sabato 11 novembre 2017

VARIE 17/1119



1.AÍZA ‘NCUOLLO E VVATTÉNNE
Ad litteram: alza addosso e va’ via; id est: caricati indosso quanto di tua competenza ed allontanati. Robusto modo di invitare qualcuno, probabilmente perché importuno, ad allontanarsi avendo cura di portar via con sé quanto di sua spettanza, per modo che non abbia a scusante, per ritornare, il fatto di dover recuperare il suo. Anticamente era, sia pure limitatamente alla prima parte della locuzione l’ordine che si impartiva ai facchini, affinché principiassero sollecitamente la loro incombenza di trasportar merci o altro issandole sulle loro robuste spalle; oggi, limitatasi la locuzione ad un invito, sia pure perentorio ad allontanarsi che viene rivolto agli importuni, l’aiza ‘ncuollo della locuzione è pletorico e viene mantenuto per non guastare il sapore di antico di cui è pervasa l’espressione.
2.AÍZA, CA VENONO ‘E GGUARDIE
Ad litteram: alza (la merce e portala via giacché possono giungere i rappresentanti della forza,(sequestrarti la merce e contravvenzionarti.) Locuzione usata un tempo quando a Napoli era vivo e fiorente il contrabbando d’ogni genere e si volesse consigliare il venditore a portar via la merce per non incorrere nei rigori della legge rappresentata dai suoi tutori che qualora fossero intervenuti avrebbero potuto sia sequestrare la merce che elevare pesanti contravvenzioni.
Oggi la locuzione è usata per convincere un inopportuno interlocutore a liberarci della sua presenza anche se costui non abbia merce da portar via né si paventi reale intervento di polizia municipale o altri tutori della legge.
3.AIZAMMO 'STU CUMMÒ!
Letteralmente: solleviamo questo canterano! Id est: sobbarchiamoci questa fatica. A Napoli questa esclamazione viene pronunciata mo' di incitamento quando ci si trovi a principiare un'operazione materiale o meno, che si presuma faticosa e perciò scarsamente accetta quale quella di sollevare un pesante canterano in noce massello resi pi ú ponderoso da un ripiano superiore in marmo cipollino. Figuratamente poi a Napoli quando qualcuno impalma una donna tutt'altro che avvenente e, magari, molto anziana, si suole commentare con un sarcastico: s'è aizato 'stu cummò (à alzato questomobile pesante!)
cummò s.vo m.le = canterano (dal fr. commo(de))
4.AJE VOGLIA ‘E METTERE RUMMA: ‘NU STRUNZO NUNN’ ADDIVENTA MAJE BBABBÀ
È inutile aggiungere rum, uno stronzo non diverrà mai un babà. Letteralmente: Puoi anche irrorarlo con parecchio rum,tuttavia uno stronzo non diventerà mai un babà. Id est: un cretino, uno sciocco per quanto si cerchi di agghindarlo, edulcorare o esteriormente migliorare, non potrà mai essere una cosa diversa da ciò che è...; non potrà mai diventare buono gustoso ed appetibile come un babà, restando pur sempre la stomachevole cosa che è!
Per legge naturale per quanto si tenti di edulcorarlo, uno stronzo non potrà mai trasformarsi in un dolce saporito come un babà; alla stessa stregua: per quanto lo si cerchi di migliorare, uno sciocco, un imbecille non potrà mai cambiare in meglio la propria sfavorevole natura;
rumma = rum acquavite ottenuta per lo piú dalla distillazione della melassa di canna da zucchero fermentata.la voce inglese rum è derivata da rum- bustious 'chiassoso, violento', con allusione al comportamento degli ubriachi bevitori della suddetta acquavite; la voce napoletana rumma è coniata su quella inglese con una tipica paragoge, ma qui di una piena a finale (invece della consueta e semimuta) e raddoppiamemento espressivo della m etimologica fino a formare la seconda sillaba ma della voce rumma, come altrove tramme←tram,barre←bar etc.
STRUNZO = stronzo, escremento solido di forma cilindrica e figuratamente persona stupida, odiosa etimologicamente dal longobardo strunz 'sterco';
BABBÀ = babà tipico dolce partenopeo ( tuttavia non originario in quanto pare importato a Napoli, sotto il regno di Ferdinando I di Borbone, da pasticcieri francesi (chiamati a Napoli da Maria Carolina e richiesti a sua sorella Maria Antonietta)che l’avevano mutuato da dolcieri polacchi che s’ era portato dietro nel suo esilio parigino il re Stanislao Leszczinski, re di Polonia dal 1704 al 1735.e che una leggenda, priva di supporti storici, vuole inventore - per puro caso - del dolce ) di pasta soffice e lievitata, intrisa di uno sciroppo al rum. La voce napoletana, con tipico raddoppiamento espressivo della seconda labiale esplosiva, è dal fr. baba→babbà, che è dal polacco baba '(donna vecchia')in quanto il dolce per la sua morbidezza ben s’addice alla bocca sdentata d’una vecchia!
5.ALESIO, ALÈ, 'STU LLUCIGNO QUANNO SE STUTA?
Letteralmente: Alessio, Alessio, questo lucignolo quando si spenge? La locuzione viene usata nei confronti di chi fa discorsi lunghi, noiosi, oziosi e ripetitivi nella speranza, il piú delle volte vana, che costui punto dal richiamo, zittisca e la pianti. E' da rammentare che in napoletano la parola cantilena si traduce, appunto, cantalesia.
Brak

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