venerdì 27 gennaio 2017

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1.CHI TÈNE 'O LUPO PE CCUMPARE, È MMEGLIO CA PURTASSE 'O CANE SOTT'Ô MANTIELLO. Ad litteram: chi à un lupo per socio, è meglio che porti il cane sotto il mantello. Id est: chi à cattive frequentazioni è meglio che si premunisca fornendosi di adeguato aiuto per le necessità che gli si presenteranno proprio per le cattive frequentazioni. Da notare come in napoletano il congiuntivo esortativo non è reso con il presente, ma con l'imperfetto... 2.CHI TÈNE O PPANE E VVINO, 'E SICURO È GGIACUBBINO. Ad litteram: chi tiene pane e vino, di certo è giacobino. Durante il periodo (23/1-13/6 1799)della Repubblica Partenopea, il popolo napoletano considerava benestanti, i sostenitori del nuovo regime politico, sostenitori che erano stati rimunerati dai nuovi governanti. Attualmente il proverbio è inteso nel senso che sono ritenuti capaci di procacciarsi pane e vino, id est: prebende e sovvenzioni coloro che militano o fanno vista di militare sotto le medesime bandiere politiche degli amministratori comunali, regionali o provinciali che a questi nuovi giacobini son soliti procacciare piccoli o grossi favori, non supportati da alcuna seria e conclamata bravura, ma solo da una vera o pretesa militanza politica. . 3.CHI TROPPO S''O SPARAGNA, VENE 'A ‘ATTA E SSE LLU MAGNA. Letteralmente: chi troppo risparmia,viene la gatta e lo mangia. Il proverbio- che nella traduzione toscana assume l'aspetto di un anacoluto sta a significare che non conviene eccedere nel risparmiare, perché spesso ciò che è stato risparmiato viene dilapidato da un terzo profittatore che disperde o consuma tutto il messo da parte; tale terzo profittatore è spesso rappresentato dal/dagli erede/i che gode/godono fino allo scialacquamento del patrimonio del de cuius. 4.CHI VA PE CCHISTI MARE, CHISTI PISCE PIGLIA. Letteralmente: chi corre questi mari può pescare solo questo tipo di pesce. Id est: chi si sofferma a compiere un tipo di operazione difficile e/o pericolosa, non può che sopportarne le conseguenze, né può attendersi risultati diversi o migliori. 5,CHI VO’ BBENE Ô MARÍTO, VEVE 'NCOPP'A LL'ACÍTO. Letteralmente: chi vuol bene al marito beve anche in presenza di una crisi di acidità gastrica.Id est: il bene coniugale fa superare ogni avversità, anche a costo di sacrificio quale è quello di bere in presenza di una crisi di stomaco con versamento acido.L'acíto di per sé sarebbe l'aceto di vino, ma nella locuzione sta ad indicare quel succo acre che prodotto dallo stomaco spesso a seguito di cattiva digestione, torna in gola e nelle fauci disturbando(e dunque piú correttamente dovrebbe leggersi àcito= acido e non acíto= aceto, ma leggendo àcito e non acíto verrebbe meno la rima con maríto, rima con cui il proverbio è stato tramandato (cosí come nella forma in epigrafe) operando una piccola forzatura di significato della voce acíto. BRAK

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