martedì 7 febbraio 2017

VARIE 17/156

1.JÌ Ô BATTISIMO, SENZA CRIATURO. Recarsi a battezzare un bimbo senza portarlo... - Cioè comportarsi in maniera decisamente errata, mettendosi nella situazione massimamente avversa all'opera che si vorrebbe intraprendere. 2.JÍ Â PERIMMA Ad litteram: marcire locuzione usata con riferimento alle merci, in ispecie alle vettovaglie, che stanno per ammuffire o che già siano diventate ammuffite o marce; per traslato la locuzione è usata anche con riferimento alle persone che invecchino male, deperendo nel fisico ed intellettualmente perdendo colpi. 3.JÍ A PPARLÀ CU ‘O PATO Letteralmente: Andare a parlare con il padre (della fidanzata). Id est: Ufficializzare una situazione impegnandosi chiaramente a mantenere l’impegno di fare sfociare un fidanzamento nel matrimonio. L’espressione napoletana, in disuso ormai dalla fine degli anni ’60 del 1900 in coincidenza con la rivoluzione dei costumi giovanili e della società, e con il subentro all’istituto del matrimonio, della disdicevole consuetudine della convivenza disimpegnata, libera e senza regole, l’espressione in esame corrisponde ad un dipresso a quella dell’italiano chiedere la mano della sposa Rispetto a quella dell’italiano, l’espressione napoletana coglie al meglio l’importanza della figura paterna (del tutto assente nell’espressione italiana) figura che sino alla fine degli anni ’60 del 1900 ebbe un posto preminente nell’àmbito della famiglia di cui rappresentò l’indiscussa guida materiale e morale responsabile titolare della cosiddetta patria potestas ed occorreva che con Lui e con nessun altro l’aspirante promesso sposo parlasse dando garanzie di serietà morale, supportata da un lavoro retribuito e chiarisse le sue serie intenzioni di voler metter su famiglia impalmando la figliola di colui con cui si andava a parlare. 4.JÍ A PPÈRE 'E CHIUMMO. Andare con i piedi di piombo - Cioè: con attenzione e cautela. Quasi si calzassero scarpe da palombaro appesantite da suole di piombo che costringessero a procedere lentamente. 5.JÍ A PPUORTECE PE ‘NA RAPESTA ed anche JÍ A PPUORTO PE ‘NA RAPESTA Ad litteram: recarsi a Portici per (acquistare) una rapa. Id est: Agire sconsideratamente impegnandosi eccessivamente, affaticandosi oltremodo per raggiungere un risultato modesto o meschino. Cosí si dice, a dileggio, di chi si comporta in maniera poco giudiziosa, assennata, attenta, accorta o riflessiva sprecando energie e – nella fattispecie - si recasse al mercato ortofrutticolo all’ingrosso di Portici, piccolo comune agricolo nei pressi di Napoli, per acquistare una sola, insignificante rapa. 33 bis.Jí a ppuorto p’ ‘a rapesta. Ad litteram: recarsi al porto per la rapa. L’espressione in esame è una corruzione della precedente, ma è di significato alquanto diverso; questa in esame è una locuzione usata a dileggio di chi si comporti in maniera imprudente, scriteriata, dissennata mettendosi in situazioni pericolose, come quella di frequentare la malfamata e perigliosa zona portuale, e lo faccia non per necessità o per lavoro, ma al solo scopo di dar soddisfazione alle proprie esigenze sessuali frequentando le prostitute stanziali del porto atte ad occuparsi della ... rapesta del loro cliente. Infatti nella locuzione il s.vo rapesta [1 in primis rapa; 2per traslato furbesco membro maschile; 3per traslato offensivo uomo inetto e dappoco; la voce rapa è dal lat. rapa←rapu-m = rapa, mentre la voce napoletana rapesta è dal neutro lat. rapistru-m attraverso il pl. rapistra poi inteso f.le e lètto rapista→ rapesta con semplificazione di str→st come in fenesta da fenestra(m) ] qui rapesta è usato appunto nel senso traslato/furbesco.A margine rammento infatti che è da collegarsi alla rapa l’agg.vo arrapato che è il part. pass. usato anche come agg.vo dell’infinito arrapà (arrapare), v.bo tr.vo di origine meridionale,pervenuto anche nel lessico italiano sia pure come voce volgare. è un denominale del lat. rapa, propr. neutro pl. di rapum 'rapa', poi considerato come f.le sg.in senso maliziosamente allusivo alla durezza dell’ortaggio] = eccitare sessualmente; piú spesso usato come intr. o intr. pron. (arrapà, arraparse, fà arrapà), eccitarsi sessualmente; quantunque sia piú comunemente usata al maschile (arrapato= eccitato ) nulla vieta che la voce sia coniugata anche al f.le (arrapata= eccitata) quantunque l’eccitazione maschile meglio si presti in pratica ad esser rappresentata dalla turgidità della rapa! Nella variante in epigrafe l’azione sconsiderata affaticandosi oltremodo per raggiungere un risultato modesto o meschino è rappresentata dal recarsi al porto nella cui area esistette il mercato generale di fruttac e verdura, per acquistarvi una sola rapa, cosa improbabile perché al mercato generale si vendeva e vende solo all’ingrosso e non al dettaglio. BRAK

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