesperto quando non pigro, negligente, fannullone, sfaticato, scansafatiche, abulico, apatico, accidioso   al punto da non poter mai  portare al termine nulla di  ciò che intraprende.
7 'O CUCCHIERE 'E PIAZZA: TE PIGLIA CU 'O 'CCELLENZA E TE LASSA CU 'O CHI T'È MMUORTO.
Letteralmente: il vetturino da nolo: ti accoglie(gratificandoti) con(il termine di)  l'eccellenza e ti congeda bestemmiandoti i morti.Il motto compendia una situazione nella quale chi vuole ottenere qualcosa, in principio si profonde in ossequi e salamelecchi esagerati ed alla fine sfoga il proprio livore represso, come i vetturini di nolo adusi a mille querimonie per attirare i clienti, ma poi - a fine corsa - pronti a riversare sul medesimo cliente immani contumelie, in ispecie allorché il cliente nello smontare dalla carrozza questioni sul prezzo della corsa, o - peggio ancora - non lasci al vetturino una congrua mancia.
8 'E DENARE SO' COMM'Ê CHIATTILLE: S'ATTACCANO Ê CUGLIUNE.
Letteralmente: i soldi son come le piattole: si attaccano ai testicoli. Nel crudo, ma espressivo adagio partenopeo il termine cugliune viene usato per intendere propriamente i testicoli, e per traslato, gli sciocchi e sprovveduti cioé quelli che annettono cosí tanta importanza al danaro da legarvisi saldamente.
chiattille  sost. masch. plurale di chiattillo= piattola  dimitivo (vedi suffisso illo) del lat. med. *platta per blatta
cugliune/i sost. masch. plurale metafonetico di coglione= testicolo, ed anche babbeo, stupido  da un acc.vo del lat. volg. coljone(m) per il class. coleone(m).
9 HÊ 'A MURÍ RUSECATO DA 'E ZZOCCOLE E 'O PRIMMO MUORZO TE LL'À DA DÀ MÀMMETA
Che possa morire rosicchiato dai grossi topi di fogna ed il primo morso lo devi avere da tua madre. Icastica maledizione partenopea giocata sulla doppia valenza del termine zoccola (dal b.lat. sorcula dim. di sorex) che, a Napoli, identifica sia il ratto cioè il grosso  topo di fogna che la donna di malaffare adusa – come il ratto – a frequentar nottetempo i marciapiedi.
10 MA TE FOSSE JIUTO 'O LLICCESE 'NCAPO?
Letteralmente: ma ti è forse  andato(salito) il leccese in testa? Id est: fossi impazzito? Avessi perso l'uso della ragione? Icastica espressione che, a Napoli, viene usata nei confronti di chi, senza motivo, si comporti irrazionalmente. Il leccese dell'espressione non è - chiaramente – un nativo e/o un abitante di Lecce, ma un tipo di famoso tabacco da fiuto, prodotto, temporibus illis, nei pressi di quel  capoluogo di provincia pugliese; l'espressione paventa il fatto che il tabacco fiutato possa (ma  non si sa bene come)  aver raggiunto, attraverso le coani nasali il cervello e leso cosí le facoltà raziocinanti del... fiutatore.
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