sabato 9 luglio 2016

ALCUNE TIPICHE ESPRESSIONI NAPOLETANE.





 ALCUNE TIPICHE ESPRESSIONI NAPOLETANE.
Cominciamo con
CACCHIO, CACCHIO (nell’espressione  venirsene cacchio cacchio);Cacchio, cacchio ad litteram sta per: strano, strano (nell’espressione : avvicinarsi  strano, strano)Espressione usata per significare l’atteggiamento di chi, facendo finta di nulla, mogio mogio, con indifferenza  ed ostentata tranquillità, si prepara  invece ad agire proditoriamente in danno di terzi, quasi che si accostasse al luogo dove agirà, con studiata noncuranza.
Da rammentare che l’espressione a margine era usata da Totò, il principe del sorriso, sommandola con  la pleonastica espressione
- TOMO TOMO  espressione inutile in quanto di di uguale portata e/o significato, ma di minor presa; ò detto pleonastica perché, mi pare che  non  ci fosse stato il bisogno di chiarire o aumentare la portata del cacchio cacchio napoletano, espressione - al contrario -  molto piú corposa e pregnante, per il vocabolo usato, dell’algido tomo tomo, espressione napoletana  costruita con un vocabolo [tomo] da non confondere con l’analogo italiano  presente nella locuzione: essere un bel tomo nel senso di  essere un tipo strano, bizzarro di grande improntitudine . Il tomo napoletano è marcato sul greco tomo-s (cosa tagliata, nel sens di mancante di un quid).L’espressione venirsene cacchio cacchio  non va confusa con quella che recita  
- Venirsene oppureJirsene TINCO - TINCO 
Espressione che ad litteram significa : accostarsi oppure allontanarsi sollecitamente  (come un tincone); id est:avvicinarsi oppure    sparire da un luogo rapidamente e con una buona dose di faccia tosta, quasi dando ad intendendere che l’avvenimento cui si vuol partecipare o a cui   si è partecipato  e da cui ci si allontani  non ci riguardi o abbia riguardato, né chiami o abbia chiamato  in causa.Né altresí l’espressione è da confondersi con quella che recita  
Venirsene RUGLIO RUGLIO (id est: venirsene  mogio mogio, piano piano,ovvero accostarsi lentamente, quasi contando i passi, come chi sia pieno, zeppo, stipato di cibo e dunque sia costretto a muoversi  lentamente, mogio mogio. Altra tipica espressione è quella che impone:
FA’/VA’ CUONCIO CUONCIO- CUONCE CUONCE  
(Fai/Vai piano piano!)L’espressione napoletana cuoncio cuoncio oppure cuonce cuonce è un’espressione avverbiale che vale: piano, piano – senza fretta – accortamente – con cautela,precisione  e circospezione – lentamente; l’espressione si sostanzia  nell’iterazione del sostantivo cuonce (plurale di cuoncio), ma nel caso in epigrafe l’iterazione non mira a formare un superlativo come nel napoletano  avviene normalmente alibi sia con sostantivi, ma  soprattutto con aggettivi (cfr. sicco sicco (=magrissimo), chiatto chiatto (=grassissimo), luongo luongo (=altissimo o lunghissimo) tinco tinco (=rapidissimo come una tinca)etc. Nel caso in esame ci si ricollega al sostantivo cuonce (plurale di cuoncio) per richiamarne, con l’iterazione, la cautela lenta e circospetta usata nel portare a compimento un’opera muraria (quella che gli antichi romani dissero opus quadratum o opus reticulatum antica tecnica di costruzione muraria romana consistente nel sovrapporre, facendo combaciare le facce laterali e tenendo la base rivolta verso l'esterno, ed il vertice verso l'interno, piccole piramidi di tufo o altra pietra, per modo che chi guardasse il muro, cosí costruito, avesse l'impressione di vedere una serie di quadratini orizzontati diagonalmente.
Vale la pena di ricordare che tutte le l’espressioni: ruglio ruglio, tinco tinco, tomo tomo,cuonce cuonce cacchio cacchio,nella loro reiterazione dell’aggettivo di grado positivo o del sostantivo usato in funzione aggettivale, ne sostanziano, come ò accennato,   il superlativo che, al solito, in napoletano non à la forma del suffisso in issimo/errimo, ma usa reiterare l’aggettivo di grado positivo come avviene p. es. con chiatto chiatto(s.vo ed agg.vo= grasso dal lat. plattu(m)) o luongo luongo o ancora curto curto che rispettivamente stanno per grassissimo,altissimo (o lunghissimo), bassissimo e dunque ruglio ruglio  sta per pienissimo,  tinco tinco  (tincone) vale sveltissimo, cacchio cacchio vale cacchio al massimo grado e sta per stranissimo,  tomo tomo   sta per bizzarrissimo; cuonce cuonce   sta per pianissimo;
Esaminiamo le singole voci:
cacchio s.m. voce eufemistica usata quale addolcimento di cazzos.m. =  pene, organo maschile della riproduzione (derivato dal greco (a)kation=albero della nave, voce gergale d’ambito marinaro) ma qui usato in funzione aggettivale nel significato di sciocco, strano;
tomo  s. m. [dal lat. tardo tomus, gr. tómos, propriam. "sezione, taglio, fetta"];  in primis  ognuna delle parti (spec. dei volumi) in cui è divisa un'opera a stampa: un'enciclopedia divisa in dieci tomi; poi(fig., iron.) (ed è caso che ci occupa): persona singolare, bizzarra; tipo strano; non chiarissimo il percorso semantico seguíto per passare dal primo significato  al significato ironico; ma forse, a mio avviso il collegamento è da cercarsi nel fatto che  come  una sezione, un taglio, una  fetta   di qualcosa non può rendere compiutamente l’idea della cosa di cui si è estratto  una sezione, un taglio, una  fetta, cosí  la persona singolare, bizzarra, il tipo strano certamente non   rende l’idea di un individuo  integro e normale, ma ne rappresenta  quasi una piccola parte dunque incompleta e manchevole;
tinco a. m. al femm. agg.vo e sost.  tenca = rapido/a, sollecito/a, svelto/a;
etimologicamente l’aggettivo è stato mutuato dal sost. tinca= s. f. (dal tardo lat. tinca(m))    
1 pesce d'acqua dolce di media grandezza, dal corpo tozzo di color verde-oliva dal movimento veloce ; è comune nelle acque dolci a fondo melmoso e si alleva nelle risaie dove distrugge le larve delle zanzare (ord. Cipriniformi). 2 nel gergo teatrale, parte impegnativa, che non offre però soddisfazioni all'attore;
l’aggettivo tinco/tenca conserva semanticamente e richiama  il comportamento e l’andatura rapida, sollecita, svelta del pesce tinca. 
ruglio agg.vo m= pieno, colmo, zeppo, rimpinzato, lento, mogio;  è un aggettivo molto antico che trova i suoi omologhi,assonanti in siciliano ed in calabrese (trugghiu- rugghiu) nell’identico  significato di partenza di: pieno, colmo, zeppo con riferimento agli oggetti(brocche, casse etc.) pieni o colmati, ma anche alle persone rimpinzate di cibo ; se ne deduce che chi sia ruglio cioè  pieno, colmo, zeppo, rimpinzato abbia un andamento lento e mogio; in Irpinia la parola è la medesima:ruglio.   Etimologicamente l’aggettivo a margine  è un chiaro deverbale forgiato sul verbo latino: turgulare  frequentativo di turgere: inturgidire;
E, a mo’ di completamento rammenterò che sia in calabrese che in napoletano d’antan esiste il verbo ‘ntrugliare = ingrossare forgiato ugualmente sui verbi latini di cui sopra.
bizzarroagg.vo 1 che à qualcosa di singolare, di originale, di stravagante: una persona bizzarra; un modo bizzarro di vestire
2 focoso, che s'adombra o imbizzarrisce facilmente (detto di un cavallo) | (ant.) iracondo, bizzoso (detto di persona); etimologicamente denominale  di  bizza probabile forma intensiva di izza (dal longobardo hizza (bollore).
Cuonce : in napoletano il sostantivo  cuoncio (di cui cuonce è il plurale),  con etimo quale deverbale da conciare (che è dal lat.  volg. *comptiare, deriv. di comptus 'ornato, adorno', da comere 'mettere insieme'), à molti significati: concime, letame (per concimare), belletto, condimento (cfr. ‘o cuoncio acconcia= il belletto, il condimento rende migliore la persona o il cibo), ma indica pure (concio) ognuna di quelle piccole piramidi di tufo o altra pietra di cui sopra; per cui con la locuzione avverbiale cuonce cuonce si intende richiamare la lentezza, la cautela, la precisione maniacale e circospetta da usarsi (procedendo un concio per volta) nel porre in essere l’ opus quadratum o opus reticulatum; allo stesso modo con medesima studiata lentezza,  cautela, e precisione deve comportarsi nel suo agire chi sia invitato ad operare cuonce cuonce.
Cacchio s.vo m.le  forma eufemistica ed attenuata di cazzo (che per l’etimo è voce m.le di stampo gergale, volgare e furbesco d’origine in uso tra i marinai greci derivato da (a)kation = albero della barca); nell’iterazione cacchio cacchio  vale strano,bizzarro, insolente, sfacciato, sfrontato, impudente, scortese anzi stranissimo, bizzarrissimo insolentissimo, sfacciatissimo, sfrontatissimo, impudentissimo, scortesissimo.

Raffaele Bracale 05/01/09




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