mercoledì 25 gennaio 2017

VARIE 17/95

1.CE MANCANO DICIANNOVE SORDE P’APPARÀ ‘A LIRA. Ad litteram: ci mancano (ben) diciannove soldi per raggranellare una lira. Poiché la lira de quo contava venti soldi il fatto che, come affermato in epigrafe, mancassero diciannove soldi, significava che ci si trovava in gran carenza di mezzi e la locuzione, riferita ad una azione principiata con tal carenza voleva significare che, con ogni probabilità, non si sarebbe potuto portare a compimento il principiato e che, forse, sarebbe stato piú opportuno il desistere. 2.CACCIÀ ‘E CCARTE Ad litteram: tirar fuori le carte Non si tratta però, chiaramente di tra fuori da un cassetto le 40 carte di cui è formato il mazzo napoletano di carte da giuoco per principiare una partita. Si tratta, invece, di procurarsi le necessarie documentazioni burocratiche per avviare una certa pratica o per portarla a compimento.In particolare la locuzione in epigrafe è usata dai promessi sposi che, intendendo contrarre il loro matrimonio, devono sobbarcarsi all’impresa di procurarsi presso uffici pubblici e/o luoghi di culto le prescritte documentazioni, dette in maniera onnicomprensiva: carte, senza le quali, non è possibile pervenire alla celebrazione delle nozze. Va da sè che quasi tutti i negozi giuridici necessitano di ineludibili carte da procacciare e ciò à dato modo a taluni napoletani, disperatamente senza lavoro, di inventarsi un mestiere: quello di procacciatore di carte; questo utilissimo individuo, per poche lire si accolla l’onere di fare lunghissime file davanti agli sportelli degli uffici dell’anagrafe pubblica, o si accolla la fatica di raggiungere posti lontani e impervi da raggiungere per procurare al richiedente le carte necessarie. 3.CE MANCANO QUATTO LASTE I ‘O LAMPARULO. Ad litteram: mancano i quattro vetri e il reggimoccolo Locuzione di portata simile alla precedente; in questa, in Luogo della lira, il riferimento è fatto ad una ipotetica lanterna che è stata costruita in maniera raffazzonata di talché non è adatta allo scopo per cui è stata costruita e non potrà produrre vantaggi a chi se ne dovesse servire, posto che essa lanterna manca dei quattro vetri che ne costituiscono le pareti e manca addirittura del reggimoccolo centrale: un simile oggetto non potrà mai servire ad illuminare. 4.CESSO A VVIENTO! Letteralmente: gabinetto aperto. Offesa totalizzante e che non ammette replica rivolta a persona spregevole sia fisicamente, ma soprattutto moralmente che viene equiparata a quei vespasiani pubblici di un tempo costruiti in ghisa ed aperti, per consentire un agevole ricambio d'aria, sia in alto che in basso. 5.CH’HÊ VISTO? GIAMBATTISTA ‘INT’Ô CANISTO? Ad litteram: Cosa ài veduto? (la testa) di Giambattista nel canestro? Domanda ironica rivolta per dileggio a chi senza un acclarato, evidente, cogente motivo si mostri con il volto segnato dal raccapriccio, dal terrore, dalla paura, dallo spavento, nonché dal ribrezzo quasi che sia reduce dalla agghiacciante, orribile, orrenda, spaventosa, ripugnante visione di una testa mozzata. Nella fattispecie si suppone che la testa mozzata sia quella d’ un tal Giambattista che piú precisamente è il cugino precursore di Nostro Signore Gesú Cristo cioè Giovanni il Battista che [come riportato nella sacra scrittura (Vangelo di Marco 6,14-29)] fu decapitato per ordine di Erode e gliene fu recata la testa su di un vassoio. È di tutta evidenza che nell’espressione in esame, per non perdere l’espressività d’ una rima la testa, in Luogo d’esser mostrata su di un vassoio, è mostrata in un canestro (in napoletano canisto che rima acconciamente con Giambattista). Va da sé che o vassoio o canestro non cambia la sostanza dell’orripilante visione, tale da generare pauroso sgomento, terrore, panico. Altrove con analoga valenza chi senza un acclarato, evidente, cogente motivo si mostri con il volto segnato dal raccapriccio, dal terrore viene considerato sarcasticamente. BRAK

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