lunedì 31 luglio 2017

VARIE 17/767



1.CHIJARSELA A LIBBRETTA.
Letteralmente:piegarsela a libretto. È il modo piú comodo per consumare una pizza, quando non lo  si possa fare stando comodamente seduti al tavolo servendosi di piatto e posate  e si sia costretti a mangiare stando  in piedi. In tal caso si procede alla piegatura in quattro parti della pietanza circolare che assume quasi la forma di un piccolo libro e si può mangiarla riducendo al minimo il pericolo di imbrattarsi di condimento. L’espressione in senso traslato vale  accettare obtorto collo, far, per necessità, buon viso a cattivo gioco.
2.VENNERE 'A SCAFAREA PE SSICCHIETIELLO.
Letteralmente:Vendere una grossa insalatiera presentandola come un secchiello.Figuratamente e sarcasticamente la locuzione viene  adoperata nei confronti di chi decanti la nettezza dei costumi di una donna che invece è stata notoriamente conosciuta biblicamente da parecchi.

3.'E SÀBBATO, 'E SÚBBETO E SENZA PREVETE!
Di sabato, di colpo e senza prete! E' il malevolo augurio che si lancia all'indirizzo di qualcuno cui si augura di morire in un giorno prefestivo, cosa che impedisce la sepoltura il giorno successivo, di morire di colpo senza poter porvi riparo e di non poter godere nemmeno del conforto religioso
4.A PPESIELLE NE PARLAMMO.
Letteralmente: Parliamone al tempo dei piselli -(quando cioè avremo incassato i proventi della raccolta e potremo permetterci nuove spese...) Id est: Rimandiamo tutto a tempi migliori.
Messo sulla bocca di un medico, vale sempre “Rimandiamo tutto a tempi migliori,ma per me”(quando, cioè, sarei in preda ai dolori di pancia che ti procureranno i piselli e sarei costretto a chiedere il mio intervento a pagamento!)
5.JÍ CERCANNO OVA 'E LUPO E PIETTENE 'E QUINNICE.
Letteralmente:Andare alla ricerca di uova di lupo e pettini da quindici (denti). Id est: andare alla ricerca di cose introvabili o impossibili; nulla quaestio per le uova di lupo che è un mammifero per ciò che concerne i pettini bisogna sapere che un tempo i piú conosciuti nel popolo, oltre quelli usati per ravviarsi i capelli,  erano i pettini dei cardalana e tali attrezzi non contavano mai piú di tredici denti...
6.CHI TÈNE MALI CCEREVELLE, TÈNE BBONI CCOSCE...
Chi à cattivo cervello, deve avere buone gambe, per sopperire con il moto alle dimenticanze o agli sbagli conseguenti del proprio cattivo intendere.
7.METTERE 'O PPEPE 'NCULO Â ZÒCCOLA.
Letteralmente:introdurre pepe nel deretano di un ratto. Figuratamente: Istigare,sobillare, metter l'uno contro l'altro. Quando ancora si navigava, capitava che sui bastimenti mercantili, assieme alle merci solcassero i mari grossi topi, che facevano gran danno. I marinai, per liberare la nave da tali ospiti indesiderati, avevano escogitato un sistema strano, ma efficace: catturati un paio di esemplari, introducevano un pugnetto di pepe nero (spezia che avevano abbondantemente a portata di mano in quanto presente tra quelle trasportate come beni da importazione) nell'ano delle bestie, poi le liberavano. Esse, quasi impazzite dal bruciore che avvertivano si avventavano in una cruenta lotta con le loro simili. Al termine dello scontro, ai marinai non restava altro da fare che raccogliere le vittime e buttarle a mare, assottigliando cosí il numero degli ospiti indesiderati. L'espressione viene usata con senso di disappunto per sottolineare lo scorretto comportamento di chi, in luogo di metter pace in una disputa, gode ad attizzare il fuoco della discussione...
8.PURE 'E PULICE TENONO 'A TOSSE...
Anche le pulci tossiscono - Id est: anche le persone insignificanti tossiscono, ossia voglione esprimere il proprio parere.
9.DICE BBUONO 'O DITTO 'E VASCIO QUANNO PARLA DELLA DONNA: UNA BBONA CE NE STEVA E 'A FACETTERO MADONNA...
Ben dice il detto terrestre allorché parla della donna: ce n'era una sola che era buona ma la fecero Madonna... Id est: La donna è un essere inaffidabile e da cui guardarsi. - La quartina, violentemente misogina è tratta dal poemetto 'Mparaviso del grande poeta Ferdinando Russo che la fece propria.
10.DICERE 'A MESSA CU 'O TEZZONE.
Celebrare la messa con un tizzone ardente(in mancanza di ceri...)Id est: quando c'è un dovere da compiere, bisogna farlo quale che siano le condizioni in cui ci si trovi.
11.JAMMO, CA MO S'AIZA!
Muoviamoci, ché ora si leva(il sipario)! - Era l'avviso che il servo di scena dava agli attori per avvertirli di tenersi pronti , perché lo spettacolo stava per iniziare. Oggi lo si usa per un avviso generico sull'imminenza di una qualsiasi attività.
12.CHELLO È BBELLO 'O PRUTUSINO, VA 'A GATTA E CE PISCIA A COPPA...

Ad litteram: Il prezzemolo è bello, poi la gatta vi minge su; espressione ironica da intendersi:Il prezzemolo non è rigoglioso, poi la gatta vi minge sopra - Amaro commento di chi si trova in una situazione precaria e non solo non riceve aiuto per migliorarla, ma si imbatte in chi la peggiora maggiormente...L’espressione cosí come formulata con l’aggettivo bello, parrebbe sostanziare un fatto o dote positiva, ma trattandosi di un’espressione ironica se non sarcastica essa deve essere lètta in senso antifrastico cioè negativo di talché il bello va inteso brutto
13.QUANNO VIDE 'O FFUOCO Â CASA 'E LL'ATE, CURRE CU LL'ACQUA Â CASA TOJA...
Quando noti un incendio a casa d'altri, corri a spegnere quello in casa tua - Cioè: tieni per ammonimento ed avvertimento ciò che capita agli altri per non trovarti impreparato davanti alla sventura, che potrebbe colpirti nello stesso momento.
14.GIORGIO SE NE VO’ JÍ E 'O VESCOVO N' 'O VO’ CACCIÀ.
Giorgio intende andar via ed il vescovo vuole cacciarlo. L'icastica espressione mutuata da una farsa pulcinellesca  fotografa un rapporto nel quale due persone intendono perseguire il medesimo fine, ma nessuno à il coraggio di prendere l'iniziativa, come nel caso del prelato e del suo domestico...
15.FA MMIRIA Ô TRE 'E BASTONE.
Fa invidia al tre di bastoni- Ironico riferimento ad una donna che abbia il labbro superiore provvisto di eccessiva peluria, tale da destare l'invidia del 3 di bastoni, che nel mazzo di carte napoletano è rappresentato con nell'incrocio di tre randelli un mascherone di uomo provvisto di esorbitanti baffi a manubrio.
16.LASSA CA VA A FFUNNO ‘O BBASTIMENTO, BBASTA CA MORENO ‘E ZZOCOLE !
Ad litteram : Lascia pure che la nave affondi, purché si sterminino i ratti. Espressione usata in riferimento a chi non si faccia scrupoli di sorta pur di raggiungere lo scopo che si è prefisso.
17.FÀ  CACÀ LL’UVA, LL’ACENO I ‘O STREPPONE.
Ad litteram: far defecare il grappolo d’uva, gli acini(vinacciuoli) ed il raspo relativi.Locuzione, spesso usata sotto forma di minaccia: te faccio cacà ll’uva, ll’aceno e ‘o streppone (ti faccio defecare la pigna d’uva, i singoli acini(vinacciuoli) ed il raspo) con la quale si significa  l’azione violenta di chi costringa    o intenda costringere un ladro o anche solo un profittatore  a restituire tutto il mal tolto, e cioè   pretenda di farsi restituire, sia pure sotto forma di feci, non solo la pigna d’uva che gli sia stata sottratta, ma addirittura i singoli acini  e persino ad abundantiam il vuoto raspo che non viene mangiato, ma che si intende far restituire da digerito.La minaccia estensivamente poi viene usata nei confronti di chiunque (adulti e/o bambini) siano messi in condizione di dover esser severamente puniti per eventuali malefatte trascorse.
cacà= cacare, defecare  voce verbale infinito derivata dal lat. cacare= andar di corpo;
uva = uva, il frutto della vite, costituito da un grappolo composto di acini: dal lat. uva(m) nell’espressione in epigrafe  vale grappolo di uva   che a Napoli più spesso è detto pigna d’uva per la forma a cono rovesciato  vagamente simile al  frutto conico delle conifere, costituito da squame legnose che nascondono i semi (pinoli);
aceno= acino, chicco dell’uva o di frutta similare  dal latino acinu(m); in napoletano con il termine a margine non si intende però solo il vero e proprio acino/chicco d’uva, ma anche il vinacciuolo e cioè  ciascuno dei semi che si trovano in un acino d'uva; il  fiocine che molti, mangiando un grappolo d’uva, evitano di ingoiare e sputano via, per cui sarebbe poi difficilissimo renderlo digerito, atteso che non viene mangiato ; la medesima cosa avviene anche con lo
streppone= raspo, grappolo di uva privo dei chicchi, gambo, fusto di fiori recisi; la voce etimologicamente è dal lat. stirpe(m) attraverso un accrescitivo *sterpone(m) con metatesi e raddoppiamente espressivo della p→pp.
Raffaele Bracale

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