mercoledì 1 febbraio 2017

VARIE 17/129

1.ESSERE FIGLIO ‘E VIECCHIE Ad litteram: Essere figlio di vecchi Id est: Essere figlio nato da genitori vecchi.Locuzione usata per complimentarsi di chi, messo al mondo da genitori non piú giovani,si appalesi e sia ritenuto come persona di grande intelligenza, di notevoli capacità operative e che sappia sbrigarsela in ogni evenienza e tutto ciò nella convinzione che costui abbia ereditato dai suoi genitori le conoscenze e le esperienze che son proprie [o lo dovrebbero essere] delle persone mature ed avanti negli anni. viecchie s.vo m.le pl. di viecchio vecchio,persona avanti negli anni; voce etimologicamente da un acc. lat. vetulu(m) (diminutivo di vetus) che diede il tardo lat. vĕclu(m)→viecchio con la vocale tonica breve che dittonga in ie.Da notare che il s.vo pl. a margine, pur essendo il plurale solo del maschile (infatti il f.le che è vecchia à il pl. in vecchie) nella locuzione esaminata è onnicomprensivo dei due generi e deve essere inteso come riferito ai vecchi ed alle vecchie. 2.ESSERE LL'URDEMU LAMPIONE 'E FOREROTTA. Letteralmente: essere l'ultimo fanale di Fuorigrotta. Id est: Non contare nulla, non servire a niente. La locuzione prese piede verso la fine dell' '800 quando l'illuminazione stradale napoletana era fornita da fanali a gas in numero di 666; l'ultimo lampione (fanale) contraddistinto appunto col numero 666 era situato nel quartiere di Fuorigrotta, zona limitrofa di Napoli, per cui il fanale veniva acceso per ultimo, quando già splendevano le prime luci dell' alba e la di lui utilità veniva ad essere molto limitata. 3.ESSERE MASTO A UNU FUOGLIO. Ad litteram: esser maestro ad un solo foglio. Locuzione che si usa a mo’ di dileggio nei confronti di coloro che son ritenuti o si autoritengono maestri, ma siano di limitatissime conoscenze e di competenze molto ristrette, ai quali è inutile chiedere che vadano al di là di ciò che essi stessi propongano o facciano, come si diceva di un tal violinista, bravissimo esecutore, quasi virtuoso, ma di un unico pezzo, violinista che si scherniva davanti alla richiesta di eseguire altri brani musicali. 4.ESSERE MURO E MMURO CU 'A VICARIA. Letteralmente: essere adiacente alle mura della Vicaria. Id est: essere prossimo a finire sotto i rigori della legge per pregressi reati che stanno per esser scoperti. La Vicaria della locuzione era la suprema corte di giustizia operante in Napoli dal 1550 ed era insediata in CastelCapuano assieme alle carceri viceregnali. Chi finiva davanti alla corte della Vicaria e veniva condannato, era súbito allocato nelle carceri ivi esistenti o in quelle vicinissime di San Francesco site nella piazza omonima in quello che in origine fu il monastero dei monaci di sant’ Anna ed oggi accoglie gli uffici della Pretura. 5.ESSERE N’ ACCA ‘MMIEZO Ê LLETTERE oppure N’ ÍCCHESE DINTO A LL’AFFABBETO. Ad litteram: essere un’acca fra le lettere oppure una ics nell’alfabeto Id est: non contare nulla, essere una nullità assoluta, valere quanto uno zero e non servire che poco o nulla al pari della muta acca che è solo una consonante di tipo diacritico o , peggio ancora, valere quanto la consonante ics che non è usata né in italiano, né in napoletano e che a stento serve per connotare un’incognita. BRAK

Nessun commento: