sabato 4 febbraio 2017

VARIE 17/141

1.FÀ N’ ASCIUTA ‘E QUARTA Antica icastica espressione che si traduce ad litteram: Fare un’uscita di quarta ma che sarebbe piú opportuno rendere (e chiarirò il perché) con Fare un’uscita da quarta. Si tratta in ogni caso di un’espressione che può avere una doppia valenza a seconda del significato che si attribuisce al sostantivo sottinteso di quarta. E mi spiego;nel caso che con il termine quarta si intenda: quarta fila di palchi, l’espressione significa assumere un atteggiamento esagerato eccedente, enorme, spropositato commisurato alle situazioni in cui ci si trovi coinvolti ; in questo caso l’espressione trae origine dal linguaggio teatrale; quando infatti, in una rappresentazione teatrale, un attore sortito dalle quinte fa il suo ingresso in iscena in maniera eclatante, senza controllare il proprio volume di voce, anzi quasi gridando al segno di poter essere tranquillamente percepito sin nei palchi di quarta fila(situati molto lontano dal palcoscenico ed in alto appena al di sotto del loggione che è la parte piú elevata del teatro, sopra gli ordini dei palchi, dove sono i posti di minor prezzo); in tal caso si dice che l’attore à fatto un’uscita di quarta. Nel caso invece che con il termine quarta si intenda: quarta posizione, l’espressione significa assumere un atteggiamento adirato, arrabbiato, sovraeccitato quasi avvertendo una pericolosa tensione dei nervi,prodromica di reazioni anche violente.; in questo caso l’espressione trae origine dal linguaggio sportivo e precisamente da quello della scherma; infatti nel linguaggio dello schermidore chi si trovi o si ponga in quarta posizione è in una posizione di difesa, ma tesa ed irritata, premonitrice di un possibile attacco con tutte le conseguenze che ne derivano.Piú comunemente, in questa seconda accezione s’usa l’espressione stà ‘nquartato stare inquartato cioè in quarta posizione che è di difesa, ma di preparazione ad un attacco. asciuta s.vo f.le uscita, sortita, (di un attore sulla scena) apparizione, comparsa; etimologicamente part. pass. f.le sostantivato dell’infinito ascire/ascí = uscire che è dal tardo lat. abexire→*a-(be)xire→assire→ascire; quarta s.vo o agg.vo f.le 1 la quarta classe di un corso di studi: la quarta elementare 2 la quarta parte della circonferenza dell'orizzonte 3 (mar.) la trentaduesima parte della rosa dei venti, pari a 11ª 15' 4 (mus.) intervallo di quattro gradi della scala diatonica 5 nei cambi di velocità di autoveicoli e motoveicoli, la quarta marcia: ‘ngranà ‘a quarta(innestare la quarta) | partí ‘nquarta(partire in quarta), (fig.) intraprendere qualcosa con baldanza, con irruenza 6 la quarta fila delle poltrone o dei palchi in teatro, 7una delle posizioni di guardia della scherma; anche, una posizione della danza classica, 8 (dir.) nel diritto romano, quarta parte dell'eredità del marito che spettava alla vedova priva di dote; voce marcata al femminile dal lat. quartu(m), corradicale di quattuor 'quattro' 2.FÀ 'NU QUATTO 'E MAGGIO. Letteralmente: fare un quattro di maggio. Id est: sloggiare, cambiar casa, trasferirsi altrove. Da intendersi anche in senso figurato di allontanarsi, o recedere dalle proprie posizioni. Nel lontanissimo 1611 il vicerè Pedro de Castro, conte di Lemos, nell'intento di porre un po' di ordine nel caos dei quasi quotidiani traslochi che si operavano nella città di Napoli, fissò appunto al 4 di maggio la data fissa soltanto nella quale si potevano operare i cambiamenti di casa. Il giorno 4, da allora divenne la data nella quale gli inquilini erano soliti conferire mensilmente gli affitti ai proprietarii di immobili concessi in fitto. 3.FÀ 'NU SIZZIA-SIZZIA. Letteralmente: fare un sitio- sitio Id est: richiedere ripetutamente e lamentosamente qualcosa con ossessiva petulanza. La locuzione nasce prendendo spunto dal Sitio! pronunciato da Cristo sulla croce. Alla richiesta del Signore i soldati risposero offrendogli dell'aceto misto ad acqua e non per vilipenderlo ancóra di piú, ma perché l’aceto misto ad acqua è la bevanda piú adatta a spegnere l'arsura. 4.FÀ 'O CALAVRESE. Fare il calabrese,comportarsi come un calabrese ossia non mantenere la parola data, esser mendace e spergiuro..., atteggiamento tipico del calabrese che (non per cattiva abitudine, ma per paura) in un rapporto contrattuale [temendo di essere ingannato o vessato dalla controparte] – viene meno a quanto pattuito, per non incorrere in un cattivo mercato. 5.FÀ O ESSERE ‘NA CARTA ‘E TRE (o meglio) ‘E TRESSETTE Ad litteram: fare o essere una carta da tre (o meglio) di tressette; id est: essere o comportarsi da persona di vaglia, importante, capace di imporsi a tutti gli altri o per naturale carisma o per accertate capacità fisiche e/o morali; piú precisamente nel gergo malavitoso e per traslato nel linguaggio popolare la carta di tre o tressette è colui che con ogni mezzo, lecito o meno che sia riesce ad assurgere al posto di comando imponendo la propria volontà. La locuzione è mutuata dal giuco del tressette giuoco di carte nel quale alcune di esse per convenzione, pure essendo di valore facciale inferiore rispetto alle altre, nel corso del giuoco prevalgono sulle altre risultando vincitrici nelle singole prese; la scala gerarchica convenzionale del giuoco è cosí stabilita: tre, due, asso, re, cavallo, fante e poi dal sette fino al quattro secondo l’ordine decrescente;dal che si evince che la miglior carta, atta a catturare tutte le altre è il tre e a ciò si riferisce la locuzione in epigrafe.Talvolta però l’espressione viene usata a mo’ di dileggio nei confronti di chi non avendo né carisma, né capacità intellettuali, tenti di atteggiarsi ad individuo di vaglia o importante; a chi agisse in tal modo si suole raccomandar: nun fà ‘a carta ‘e tre ossia evita di assumere atteggiamenti da carta ditre (quella vincente al giuoco del tressette.) BRAK

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