martedì 21 novembre 2017

VARIE 17/1168



1.E SSEMPE CARULINA, E SSEMPE CARULINA...
Ad litteram Sempre Carolina... sempre Carolina Id est: a consumare sempre la stessa pietanza, ci si stufa. La frase in epigrafe veniva pronunciata dal re Ferdinando I Borbone Napoli quando volesse giustificarsi delle frequenti scappatelle fatte a tutto danno di sua moglie Maria Carolina d'Austria, che - però, si dice - lo ripagava con la medesima moneta; per traslato la locuzione è usata a mo' di giustificazione, in tutte le occasioni in cui qualcuno abbia svicolato dalla consueta strada o condotta di vita, per evidente scocciatura di far sempre le medesime cose.
2.'E SURDATE ‘E GIACCHINO: PEZZIENTE E FANTASIUSE
Ad litteram essa sta per I soldati di Gioacchino (Murat): poveri, ma altezzosi ed è espressione usata con riferimento sarcastico a tutte quelle persone che confidando sulle sole apparenze si mostrino nei rapporti interpersonali altere, arroganti, boriose, presuntuose, sprezzanti, spocchiose pur in mancanza di ricchezze materiali e/o ancór piú di risorse morali o capacità operative.
; per venire a capo del perché di tale riferimento ironico che pervade l’espressione occorre rammentare che Gioacchino Murat nato Joachim (Labastide-Fortunière, 25 marzo 1767 – †Pizzo Calabro , 13 ottobre 1815),cognato di Napoleone Bonaparte fu un generale francese,poi dal 1808 re di Napoli; in tale veste nel riordinare l’esercito pur decurtando il soldo dei militari,rendendoli perciò quasi poveri, provvide a fornire la truppa (non soltanto gli ufficiali, ma anche i militi semplici) di sfarzose, rutilanti divise di cui essi militari si gloriavano pavoneggiandosi soprattutto con le donne ed ostentando con gli uomini albagia, boria, superbia, vanità, vanagloria, tracotanza fondate sul nulla.Cosí ad un dipresso si comportano quegli individui cui vien riferita l’espressione usi come sono, nei rapporti interpersonali a pavoneggiarsi, ad andar tronfi compiacendosi di se stessi, relazionandosi con il prossimo da una posizione arrogante e/o boriosa, boria che poggia però sul nulla, non avendo la persona che inalberi quel tal comportamento arrogante veri motivi o conclamate ragioni su cui poggiarlo.
3.Ê TIEMPE 'E PAPPAGONE
Letteralmente: Ai tempi di PAPPAGONE Id est: in un tempo lontanissimo. Cosí vengono commentate cose di cui si parli che risultano risalenti a tempi lontanissimi, quasi mitici. Il PAPPAGONE della locuzione non è la famosa maschera creata dal compianto attore napoletano Peppino De Filippo; ma è la corruzione del cognome PAPPACODA antichissima e nobile famiglia partenopea che à lasciato meravigliosi retaggi architettonici risalenti al 1400, in varie strade napoletane.
4.E TTE PAREVA!?
Locuzione esclamativa/interrogativa che non va tradotta pedissequamente ad litteram: “ E ti sembrava!?”,ma che va addizionata di un sottinteso che cosí non fósse per darle l’esatto significato che è quello di: “Siamo alle solite!, Me lo aspettavo!, Ci risiamo!, Non poteva mancare!” e viene usata con un senso di risentito rammarico o da chi sia inopinatamente coinvolto in faccende temute che à cercato invano di evitare; o anche da chi debba, con dispiacere, notare che il comportamento tenuto da qualcuno nei suoi riguardi sia monotonamente , reiteratamente, prevaricante e deleterio e non si discosti mai da tale pessima linea di condotta.
5.È UNO CA NUN FA CARTE
È uno che (non intende) fare le carte; È uno che (non intende) distribuire le carte; Espressione che prendendo il la dai giochi fatti con le carte in cui per regola è previsto che ciscun giocatore distribuisca le carte cominciando la distribuzione secondo i tipi di giochi o dalla sua dritta o dalla mancina e finendo per essere l’ultimo a calare in tavolo le sue carte. Nel caso dell’espressione ci si riferisce a chi per arroganza, prepotenza e/o – ma meno spesso – per semplice indolenza non intende in alcun modo distribuire le carte e cioè non vuole assumersi le proprie responsabilità tentando in ogni modo di sfruttare le situazioni traendone i benefici senza aver conferito la propria fattiva partecipazione all’azione comune.
Brak

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