giovedì 2 febbraio 2017

VARIE 17/134

1.FÀ ‘O VALLO ‘NCOPP’Â MMUNNEZZA Ad litteram: fare il gallo sull’immondizia Id est: assumere gratuitamente arie di superiorità, montare saccentemente in cattedra cercando di imporsi su tutti gli altri che però a ragion veduta non sono altro che un cumulo di rifiuti di talché, solamente messo al loro confronto, il gallo può primeggiare; altrove non conterebbe nulla. 2.FÀ ‘O MANTESENIELLO Letteralmente: fare il grembiulino. Id est: comportarsi come chi indossi il grembiulino; locuzione usata a dileggio di certi uomini che, dimenticando la loro (supposta) mascolinità, si comportino da donnetta mostrandosi pettegoli e linguacciuti, ciarlieri al punto di propalare notizie apprese: fatto di per sé disdicevole, ma che lo è ancora di piú quando le notizie, che ci si diverte a portare in giro, sono state apprese in “camera caritatis” per le pubbliche funzioni che svolge il manteseniello della locuzione. manteseniello= grembiulino s.vo m.le diminutivo (cfr. il suff. iello) di mantesino= grembiule, zinale; la voce mantesino è dal tardo lat. mantu(m)+ ante+ sinu(m)→mantesinu(m). 3.FÀ ‘O MASTO ‘E FESTA. Ad litteram: fare il maestro della festa Locuzione da intendersi sia in senso strettamente letterale che in senso figurato; intesa in senso letterale si fa riferimento a chi, sia pure dispoticamente, si impegna ad organizzare feste pubbliche o private conferendo spesso il proprio danaro oltre che il proprio tempo ed impegno;in senso traslato la locuzione si usa con dispetto nei confronti di chi, senza esserne né invitato, né delegato a farlo pretende di organizzare l’altrui esistenza; costui con incredibile faccia tosta si presenta non richiesto in casa altrui e disponendosi ad agire tamquam un fac-totum dispensa sgraditi consigli sul modo migliore di comportarsi ed agisce quasi alla medesima stregua del tipo detto spallettone o mastrisso(cfr. ultra). 4.FÀ ‘O NNACCHENNELLO Ad litteram: fare il cicisbeo Il vocabolo in epigrafe è oggi fra i napoletani piú giovani quasi sconosciuto, mentre persiste nella memoria e nell’uso di quelli piú avanti negli anni. Con tale vocabolo si indica il lezioso, lo svenevole, lo eccessivamente complimentoso, il vagheggino, il manierato cicisbeo; è chiaro che in un’epoca come la nostra che à statuito la parità dei sessi sarebbe impensabile un uomo che si comportasse verso il gentil sesso in maniera tale da esser paragonato a quei settecenteschi cavalier serventi che solevano portare lunghe capigliature spartite sulle fronte e portate sul volto a coprire un occhio, mentre con l’altro, attraverso un occhialetto,spesso colorato, sogguardavano le dame ; tale postura faceva pensare che i suddetti cavalieri non avessero che un occhio;in francese la cosa suonava: il n’à q’un oeil che letto rapidamente diveniva il n’à che n’el da cui i napoletani trassero nnacchennello. 5.FÀ ‘O PÍRETO CCHIÚ GGRUOSSO D’’O CULO. Ad litteram: fare il peto piú grande del culo. Versione piú prosaica, ma quanto piú icasticamente viva dell’algido italiano: fare il passo piú lungo della gamba; in effetti il massimo danno che potrebbe derivare dall’operare secondo la locuzione italiana sarebbe quello di dover sopportare il dolore di uno strappo muscolare; nel caso della locuzione napoletana i danni sarebbero ben piú gravi ed ignominosi. BRAK

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